L‘inchiesta: ’Distorti dati anti-jihadisti in Libia. Parigi sapeva’. Secondo alcuni documenti L’Eliseo era a conoscenza di almeno 19 attacchi
Le informazioni raccolte dagli aerei spia francesi nel deserto libico, ufficialmente trasmesse alle forze armate egiziane per colpire i jihadisti al confine, utilizzate contro carovane di sospetti trafficanti e contrabbandieri, con “centinaia di civili” probabilmente uccisi nei raid aerei del Cairo. Stanno provocando un terremoto politico le rivelazioni del sito d’inchiesta Disclose, che citando “documenti riservati della Difesa” di Parigi, foto satellitari e mappe, denuncia un uso distorto e prolungato per anni delle informazioni di intelligence dei militari francesi, di cui sarebbe stato a conoscenza anche l’Eliseo.
L’operazione Sirli, iniziata nel febbraio 2016 sotto la presidenza di Francois Hollande per coadiuvare l’Egitto del presidente Abdel Fattah al-Sisi nella lotta al terrorismo, sarebbe stata deviata dal Cairo praticamente dall’inizio. “In linea di principio, la missione (...) consisteva nella scansione del deserto occidentale” egiziano “per rilevare possibili minacce terroristiche dalla Libia", utilizzando un aereo da sorveglianza e ricognizione leggero (Alsr) noleggiato dalla Direzione dell’intelligence militare (Drm), scrive Disclose, non nuovo a scoop imbarazzanti per le forze armate di Parigi. "In teoria, i dati raccolti dovrebbero essere verificati in modo incrociato per valutare la realtà della minaccia e l’identità dei sospetti. Ma molto rapidamente - prosegue l’inchiesta - i membri (francesi) del team si sono resi conto che le informazioni fornite agli egiziani venivano utilizzate per uccidere civili sospettati di contrabbando”.
Un gruppo di jihadisti nel Sahara (Keystone)
Secondo i documenti ottenuti dal sito, “le forze francesi sono state coinvolte in almeno 19 attacchi contro civili tra il 2016 e il 2018”. Una deriva che preoccupava da tempo il Drm e l’Aeronautica d’oltralpe, come testimonierebbe anche una nota inviata all’Eliseo nel novembre 2017. E ancora nel gennaio 2019 le informazioni raccolte dai militari sulle manipolazioni degli 007 del Cairo sarebbero state trasmesse alla ministra della Difesa Florence Parly, alla vigilia di una visita del presidente Emmanuel Macron in Egitto. Eppure, la missione è proseguita regolarmente per anni e “l’esercito francese è ancora schierato nel deserto egiziano”, sullo sfondo di una relazione privilegiata sul piano militare: l’Egitto è uno dei principali destinatari della vendita di armi francese, che oltre a 30 caccia Rafale conta una fregata, quattro corvette e due portaelicotteri in soli tre anni.
Un export miliardario particolarmente cresciuto dall’arrivo al potere di Al-Sisi, insignito nel dicembre scorso da Macron della Legion d’Onore, tra mille polemiche delle organizzazioni per i diritti umani. Le scottanti rivelazioni hanno subito scatenato reazioni politiche. I deputati dell’opposizione a Parigi, tra cui la sinistra radicale di France Insoumise, hanno invocato la creazione di una commissione parlamentare ad hoc, mentre un’inchiesta interna è stata ordinata dalla ministra della Difesa, Florence Parly. Ma per il momento Parigi si è rifiutata di fornire una replica ufficiale per “motivi di sicurezza”.