Estero

Ipotesi per una riforma costituzionale in Russia

Si è tenuta la conferenza di fine anno di Putin, che ha evocato la possibilità di rivedere il testo base dello stato per dare più poteri al parlamento

Vladimir Putin ©Keytsone
19 dicembre 2019
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Ma all'improvviso, un brivido. Lo zar evoca l'ipotesi di una riforma costituzionale, che dia più poteri al Parlamento (e probabilmente al governo) e che, soprattutto, abolisca il divieto a più di due mandati consecutivi presidenziali.

Un brivido, appunto. Perché sulle prime si è pensato alla possibilità di un suo terzo incarico, dopo la scadenza del 2024. Le sue parole però sono state ambigue. Così tanto che potrebbero addirittura significare il contrario. Il nodo sta tutto nell'articolo della Costituzione che regola i mandati presidenziali e ne vieta più di due "di seguito".

"Il vostro umile servitore ha svolto due incarichi, quindi ha lasciato, ma con il diritto costituzionale di diventare nuovamente presidente, perché non erano consecutivi", ha dichiarato Putin parlando a proposito della possibile riforma. "Questa clausola – ha precisato – disturba alcuni dei nostri analisti e figure pubbliche: beh, forse potrebbe essere rimossa". Se intesa alla lettera, l'idea di Putin suggerirebbe una modifica restrittiva, vincolando la presidenza a due soli mandati (come negli Stati Uniti). E dunque addio al tormentone su cosa farà quando scadono i termini del suo attuale mandato. A dar manforte a questa lettura ci hanno pensato subito diversi politici e commentatori di grido. Ma il dubbio (come testimonia il turbine di commenti sui social) resta.

Il caso è significativo per descrivere l'incertezza che regna in Russia sul futuro politico del Paese, sempre più scosso dalle ipotesi di riforma costituzionale (con appunto più poteri al Parlamento) o addirittura di 'fusione' con la Bielorussia. In entrambi i casi il sospetto – una certezza, a star a sentire certe fonti vicine al Cremlino – è che si trattino di escamotage per permettere allo zar di continuare a governare, in un modo o nell'altro, e rimandare l'aspra questione della successione.

Dall'Ucraina alla Libia: l'agenda internazionale

Putin ha toccato tutti i nervi scoperti dell'agenda internazionale. Dall'Ucraina, intimando al presidente Volodymyr Zelensky di non puntare a riaprire gli accordi di Minsk se non vuole lo stallo, alla Libia, dove Mosca mantiene i rapporti con entrambe le parti e nulla più ("credete davvero alla stampa occidentale?", ha risposto a chi chiedeva conto dei mercenari russi al fianco di Haftar). Poi l'annosa questione dei contratti di fornitura del gas all'Ucraina – e dunque all'Europa attraverso la rotta centrale – in scadenza il 31 dicembre. Un'intesa "si troverà", ha assicurato, ma il punto vero è la "durata" del futuro contratto e i "volumi" di fornitura.

Le accuse rivolte a Donald Trump sono 'inventate': ecco l'assist dello zar

Quindi l'assist a Donald Trump. Per Putin le accuse sono "inventate" – il Senato metterà fine alla questione – nonché frutto di una battaglia politica interna. Come pure i complimenti a Boris Johnson per la sua vittoria, dovuta alla corretta lettura dei desideri del popolo britannico riguardo alla Brexit, che ora il premier sarà in grado di completare. Infine gli strali contro la decisione della Wada di escludere la Russia dalle Olimpiadi per il doping, "ingiusta e insensata". "Siamo stati puniti due volte per lo stesso crimine", ha tuonato. Di fatto annunciando il ricorso alla corte arbitrale.

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