Estero

L'asilo di Assange potrebbe essere revocato

Il presidente ecuadoriano Lenin Moreno in Gran Bretagna per i negoziati per l'espusione

Julian Assange dello scandalo Wikileaks (foto: Keystone)
22 luglio 2018
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Il destino della permanenza di Julian Assange nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dove ha trovato asilo sei anni fa, appare ormai segnato e va verso la revoca.

A sostenerlo sono fonti a lui vicine convinte che l’arrivo stasera nella capitale britannica del presidente Lenin Moreno – atteso domani da colloqui con la premier Theresa May nell’ambito di un tour europeo che in settimana lo porterà pure in Spagna – possa preludere al "tradimento" finale: ossia l’espulsione dalla sede diplomatica del fondatore di Wikileaks, la sua consegna alle autorità del Regno e quindi la verosimile estradizione verso gli Usa.

Questi ultimi sono furiosi con lui fin dalla gigantesca pubblicazione d’imbarazzanti documenti diplomatici riservati datata 2010.

L’ultima indiscrezione al riguardo è arrivata in queste ore da Glenn Greenwald, reporter americano che fu in prima fila dalle colonne del britannico Guardian nelle rivelazioni del 2010 e che ora vive in Brasile dove dirige The Intercept, sito di giornalismo d’inchiesta anticonformista. Greenwald cita fonti anonime vicine alla presidenza o al governo ecuadoriani.

Moreno, secondo quanto si legge su Intercept, starebbe trattando o potrebbe aver persino raggiunto un accordo con le autorità di Londra per liberarsi dello scomodo rifugiato, dopo averlo già fatto privare in questi mesi d’ogni tipo di contatto, riducendolo al silenzio. E l’espulsione potrebbe esser questione "di giorni". Il presidente ecuadoriano è del resto impegnato apertamente a liquidare l’eredità – socialista e ribelle – del suo predecessore e mentore politico, Rafael Correa, garante dell’asilo offerto da Quito al fondatore di Wikileaks nel 2012, per riallinearsi ai voleri di Washington.

In teoria le accuse della giustizia britannica contro Assange sono di poco conto: aver ignorato sei anni fa una convocazione della magistratura di Londra chiamata a interrogarlo su richiesta dei colleghi svedesi per un caso di presunti abusi sessuali denunciati da due sue conoscenti in Svezia e nel frattempo fatte cadere dalla stessa procura di Stoccolma. Ma in realtà il governo conservatore di Theresa May ha manifestato aperta ostilità politica contro l’attivista australiano, insultato di recente addirittura come "un piccolo verme", alla Camera dei Comuni, dal viceministro degli Esteri, Alan Duncan. E secondo Wikileaks sarebbe pronto ad accogliere una richiesta di estradizione preparata sotto banco dagli Usa.

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