Confine

La ‘tassa della salute’ obbliga a dichiarare il salario netto

I frontalieri dovranno compilare un’autocertificazione, ma restano dubbi sui controlli. Intanto cresce il malcontento tra i lavoratori

Ancora diversi punti da chiarire
(Ti-Press)
22 gennaio 2024
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Con la ‘tassa sulla salute’ i frontalieri per il fisco italiano sono destinati a uscire dall'anonimato. Se anagraficamente sono conosciuti, non altrettanto si può dire per l'erario, in quanto la Svizzera non era tenuta (e continua a esserlo) a comunicare all'Italia i redditi da lavoro di ogni singolo frontaliere. Ora, con la ‘tassa sulla salute’ i frontalieri dovranno comunicare i loro compensi netti sui quali sarà poi calcolato il balzello, la cui entità non dovrà essere inferiore a 30 e non superiore a 200 euro mensili, anche per i familiari a carico. Se non dovessero farlo andrebbero incontro a salatissime sanzioni così come previsto dalla “Legge di Bilancio 2024” in vigore dallo scorso 1° gennaio.

Il calcolo della ‘tassa sulla salute’ sarà fatto sui redditi percepiti quest'anno, per cui i versamenti dovrebbero iniziare dal 2025. Per quanto è dato sapere tocca ai diretti interessati inviare all'Agenzia delle Entrate un'autocertificazione con indicato il reddito netto percepito. Chi controlla l'autocertificazione? E in mancanza di dati ufficiali (che possono arrivare solo dalla Svizzera, ma che non sono da attendere), come sincerarsi che quanto dichiarato risponde al vero? Interrogativi non da poco, considerato che siamo in presenza di una materia alquanto sensibile, qual è quella delle tasse.

Insomma, non mancano questioni da affrontare per fare chiarezza su un balzello che da entrambi i lati della frontiera continua a far discutere. La ‘tassa della salute’ è letta come un tentativo per frenare la fuga della manodopera specializzata in Svizzera (e non solo il personale sanitario, che rappresenta la punta di un iceberg). Insomma, una risposta al mondo imprenditoriale lombardo della fascia di confine, che da anni continua a sollecitare misure per arginare l'esodo, considerato che le soluzioni prospettate, come le Zes (zone a economie speciale) siano cadute nel vuoto. La possibilità che il nuovo balzello possa incidere sul mercato del lavoro transfrontaliero è stata avvertita dall'Associazione delle industrie ticinesi (Aiti) che nei giorni scorsi ha scritto al Consiglio federale chiedendo di appurare se quanto deciso a Roma non rappresenti una violazione dell'accordo italo-svizzero sulla nuova fiscalità dei frontalieri in vigore dallo scorso 1° gennaio. Una richiesta motivata dal fatto che la ‘tassa sulla salute’ potrebbe mettere in crisi le aziende ticinesi, considerato che già ora fanno fatica a trovare manodopera specializzata. Gli imprenditori ticinesi con la loro presa di posizione si dimostrano in sintonia con il Partito Democratico lombardo e piemontese e con i sindacati di categoria Cgil, Cisl e Uil. Fa sapere Alessandro Alfieri, senatore varesino e ispiratore della nuova fiscalità dei frontalieri: “La tassa sulla salute è in netto conflitto con l'accordo italo-svizzero sulla fiscalità dei frontalieri. Un balzello di dubbia disponibilità. Come Pd abbiamo deciso di mettere a disposizione avvocati per far sì che venga accolta la richiesta di pagare una seconda volta le tasse già pagate in Svizzera”.

Sottolinea Giuseppe Augurusa, segretario nazionale Cgil frontalieri: “Con un gruppo di penalisti avvieremo una verifica di legittimità di una norma, quella introdotta dalla finanziaria. Per noi è in contrasto con il principio di universalità del sistema sanitario nazionale”. Convergono Alfieri e Augurusa: “Se l'obiettivo è sostenere il settore della sanità della fascia di confine, in forte difficoltà a causa della fuga in Ticino di medici e infermieri, si può attingere ai ristorni”. Nel frattempo continuano le due petizioni, una online, l'altra cartacea promosse per abrogare il balzello (oltre 15mila le firme sin qui raccolte). In settimana nei bar e nei locali di frontiera sarà possibile firmare la petizione cartacea. I sindacati stanno organizzando assemblee nelle aeree di confine di frontalieri. Infine, da segnalare che venerdì sera a Domodossola, nel corso di un incontro promosso dalla Lega, l'europarlamentare Alessandro Panza e il deputato Stefano Candiani, entrambi leghisti, sono stati contestati da centinaia di frontalieri, in quanto si sentono traditi dal partito di Salvini.

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