Estero

Lockdown per 1,3 miliardi di indiani fino al 3 maggio

Nel paese tutte le attività sono sospese, anche la rete ferroviaria. Relativamente pochi i contagi confermati, circa 10mila

Epa
14 aprile 2020
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Un miliardo e 300 milioni di indiani dovranno restare ancora a casa per almeno altre due settimane, fino al 3 maggio, con le attività immobili, le frontiere interne chiuse e la più vasta rete ferroviaria al mondo ferma per la prima volta da oltre un secolo.

Il premier Modi ha infatti annunciato il prolungamento del più esteso lockdown al mondo, in vigore dal 24 marzo scorso, spiegando che "l'esperienza ci ha dimostrato che questa è la strada giusta". Forte del numero relativamente basso dei casi di contagi (solo 10'800) e degli appena 340 morti, stando ai dati più recenti del ministero della Sanità.

Ma sono proprio i dati i primi ad essere messi in discussione, sempre più apertamente, dai virologi indiani che chiedono maggiori approfondimenti sulla diffusione del coronavirus nel Paese. "L'India ha bisogno di una fotografia credibile. Sappiano che per sia per i costi, che per la mancanza di laboratori, uno screening più esteso è difficile, ma lo riteniamo necessario", dicono sottolineando che "180mila test non bastano a prevedere cosa accadrà in un paese così grande, dove la densità della popolazione, la vastità del territorio e la debolezza del sistema sanitario potrebbe facilmente sopraffare gli sforzi fatti sinora".

Accolto da quasi tutti come l'unico strumento per bloccare il Covid-19 in India, il prolungamento del lockdown ha avuto come prima conseguenza l'ennesima violenza contro migliaia di disperati: la Polizia di Mumbai è intervenuta con la forza per disperdere una folla che si era creata alla stazione degli autobus di Bandra, lavoratori giornalieri rimasti senza salario illusi che da domani sarebbe stato possibile partire verso i luoghi di origine. Un episodio emblematico della crisi di un Paese su cui, come una doccia fredda, è arrivata la previsione del Fondo Monetario Internazionale che prevede per l'India una crescita annuale sotto il 2 per cento (6,5% la crescita del Pil nel 2019). Uno dei settori che più soffre è l'agricoltura: milioni di lavoratori lamentano che il lockdown impedisce ai proprietari dei campi di convocarli per la raccolta stagionale, mentre le organizzazioni degli agricoltori segnalano che tonnellate di cereali e riso saranno lasciati a marcire.

Inquietante anche la situazione nelle metropoli: Mumbai, una delle città più colpite, resta una bomba a orologeria per i casi registrati a Dharavi, il più grande slum del mondo. A Delhi, dove sono stati oltre 1000 i casi positivi, sono già 50 le aree individuate come focolai, nelle quali la quarantena sta diventando un vero incubo per tutti gli abitanti: negli hotspot, recintati e blindati, nessuno entra o esce, neanche per fare la spesa, gli approvvigionamenti sono consegnati da squadre di persone protette da tute, guanti e mascherine, cartelli a caratteri cubitali sono appesi sulle case dei positivi. E nessuno sa prevedere quando e come questa prigionia totale avrà termine.

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