Estero

Kosovo, dodici anni di indipendenza

Per il presidente Hashim Thaci, il Paese è oggi 'un fattore di stabilità nella regione, raggiunto con tanto lavoro e molte vittime'

Rugova (Keystone)
17 febbraio 2020
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Il Kosovo celebra oggi il dodicesimo anniversario della proclamazione di indipendenza dalla Serbia, con riunioni ufficiali e cerimonie commemorative per i caduti nella 'guerra di liberazione' contro le forze di Belgrado a fine anni Novanta. Un ricordo particolare viene dedicato al primo presidente del Kosovo indipendente Ibrahim Rugova e a Adem Jasarij, uno dei fondatori dell'Esercito di liberazione del Kosovo (Uck), la guerriglia indipendentista albanese che combatté contro i serbi.

"Il Kosovo è oggi un fattore di stabilità nella regione, raggiunto con tanto lavoro e molte vittime – afferma il presidente Hashim Thaci –. Il Kosovo è stato liberato dall'occupazione e dalla repressione della Serbia". Questo grazie all'Esercito di liberazione del Kosovo e col sostegno degli "Stati Uniti, dei Paesi europei, di tutto il mondo libero e democratico, e con l'intervento della Nato". Messaggi di congratulazioni per l'anniversario dell'indipendenza sono stati inviati alla dirigenza di Pristina fra gli altri dal segretario di stato americano Mike Pompeo e dal presidente albanese Iljir Meta.

La 'voce contro' di Belgrado

Di tutt'altro tenore la posizione di Belgrado, che non riconosce l'indipendenza di quella che continua a considerare una provincia meridionale della Serbia a maggioranza albanese. Per Marko Djuric, capo dell'Ufficio governativo serbo per il Kosovo, con la proclamazione dell'indipendenza 12 anni fa è stato calpestato il diritto internazionale, mortificata la Carta delle Nazioni Unite che sancisce l'uguaglianza sovrana di tutti gli stati membri e vieta cambiamenti dell'integrità territoriale.

La Serbia tuttavia, ha osservato, 12 anni fa non è stata sconfitta ma ha continuato la sua battaglia a difesa del suo diritto alla sovranità e integrità territoriale. Il Kosovo è stato riconosciuto finora da un centinaio di Paesi, non però da Serbia, Russia, Cina e cinque stati membri della Ue - Spagna, Grecia, Romania, Cipro e Slovacchia. Un dialogo facilitato dalla Ue mirante a normalizzare i rapporti tra Belgrado e Pristina è interrotto da oltre un anno dopo l'imposizione da parte del Kosovo di dazi doganali maggiorati del 100% sulle merci serbe.

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