Estero

I decreti sicurezza di Salvini non son serviti a nulla, anzi

Se non ad aumentare il numero di irregolari e il tasso di mortalità in mare, e a indebolire la rete d'accoglienza. I numeri, da un'analisi del 'Post'

(Keystone)
24 gennaio 2020
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I decreti sicurezza di Matteo Salvini sono serviti a ridurre l'immigrazione e frenare i fenomeni di illegalità ad essa legati, come promesso dall'ex Ministro dell'Interno italiano? La risposta breve è un netto 'no'. Quella lunga l'ha fornita il quotidiano online 'Il Post' in un'analisi accurata dei dati sul tema (qui il testo completo). Una sintesi.

Cosa stabiliscono i decreti sicurezza?

Il primo decreto, entrato in vigore il 5 ottobre 2018, stabilisce: 1) l'abolizione del permesso di soggiorno biennale per motivi umanitari, finora molto usato data la difficoltà di reperire tutte le informazioni necessarie nei paesi d'origine dei migranti per le altre due forme di protezione: lo status di rifugiato e la protezione sussidiaria. Il permesso umanitario era prima concesso a donne sole, adolescenti, malati e altre categorie giudicate vulnerabili; 2) meno fondi ai centri d'accoglienza più diffusi, quelli 'straordinari' (Cas).

Il secondo decreto (14 giugno 2019) stabilisce: 1) il diritto da parte del Ministro dell'Interno di vietare l'ingresso in porto a navi che trasportano migranti non autorizzati; 2) multe fino a 1 milione di euro e confisca delle navi che violano il divieto d'ingresso.

Da allora, come sono andate le cose?

  1. Il numero di irregolari è aumentato di 60mila unità nel 2019, ed entro il 2022 potrebbe raggiungere quota 750mila (dai 500mila del 2018). Per almeno un terzo sarebbe una conseguenza diretta della stretta su permessi e accoglienza del primo decreto, ma secondo l'Istituto per gli studi di politica internazionale conta anche l'effetto 'politico' del decreto: ovvero il forte aumento di rifiuti alle domande di permesso umanitario presentate prima del decreto, ma 'decise' dopo dalle commissioni giudicanti). Ad aggravare la situazione anche il taglio di fondi ai Cas – da 35 a 21-26 euro al giorno per persona – che ha portato a chiusure e ridimensionamenti. Naturalmente, sono proprio gli 'invisibili' a ingrossare le reti criminali (il 70% dei reati commessi da stranieri in Italia è imputabile a 'irregolari', gli stessi che costituiscono il 90% degli stranieri nelle carceri italiane; gli stranieri regolari invece delinquono quanto gli italiani). Fonti: Ispi, Openpolis, ActionAid, Ismu.
  2. I rimpatri di chi è senza permesso sono diminuiti. Nonostante per i rimpatri si siano spesi 11,4 milioni di euro nel 2019 contro i 3,9 del 2018, i rimpatri sono passati da 8mila a circa 7mila. D'altronde, i fondi aggiuntivi non risolvono la mancanza di accordi bilaterali con i paesi di rimpatrio. Fonti: Openpolis, Sole-24 Ore. 
  3. Gli sbarchi sono diminuiti solo relativamente, confermando che il vero freno era stato messo dal predecessore di Salvini, il Pd Marco Minniti, che ha spinto la Libia a trattenere i migranti in centri nei quali subiscono torture e violenze. Gli sbarchi erano passati da poco meno di 200mila a poco più di 40mila nell'era Minniti, erano un po' meno di 12mila nel 2019. Fonti: Ispi, Ministero dell'Interno italiano
  4. È aumentato il tasso di mortalità in mare, dal 2% del 2017 al 5% del 2018 e al 6% del 2019, in concomitanza con il diradarsi dei 'pattugliamenti' da parte delle Ong. Fonte: Unhcr.
  5. La stretta sulle Ong non risolve nulla. Nel 2019 hanno fatto sbarcare solo 248 migranti, l'8% del totale. Gli altri 2.285 sono arrivati con barchini e 'navi fantasma'. Fonte: Ispi.
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