regno unito

Scozia: ‘Voto per l’indipendenza entro il 2024’

La prima ministra Sturgeon attacca Johnson e la Brexit: ‘Finita l’emergenza Covid questione sul tavolo senza strappi costituzionali’

Un pro-indipendenza durante lo scorso referendum (Keystone)
13 settembre 2021
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L’obiettivo di un secondo referendum sulla secessione della Scozia dal Regno Unito resta al cuore del programma dello Scottish National Party (Snp), che punta a ottenerne la convocazione da parte del governo centrale britannico Tory - nonostante il no opposto finora dal premier Boris Johnson - non appena l’emergenza Covid “sarà passata”, nelle intenzioni senza strappi costituzionali e possibilmente a fine 2023 o nel 2024.

Lo ha ribadito la leader del partito indipendentista, e first del governo locale scozzese, intervenendo oggi in videoconferenza al congresso (o conferenza annuale) dell’Snp, organizzato per il secondo anno di fila in formato digitale causa pandemia. Nicola Sturgeon ha sostenuto che la conferma del primato del suo partito alle elezioni amministrative scozzesi del maggio scorso rappresenta “un mandato indiscutibile” per una rivincita referendaria dopo la sconfitta del 2014. “In campagna elettorale abbiamo detto che la pandemia viene prima, ma che, quando la crisi Covid sarà passata la scelta sull’indipendenza andrà restituita al popolo della Scozia”.


Nicola Sturgeon durante la sua campagna contro la Brexit (Keystone)

L’Snp e il governo d’Edimburgo, ha assicurato, faranno “tutto il possibile" per arrivare a una consultazione concordata con Londra, ma "è chiaro che la democrazia deve prevalere" e un voto bis - dopo la Brexit - "ci dovrà essere”. La Brexit, nella visione di Sturgeon, resta “un atto inaccettabile e imperdonabile” che a suo dire sta provocando fra l’altro casi di “penuria” nella fornitura di alcuni prodotti nei supermercati della Scozia come del resto del Regno.

La first minister scozzese ha quindi polemizzato con il governo Johnson anche sulla politica sociale. Mentre ha rinnovato l’impegno di Edimburgo per una politica “più green”, dopo la coalizione locale costituita con i Verdi scozzesi, rilanciando l’allarme sui cambiamenti climatici come una sorta di ultimo appello per il pianeta a poche settimane della conferenza internazionale sul clima in programma sotto la presidenza britannica a Glasgow a novembre. Ha infine promesso accoglienza in Scozia per i rifugiati in fuga dall’Afghanistan dopo il ritorno al potere dei Talebani.

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