Estero

Cina e Russia contro l'Occidente: ‘Sanzioni illegittime’

Biden punta a rafforzare l'alleanza con l'Europa spingendo per una linea comune su Mosca e Pechino, che reagiscono

Xi Jinping e Vladimir Putin (Keystone)
23 marzo 2021
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Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, parteciperà alla riunione del Consiglio europeo di giovedì prossimo. Il tweet del presidente del Consiglio europeo Charles Michel certifica l'inversione di rotta di Washington rispetto all'amministrazione di Donald Trump. "Ho invitato il presidente a partecipare, per condividere le sue opinioni sulla nostra futura cooperazione. È ora di ricostruire la nostra alleanza transatlantica", ha scritto Michel. La presenza, seppur virtuale, di Biden conferma la linea della nuova amministrazione americana che fin dall'insediamento ha lanciato diversi messaggi per "riparare e rivitalizzare" le relazioni tra le due sponde dell'oceano: il rientro nell'accordo sul clima di Parigi, nell'Oms, l'apertura per un rientro degli americani nell'accordo sul nucleare iraniano. Fino alla pace sui dazi nella controversa vicenda Boeing-Airbus, sancita da una telefonata tra l'inquilino della Casa Bianca e la presidente Ue, Ursula von der Leyen. Un rilancio che per il presidente americano - il primo a partecipare a un summit europeo dopo 20 anni (l'ultimo era stato George W. Bush nel 2001, l'anno delle Torri Gemelle) - passa per la strada di una linea comune su Cina e Russia, come ha chiaramente chiesto all'ultima Conferenza di Monaco sulla sicurezza.

La nuova Guerra Fredda

E se l'eurosummit di giovedì sarà anche un'occasione importante per fare il punto sulla collaborazione Ue-Usa sui vaccini nel pieno dell'emergenza pandemia e sulla digital tax per le big tech, la questione Pechino-Mosca è destinata a tenere banco. Anche alla luce del fronte comune, quasi obbligato, espresso nelle ultime ore da Cina e Russia contro l'Occidente, contro gli Stati Uniti e i suoi alleati, accusati di continuare a interferire nelle vicende interne e a promuovere "sanzioni illegittime" con tattiche "distruttive" da Guerra Fredda. A Guilin i rispettivi ministri degli Esteri, Wang Yi e Seghei Lavrov, si sono immersi in una due giorni a stretto giro dall'aspro vertice in Alaska tra i capi delle diplomazie di Usa e Cina, ostentando coesione in conferenza stampa. A partire dalla necessità - difficile da realizzare - di sganciarsi dal dollaro, fino all'appello di un vertice tra membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu (Usa, Cina, Russia, Francia e Gb) "in una fase di turbolenza politica" in cui i rapporti con l'Occidente sono sempre più tesi. Le forze occidentali che "diffamano e calunniano la Cina dovrebbero sapere che l'era dell'interferenza arbitraria nei suoi affari interni con storie inventate o bugie fabbricate è finita e non farà più ritorno", ha affermato Wang davanti alle telecamere, tuonando contro le "mosse regressive" delle sanzioni. La reazione è maturata all'indomani delle misure coordinate di Usa, Ue, Gb e Canada contro funzionari di Pechino coinvolti nella repressione degli uiguri e delle altre minoranze musulmane dello Xinjiang.

Il valzer degli ambasciatori

La Cina, oltre a varare contromisure su parlamentari, studiosi ed entità dell'Ue, ha mostrato tutta la sua irritazione convocando gli ambasciatori di Ue e Gb. "Abbiamo notato la natura distruttiva delle intenzioni degli Usa di minare l'architettura legale internazionale incentrata sulle Nazioni Unite, facendo affidamento sulle alleanze politico-militari dell'era della Guerra Fredda e creando nuove alleanze chiuse nella stessa ottica - ha detto da parte sua Lavrov -. Rifiutiamo i giochi geopolitici a somma zero e le sanzioni unilaterali illegittime a cui i nostri colleghi occidentali ricorrono sempre più spesso". Le due parti hanno ribadito l'opposizione "alla politicizzazione e all'uso delle questioni relative ai diritti umani per intromettersi negli affari interni" con il pretesto di "promuovere la democrazia". Pechino, che ha rispolverato i legami con la Corea del Nord, ha bisogno della sua rete di relazioni diplomatiche per la 'lunga marcia' contro gli Usa. Wang, da domani e fino al 30 marzo, sarà in missione in sei Paesi strategici: Arabia Saudita, Turchia, Iran, Emirati Arabi Uniti, Oman e Bahrein. Di Riad e Teheran, nemici tra loro, Pechino è il primo importatore di greggio, mentre Ankara, Paese della Nato e in piena crisi economica, vanta rapporti con Washington crollati ai minimi dalla crisi dell'invasione di Cipro.

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