Estero

Coronavirus, rivolte nelle carceri italiane: 12 morti

A seguito delle misure adottate nell'ambito dell'emergenza sanitaria, seimila detenuti hanno portato avanti azioni di violenza. A Foggia 16 detenuti in fuga

(Keystone)
11 marzo 2020
|

In Italia, negli ultimi giorni, si sono verificate rivolte in 27 carceri a seguito delle misure adottate nell'ambito dell'emergenza coronavirus. Le violenze "sono state portate avanti da almeno 6'000 detenuti su tutto il territorio nazionale", ha indicato oggi il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede al Senato italiano. A Foggia 16 evasi sono ancora in fuga.

Il "bilancio complessivo è di oltre 40 feriti della polizia penitenziaria e purtroppo di 12 morti tra i detenuti per cause che, dai primi rilievi, sembrano perlopiù riconducibili ad abuso di sostanze sottratte alle infermerie durante i disordini", ha aggiunto il ministro italiano.

Un bilancio di ieri sera registra che sono andati distrutti 600 posti letto, danni alle strutture per almeno 35 milioni di euro, sottratti psicofarmaci per 150mila euro, altri tre morti per overdose - probabilmente da metadone, dopo i nove di lunedì - tra i detenuti che hanno partecipato alla sommossa che da sabato sera, con un crescendo nel quale qualcuno sospetta una regia comune, ha "incendiato" 27 penitenziari. Con interi reparti devastati, reclusi sui tetti, forze dell'ordine in stato d'assedio, ostaggi nelle mani dei rivoltosi.

"Fuori dalla legalità, e addirittura, nella violenza non si può parlare di protesta: si deve parlare semplicemente di atti criminali. Lo dico - ha precisato Bonafede - anche per sottolineare che le immagini dei disordini e gli episodi più gravi sono ascrivibili ad una ristretta parte dei detenuti; la maggior parte di essi, infatti, ha manifestato la propria sofferenza e le proprie paure con responsabilità e senza ricorrere alla violenza".

"La task force all'interno del Ministero" sulle carceri "sta preparando possibili interventi per garantire, da un lato, i poliziotti penitenziari e, dall'altro lato, i detenuti. Ma bisogna mantenere la calma ed essere uniti con una consapevolezza. Questo è un momento difficile per il Paese, ma è nostro dovere chiarire, tutti insieme, che lo Stato italiano non indietreggia di un centimetro di fronte all'illegalità", ha sottolineato Bonafede.

"È giusto ascoltare le rivendicazioni che arrivano anche dai detenuti che rispettano le regole e che dimostrano di seguire un percorso di rieducazione vero. Ma dobbiamo avere anche il coraggio e l'onestà di dire che tutto questo non ha nulla a che fare con gli incendi, i danneggiamenti, le devastazioni e addirittura le violenze contro gli agenti della polizia penitenziaria", ha sostenuto il ministro della Giustizia.

In fuga

"Allo stato risultano latitanti 16 detenuti che erano soggetti al regime di media sicurezza", ha indicato Bonafede, parlando al Senato delle evasioni dal carcere di Foggia, penitenziario che ha riportato a seguito della rivolta dei detenuti "gravi danni strutturali". In un primo bilancio fornito ieri, gli evasi erano diciannove, tra i quali un omicida. Quanto al carcere di Modena, teatro della rivolta più cruenta, "gran parte dell'istituto è diventato inagibile".

La rivolta del carcere di Foggia è stata l'unica ricostruita nel dettaglio dal ministro, che ha ringraziato la polizia penitenziaria e tutto il personale dell'amministrazione penitenziaria per aver "affrontato, mettendo a rischio la propria incolumità, situazioni molto difficili". È cominciata la mattina del 9 marzo con alcuni detenuti che, ha riferito il ministro, hanno "appiccato il fuoco a lenzuola e materassi e danneggiando suppellettili all'interno delle camere di pernottamento".

Nel frattempo, "circa 200 detenuti, in quel momento presenti nei cortili di passeggio a colloquio con il comandante, in massa imboccavano il corridoio verso l'uscita dei reparti. Durante il percorso forzavano i cancelli tra le sezioni favorendo l'uscita di altri detenuti e, dopo un tentativo di raggiungere la direttrice nel frattempo sopravvenuta, tentativo fallito grazie all'intervento della polizia penitenziaria, proseguivano nella loro azione scardinando il cancello interno della porta carraia, riuscivano a vincere le resistenze della polizia penitenziaria e si portavano fuori dalle mura perimetrali dell'istituto in 72. Successivamente, grazie al lavoro congiunto della polizia penitenziaria e delle altre forze dell'ordine tempestivamente allertate, 56 di loro sono stati riportati in carcere".
 
 

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE