Stati Uniti

Una Corte Suprema ai suoi ordini

Trump vuole nominare prima delle elezioni la sostituta (di destra) di Ruth Ginsburg

20 settembre 2020
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Washington - Nella rovinosa eredità della presidenza Trump bisognerà contare anche una Corte Suprema sbilanciata come mai a destra. E che destra. Il presidente statunitense ha già trasformato la nomina di un (o una) successore di Ruth Bader Ginsburg in materia di propaganda per la propria campagna elettorale.

Seppellita con uno sbrigativo (e ipocrita) "amazing woman" l'ottantasettenne giudice supremo nominata nel ruolo da Bill Clinton nel 1993, Trump si è affrettato ad assicurare che il suo posto verrà assegnato in brevissimo tempo. "Sarà una donna”, ha detto ai suoi sostenitori in giubilo. "Sarà talentuosa e brillante. Non abbiamo ancora scelto, ma abbiamo diverse opzioni”, ha spiegato in un comizio in North Carolina alla sua base che gli gridava ’fill the seat’, sostituiscila. E chiunque sarà, dovrà avere un profilo opposto a quello della scomparsa, paladina dei diritti civili e delle donne. In una Corte dove i membri siedono a vita, una nuova nomina da parte di Trump porterebbe a sei contro tre il rapporto tra i giudici conservatori e i liberal. Determinando l'orientamento della massima istanza giuridica per i prossimi decenni.

La sicurezza ostentata dal presidente si appoggia sul lavorìo del fido capo dei repubblicani al Senato Mitch McConnell, impegnatissimo a tentare di far fuori le velleità democratiche di impedire la nomina, ma soprattutto a comporre le divisioni che pure corrono nelle sue stesse fila. Sono già due le senatrici repubblicane che si sono dette contrarie alla nomina prima delle elezioni di novembre: Susan Collins e Lisa Murkowski, secondo le quali i repubblicani dovrebbero usare lo stesso standard del 2016, quando non consentirono il voto su Merrick Garland, nominato da Barack Obama, perché non sarebbe stato corretto in un anno elettorale.

Di papere opposto il senatore Ted Cruz che preme per agire in tempi stretti, prima delle presidenziali, così da garantire una Corte Suprema completamente funzionale nel caso "probabile" che fosse chiamata a pronunciarsi sull’esito del voto. Necessità non del tutto ipotetica, considerato che Trump difficilmente accetterà una eventuale sconfitta senza tentare di ribaltarla anche con ogni mezzo.

Due pie donne

Al momento la favorita a sostituire Ginsburg sarebbe Amy Coney Barrett, giudice ultra-cattolico e anti-abortisca: un profilo ideale per cancellare l'opera di Ginsburg. Fra le papabili anche Barbara Lagoa, giudice della Florida di origini cubane. Una garanzia.

I democratici minacciano ’ritorsioni’ contro i repubblicani nel caso in cui dovessero votare la nomina di Trump prima della fine dell’anno. E tenterebbero anche la strada più invisa ai conservatori, l'ampliamento del numero dei saggi alla Corte Suprema. «McConnell può pensare che la battaglia è già finita, ma non ha capito che è appena iniziata», ha avvertito la senatrice democratica Elizabeth Warren.

Anche l’ex presidente Bill Clinton ha attaccato la manovra repubblicana: «Non si ha una democrazia se sono usate regole per un gruppo e delle altre per tutti gli altri», ha detto riferendosi al 2016, quando proprio lo stesso McConnell non consentì il voto su Merrick Garland, nominato da Obama a dieci mesi dal voto. Questa volta ne manca uno e mezzo...

Il timore maggiore dei democratici è che la poltrona vuota di Ginsburg possa galvanizzare la campagna di Trump, spingendo in massa evangelici e gli ultra-conservatori (grandi elettori del vicepresidente Pence, del resto) a votarlo nella consapevolezza che consolidare la maggioranza conservatrice alla Corte Suprema è quasi più importante della presidenza.

Biden in vantaggio

Per ora Joe Biden resta comunque in vantaggio a livello nazionale di otto punti, ed è ritenuto il più affidabile per la gestione della pandemia mentre Trump lo è per l’economia. Ed è proprio la carta del coronavirus, legata a quella del seggio libero alla Corta Suprema, quella che Biden vuole giocare negli ultimi scampoli di campagna. Il messaggio dell’ex vicepresidente è chiaro: la pandemia ha messo in evidenza la necessità dell’assistenza sanitaria e ora, se Trump potrà sostituisce Ginsburg, in gioco c’è l’Obamacare e la possibilità di curarsi. Per Biden però il terreno è scivoloso: nonostante le richieste, al momento l’ex vicepresidente non sembrerebbe intenzionato a rendere pubblica una lista di suoi candidati alla Corte Suprema, La questione della successione di Ginsburg ha ricordato a molti le sue precedenti dichiarazioni di voler nominare un afroamericano fra i saggi. Materia a sufficienza per immaginare il tono del primo dibattito presidenziale del 29 settembre.

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