Negli ultimi 100 anni i disastri sono stati 59. In media le vittime sono state 4'600 per ogni fenomeno naturale
Sono più di 260'000 le persone morte negli ultimi 100 anni in 59 diversi tsunami. Con una media di 4'600 vittime per disastro, è un bilancio che supera quello di qualsiasi disastro naturale, rileva l'Istituto nazionale italiano di geofisica e vulcanologia (Ingv), in occasione della Giornata mondiale della consapevolezza sugli tsunami (World Tsunami Awareness Day), organizzata dall'United Nations Office for Disaster Risk Reduction (UNISDR) e che si celebra il 5 novembre.
Gli tsunami sono eventi rari, ma con un potenziale distruttivo enorme e non conoscono confini. Il primo sistema di allerta per gli tsunami generati da terremoti è stato fatto dopo il 1946, in seguito al grande tsunami che, generato da un forte terremoto alle Isole Aleutine, in Alaska, causò decine di vittime alle Hawaii viaggiando per 5-6 ore nell'Oceano Pacifico.
Nei decenni successivi sono stati realizzati i sistemi di allerta per l'intero Oceano Pacifico, poi per l'Oceano Indiano (dopo il grande maremoto del 2004), quello dei Caraibi e quello del NEAMTWS (Nord est Atlantico, Mediterraneo e Seat Tsunami Warning System), in cui opera il Centro Allerta Tsunami dell'Ingv. Anche il Mediterraneo è infatti una zona soggetta a terremoti che generano tsunami.
Nel 2017 si è concluso il progetto europeo TSUMAPS-NEAM, coordinato dall'Ingv, che ha realizzato la prima mappa di pericolosità per tsunami generati da terremoti nell'area del Mediterraneo e dell'Atlantico nord-orientale. È stato anche istituito il Sistema d'Allertamento nazionale per i Maremoti di origine sismica (SiAM), coordinato dal Dipartimento della Protezione Civile nazionale, con l'Ingv e l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra).