Caso Kuciak

Reporter slovacco ucciso, arrestati 'imprenditori' calabresi

Fermato Antonino Vadalà, secondo Jan Kuciak un affiliato alla 'ndrangheta. Gratteri: “Mafia in Svizzera ed Europa, ma non se ne rendono conto”

1 marzo 2018
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L’imprenditore italiano Antonino Vadalà è stato arrestato dalla polizia slovacca, che indaga sulla morte di Jan Kuciak, il giornalista freddato con la sua fidanzata. Lo scrive il quotidiano locale Korzar. Secondo i media, stamattina la polizia ha fatto irruzione negli appartamenti dell’imprenditore, a Michalovce e a Trebisov, nell’est del Paese. Insieme a lui sono stati arrestati anche il fratello Bruno e il cugino, Pietro Catroppa.

Della famiglia Vadalà e dei presunti legami con la ’ndrangheta ha scritto Kuciak nel reportage pubblicato ieri dal suo giornale. Nel corso delle perquisizioni domiciliari sono state arrestate una decina di persone, ha detto ai media il presidente della polizia slovacca Tibor Gaspar. La pista principale delle indagini è la criminalità organizzata, ha anche spiegato. "Dello sviluppo dell’inchiesta informeremo nel corso della giornata", ha riferito Tasr Martin Waldl, del presidio della polizia.

Kuciak, trovato ucciso nel suo appartamento la settimana scorsa, aveva scritto su quattro famiglie calabresi, ritenute dell’orbita ndranghetista – Vadalà, Cinnante, Rodà e Catroppa – che nell’Est della Slovacchia svolgono attività imprenditoriali soprattutto nell’agricoltura. Il reporter aveva inoltre riferito dei legami altolocati dell’imprenditore Antonino Vadalà, addirittura con l’assistente del premier Robert Fico, Maria Troskova, e con il segretario del consiglio di sicurezza, Vilian Jasan. Entrambi hanno fatto un passo indietro ieri, fino alla fine delle indagini.

Nella foto, fra i lumini che ricordano il reporter, la foto del premier accusato di essere il suo “assassino”. 

Dalla Calabria arriva nel frattempo il parere di un esperto di 'ndrangheta, Nicola Gratteri, Procuratore a Catanzaro, da anni impegnato con coraggio nella lotta alla malavita calabrese. "È verosimile che dietro l'omicidio ci siano le famiglie calabresi . È ovvio che la 'ndrangheta è capace di fare queste cose", ha detto Gratteri, intervenuto su Radio su Radio 1". Ed ha aggiunto: "La 'ndrangheta è radicata, non infiltrata, non solo in tutta Italia ma anche nei Paesi europei come Germania e Svizzera, ma anche nell'est europeo, oltre che in Slovacchia anche in Bulgaria e in Romania. La 'ndrangheta si sta estendendo verso l'Est. Va dove c'è da gestire potere e denaro e dove ci sono da gestire opportunità. Le mafie stanno acquistando latifondi per piantare vigneti, per piantare colture, il cui fine è quello di arrivare ai contributi europei. Un fenomeno che accade in Italia ma anche fuori».

Il problema è anche un altro, sottolinea Gratteri: “Il dramma è che l'Europa non è attrezzata sul piano normativo a contrastare le mafie, in particolare la 'ndrangheta. In Europa da decenni non c'è la percezione dell'esistenza della mafia, prova ne è che gli Stati europei non vogliono attrezzarsi sul piano normativo come l'Italia. Ancora stanno discutendo se inserire nel loro ordinamento l'associazione a delinquere di stampo mafioso". "L'Europa - ha detto ancora Gratteri - dovrebbe omologare i codici penale e di procedura penale partendo dal sistema italiano, ma non quello detentivo che non funziona in Italia. Quando si parla di Procura Europea la mia paura è che si vada all'omologazione al ribasso, perderemmo un secolo di antimafia. Griderò fino a perdere la voce contro un'omologazione al ribasso”. Un discorso che dovrebbe interessare anche la Svizzera.

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