Estero

Coronavirus, la ribellione dei detenuti in Italia

Nelle carceri già sovraffollate ora ci si ribella a rischi e restrizioni per il Covid-19. Rivolte un po' ovunque, 12 morti

(Keystone)
10 marzo 2020
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Si aprono i fascicoli di indagine sulla rivolta dei carcerati in Italia: Milano e Trani sono i primi uffici a metterci mano, insieme a Bologna che ha già individuato un gruppetto leader di 15 detenuti. Mentre rimangono piccoli focolai di protesta a Trapani e Rieti, il grosso del marasma sarebbe cessato. Un primo bilancio registra che sono andati distrutti 600 posti letto, danni alle strutture per almeno 35 milioni di euro, sottratti psicofarmaci per 150mila euro, 41 poliziotti feriti, tre morti per overdose - probabilmente da metadone, dopo i nove di ieri - tra i detenuti che hanno partecipato alla sommossa che da sabato sera, con un crescendo nel quale qualcuno sospetta una regia comune, ha 'incendiato' 27 penitenziari. Con interi reparti devastati, reclusi sui tetti, forze dell'ordine in stato d'assedio, ostaggi.

Diciannove detenuti evasi da Foggia, tra i quali un omicida, sono ancora in fuga. La rivolta, forse organizzata a livello più ampio dei singoli disordini, riporta l'attenzione del sovraffollamento - oltre 61.200 persone compongono il popolo dei reclusi - con istituti che 'ospitano' almeno diecimila detenuti oltre la capienza regolamentare.

Misure alternative

Parte proprio da Milano, la città che sta combattendo in prima linea contro il contagio e che sa di non potersi permettere un altro fronte caldo, la decisione del Tribunale di Sorveglianza di attivarsi subito per "liberare" le carceri "il più possibile". Per l'avanzata del Coronavirus e visto il sovraffollamento, sono state avviate "intese con il Sert per potenziare gli affidamenti terapeutici e per potenziare le misure alternative anche con un tavolo che si è costituito con le direzioni delle carceri, il Provveditorato regionale e Regione Lombardia", ha spiegato Giovanna Di Rosa, presidente del Tribunale di Sorveglianza del capoluogo lombardo.

Si lavora per far dormire fuori dal carcere i detenuti che già hanno il lavoro esterno, e per 'abbonare' gli ultimi mesi di detenzione a chi è vicino al fine pena, oltre che per aumentare gli affidi in prova. Per placare gli animi - anche se si pensa che la sospensione dei colloqui con i familiari per paura del contagio sia stata solo un pretesto per lo scoppio di un bubbone che covava - sono state promesse le mascherine, autorizzate più telefonate via skype, e non si è adottato il pugno duro. Tanto che a Napoli, a Poggioreale, per sfiammare la tensione è stato consentito l'ingresso dei pacchi mandati dai parenti - oggi era giorno di consegne - nonostante i disordini di ieri.

Il ministro in difficoltà

Domani sarà una giornata impegnativa per il ministro della giustizia Alfonso Bonafede che deve informare la Camera e il Senato di quanto è accaduto. Già da ieri ha accolto le pressioni dem - lo ha ricordato il capogruppo del Pd in Commissione giustizia, Franco Mirabelli - per varare una task force che metta in campo rapidamente soluzioni tampone. Da Modena, dove la rivolta è stata particolarmente cruenta - è qui che ieri sono morti nove detenuti - si è appurato che in carcere c'era da venerdì un detenuto positivo al contagio, in isolamento. Potrebbe essere stato la 'scintilla' ma non basta a spiegare tutto l'incendio.

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