Estero

Nonno Peleg presenta ricorso, Eitan resta in Israele

Nuovo capitolo nella vicenda giudiziaria che vede involontario protagonista il bimbo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone.

Il nonno (a destra)
(Keystone)
1 novembre 2021
|

Tel Aviv – Il ritorno di Eitan in Italia si allontana. Il ricorso presentato oggi dal nonno materno, Shmuel Peleg, di fatto blocca, secondo fonti legali, l’operatività della sentenza del Tribunale della Famiglia di Tel Aviv che la settimana scorsa aveva invece accolto, in nome della Convenzione dell’Aja sulla sottrazione dei minori, le ragioni della zia paterna Aya Biran, affidataria della tutela del bambino, con il rientro in 15 giorni del piccolo in Italia.

L’appello è stato presentato dagli avvocati di Shmuel Peleg l’ultimo giorno dei 7 consentiti dalle norme e ha rigettato del tutto le motivazioni con le quali la giudice Iris Ilotovich Segal ha deliberato in forza della Convenzione dell’Aja. Per i legali di Peleg il magistrato non ha tenuto conto “delle circostanze eccezionali di fronte alle quali si trovava” ed ha ignorato “le azioni unilaterali” di Aya che “per ottenere la tutela di Eitan ha agito con astuzia alle spalle della famiglia Peleg mentre questa era a lutto”.

‘Intese temporanee violate’

“Anche negli ultimi giorni – hanno proseguito i legali secondo quanto reso noto dal portavoce della famiglia Gadi Solomon – questa ha continuato a violare in modo smaccato le intese temporanee relative al soggiorno di Eitan tra le due famiglie in Israele e così ha dimostrato di preferire il proprio interesse a quello del bambino”. Secondo gli avvocati – e la tesi di fondo di Shmuel Peleg che in Italia è indagato per sequestro di minore – “non c’è motivo che il dibattito sulla vita futura di Eitan, cittadino israeliano i cui membri della famiglia da ambo le parti si trovano in Israele e parlano ebraico, si tenga in Italia”. “Si è creata l’impressione – hanno concluso alludendo a quelle che per loro sono le ragioni di Aya Biran – che chi insiste perché ciò avvenga sia mosso da motivi estranei”.

Il contenuto del ricorso è stato respinto in blocco da Shmuel Moran e Avi Himi, legali di Aya Biran, vincitori del primo round in tribunale. “Ci auguriamo che la Corte distrettuale di Tel Aviv respinga il ricorso”, hanno detto spiegando che “la sentenza del Tribunale della famiglia parla da sé ed è completa, ben fondata, approfondita e accademica”. Poi si sono augurati che “come determinato” da quel Tribunale Eitan torni “il più rapidamente possibile alla sua famiglia, alla sua scuola, alle strutture terapeutiche da cui è stato rapito”.

Per ora resta in Israele

Ora spetterà alla Corte decidere se accogliere o meno l’appello; fatto sta che il piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone per ora dovrà restare in Israele. Secondo quanto si è appreso, è possibile che i legali di Aya tra oggi e domani chiedano al Tribunale stesso di rimuovere lo stop al trasferimento in Italia innescato dall’appello ma, si fa notare, nei casi discussi sotto l’ombrello della Convenzione dell’Aja il minore rimane dove si trova fino alla fine del dibattimento.

I tempi tuttavia – secondo le stesse fonti legali – dovrebbero essere piuttosto rapidi: l’appello potrebbe consumarsi nei prossimi 7/14 giorni con una sola udienza, senza ammissione di prove alla presenza del giudice, degli avvocati e delle parti. Dopo c’è solo un ulteriore ricorso alla Corte Suprema israeliana se una delle due parti non dovesse riconoscersi nella decisione del Tribunale distrettuale.