Estero

Covid-19 da Pechino al Brasile (è allarme profughi siriani)

Unhcr: 'In Medio Oriente situazione è disperata'. Dall'Australia accuse di fake news a Russia e Cina, dove i collegamenti con la capitale sono interrotti.

停 (Stop) - Keystone
17 giugno 2020
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Nuovo focolaio a Pechino, dove sono stati confermati altri 31 nuovi casi di coronavirus trasmessi localmente e sei asintomatici. Lo riferiscono le autorità sanitarie della capitale cinese. Stop, quindi, a tutti i collegamenti aerei con Pechino per preservare la salute pubblica, hanno spiegato le autorità. Secondo dati di VariFlight, alle 9 di questa mattina ora locale sono stati cancellati circa 850 voli da e per i due aeroporti internazionali di Pechino. Sospesi anche i collegamenti con i bus per l'aereoporto. A oggi, sono 557 i casi locali confermati a Pechino, tra cui 411 dimessi dall'ospedale dopo essere guariti e nove morti. Ci sono ancora 137 pazienti in cura e 12 asintomatici sotto osservazione. Sono invece 174 i casi "importati" nella capitale cinese, uno in ospedale.

Brasile, l'incremento più elevato

In Brasile sono stati registrati 1.282 nuovi morti a causa del coronavirus nelle ultime 24 ore, portando a 45.241 il totale dei decessi. Lo ha reso noto il ministero della Sanità brasiliano, aggiornando a 923.189 il totale delle persone contagiate, 34.918 in più rispetto a ieri. Si tratta dell'aumento di positivi più alto in un solo giorno dallo scoppio della pandemia nel Paese tre mesi fa, ha sottolineato il ministero della Sanità diffondendo il bollettino quotidiano.

Effetto Covid

La crisi economica provocata dal Covid-19 ha spinto centinaia di migliaia di rifugiati siriani in Medio Oriente in una situazione sempre più disperata e ha aumentato i loro bisogni umanitari. E' quanto ha avvertito oggi l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr).

Il numero di rifugiati vulnerabili che non dispongono delle risorse di base per sopravvivere in esilio è aumentato drammaticamente a seguito dell'emergenza sanitaria. Molti rifugiati nei Paesi vicini alla Siria hanno perso quelli che erano già redditi minimi, costringendoli a ridurre i bisogni più elementari, compresi cibo e medicine.

Le famiglie di rifugiati si stanno assumendo ulteriori debiti e non sono più in grado di pagare l'affitto. Crescono inoltre i rischi di protezione, compresi lavoro minorile, violenza di genere, matrimonio precoce e altre forme di sfruttamento. Dall'inizio della pandemia, l'Unhcr ha fornito sostegno di emergenza in contanti a circa 200mila rifugiati in più in Egitto, Iraq, Giordania, Libano e Turchia.

In questi cinque paesi vivono oltre 5,5 milioni di siriani, il più grande gruppo di rifugiati al mondo. L'agenzia sta tentando di supportare almeno 100 mila rifugiati in più con pagamenti una tantum. Tuttavia, molti rifugiati continuano a non saper come fare. In Giordania, ad esempio, solo 17 mila su 49 mila famiglie vulnerabili hanno ricevuto sostegno di emergenza in contanti, poiché all'Unhcr mancano i fondi per estendere i suoi programmi. ''Al di là dell'emergenza immediata, il sostegno continuo ai sistemi nazionali è una priorità'', afferma l'Unhcr in una nota. Sono stati presi provvedimenti per garantire che i rifugiati siano inclusi in risposte nazionali sulla salute pubblica dei paesi colpiti dal Covid-19.

Sostegno internazionale

Per migliorare la protezione dei rifugiati e dei membri della comunità ospitante più vulnerabili attraverso una migliore garanzia dei loro mezzi di sussistenza, l'Unchr fa appello a un sostegno internazionale forte e costante ai principali paesi ospitanti della regione. Il piano per la risposta e la resilienza dei rifugiati siriani nel 2020 sta attualmente aggiornando i suoi requisiti alla luce delle esigenze aggiuntive legate al Covid-19, si legge in una nota dell'Unhcr. Il piano da 5,5 miliardi di dollari era finanziato solo per il 20 per cento in tutta la regione prima dell'inizio della pandemia causata dal coronavirus.

Fake new russe e cinesi

La ministra degli Esteri australiana, Marise Payne, ha accusato la Cina e la Russia di diffondere disinformazione durante la pandemia di coronavirus, contribuendo a un clima di paura e di divisione, e ha promesso che l'Australia assumerà un ruolo più attivo sulla scena mondiale. "Il coronavirus ha offerto terreno fertile per false notizie", ha detto Payne, riconoscendo a Twitter il merito di avere rivelato i ruoli svolti da Cina, Russia e Turchia e identificando oltre 32mila account di operazioni di disinformazione sulla sua piattaforma legate a questi tre Paesi.

Il governo australiano continuerà a premere per riforme degli enti globali come l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), perché "proteggano e promuovano gli interessi nazionali" e contrastino la pandemia di disinformazione, ha detto la ministra nel suo primo importante intervento pubblico dallo scoppio della crisi, parlando all'Australian National University in Canberra. "Opereremo attraverso i fatti e la trasparenza, in base ai valori liberali democratici che continueremo a promuovere in patria e all'estero", ha aggiunto.

Le tensioni fra Pechino e Canberra continuano ad aggravarsi da quando l'Australia si è fatta promotrice di un'indagine internazionale sulle origini e sulla risposta al coronavirus, un'indagine approvata dall'Assemblea Mondiale della Sanità il mese scorso, con un record di 145 promotori. Da allora Pechino ha intrapreso azioni di ritorsione contro l'Australia, sia restringendo le esportazioni di carne e di orzo, sia scoraggiando i suoi cittadini dal visitare il Paese e dal frequentare università australiane.

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