Estero

Svolta tra Usa e Cina, pronti a collaborare sul clima

Joe Biden incassa l'apertura di Pechino alla vigilia del summit virtuale dedicato all'emergenza ambientale

(Keystone)
18 aprile 2021
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Gli Usa e la Cina sono pronti a collaborare sul clima: nonostante le aspre divergenze su molti dossier, Joe Biden incassa l'apertura di Pechino alla vigilia del summit virtuale dedicato a questa emergenza, che ha organizzato per il 22-23 aprile, in occasione delle celebrazioni per la Giornata della Terra, invitando 40 leader mondiali. Un vertice quindi al quale parteciperà anche il presidente cinese Xi Jinping, oltre che Vladimir Putin, i due leader con cui gli Usa hanno i rapporti più tesi.

 A suggellare la collaborazione con il Dragone su questo terreno cruciale, mantenendo il filo del dialogo tra le due superpotenze, è stato lo 'zar' americano per il clima John Kerry, andato a Shangai per negoziare personalmente con il suo omologo cinese Xie Zhenhua. Ne è uscito un comunicato congiunto in cui Usa e Cina dichiarano di essere "impegnati a cooperare reciprocamente e con altri Paesi ad affrontare la crisi climatica, che deve essere trattata con la serietà e l'urgenza che richiede". I due Paesi ribadiscono i loro obblighi verso l'accordo di Parigi e condividono l'obiettivo del summit di "aumentare l'ambizione globale sul clima in tema di mitigazione, adattamento e supporto in vista della Cop26" di novembre a Glasgow, la conferenza dell'Onu co-presieduta da Italia e Regno Unito. Nella nota ci sono solo impegni generici, non target precisi, ma senza una linea comune tra i due maggiori inquinatori del mondo sarebbe difficile evitare il pericoloso cambiamento climatico. L'intesa spiana ora la strada verso nuovi traguardi, riconsacrando con il vertice la leadership mondiale degli Usa nella lotta al climate change dopo la 'ritirata' di Donald Trump. 

Gli Stati Uniti vogliono che Pechino cessi di costruire centrali a carbone (il Dragone detiene la metà della capacità mondiale) e di finanziare progetti basati sullo stesso combustibile fossile all'estero, a partire dalle infrastrutture lungo la sua nuova 'Via della Seta'. Per ora la Cina si è impegnata a raggiungere il picco delle sue emissioni entro il 2030 e a realizzare la 'carbon neutrality' entro il 2060, consentendo però ancora le emissioni agricole di metano, un altro gas che surriscalda il pianeta. Pechino invece vuole che Washington dia più soldi ai Paesi in via di sviluppo per ottenere energie pulite e adattarsi al climate change. E che tagli drasticamente le sue emissioni. Dagli Usa la comunità internazionale si aspetta che le riduca entro il 2030 tra il 57% e il 63% sotto i livelli del 2005. Biden, secondo alcuni media internazionali, potrebbe fare un annuncio in questa direzione prima o durante il summit.

Il capo della Casa Bianca aveva promesso il vertice dopo essere rientrato nell'accordo di Parigi sul clima, da cui era uscito polemicamente il suo predecessore. "Sarà una pietra miliare nel cammino verso la conferenza della Nazioni Unite sul clima (Cop26) a Glasgow", ha spiegato oggi la Casa Bianca. Il summit metterà in evidenza "l'urgenza - e i benefici economici - di una azione più forte sul clima", ha osservato, riferendosi anche agli effetti sull'innovazione e sulla creazione di nuovi posto di lavoro. Biden vuole "assicurare uno stretto coordinamento con attori chiave della comunità internazionale al più alto livello di governo". Il clima è una delle principali priorità dell'agenda del presidente Usa, il quale ha già presentato al Congresso un piano da 2000 miliardi in otto anni per 'ricostruire l'America" che comprende anche ingenti investimenti (400 miliardi di dollari) sulle ecoenergie. Biden ha imposto una linea 'green' che investe tutte le agenzie del governo e non ha esitato all'inizio del suo insediamento a bloccare il maxi oleodotto Keystone XL tra Canada e Usa. 

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