Confine

Truffavano sul ‘bonus facciate’ per comprare auto di lusso

Un'operazione della Guardia di finanza ha portato alla luce un meccanismo di fatture gonfiate su lavori edili per ottenere illegalmente crediti di imposta

Due delle auto sequestrate
(Foto: Guardia di finanza)
27 novembre 2023
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Auto e moto di lusso, di cui persino una da pista, soldi, immobili e oggetti di valore fra cui un Rolex da 30'000 euro. Tutti beni che hanno due cose in comune: sono stati acquistati utilizzando dei crediti di imposta percepiti illecitamente tramite il sistema del "bonus facciate", e sequestrati dai finanzieri del Comando Provinciale di Varese e Milano in esecuzione di un decreto di sequestro emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Busto Arsizio, su richiesta della Procura della Repubblica di Busto Arsizio. Destinatario del provvedimento, emesso in conclusione di due distinte attività svolte dalla Compagnia di Gallarate e dal Gruppo di Legnano, sono un 49enne di Legnano (Milano) e un 48enne residente a Uboldo (Varese).

I finanzieri del Comando Provinciale di Varese e Milano hanno eseguito un decreto di sequestro emesso dal gip di Busto Arsizio, al termine di un'indagine che ha interessato un sistema di frodi nell'ambito del "bonus facciate". In particolare, l'attività ha riguardato crediti indebitamente generati da una società edile e dal suo rappresentante legale con il sistema della sovrafatturazione per due milioni di euro. Gli investigatori hanno sequestrato 15 auto d'epoca e di lusso (Ducati, Honda, Vyrus e altre), 10’000 euro di quote della società e un orologio Rolex Yachtmaster in oro, trovato in una perquisizione, dal valore di circa 30’000 euro. Alla società sono state sequestrate diverse auto di lusso: Lamborghini Huracan STO, Ferrari 812 Superfast, Ferrari 488, Ferrari FF, Ferrari F8 e una da pista chiamata Radical, usate sia dal rappresentante legale per fini personali sia per un business che gli indagati stavano ideando nel noleggio delle auto in cui versare il provento della frode.

Il "bonus facciate", ricordiamo, è una norma che era in vigore in Italia fino al 31 dicembre del 2022 e permetteva di ottenere, a determinate condizioni, una detrazione dalle imposte di una parte consistente delle spese sostenute per il rifacimento delle facciate degli edifici.

Nel caso in questione, l'ammontare del credito generato indebitamente dalle società edili facenti capo ad un unico rappresentante legale è di circa 3 milioni di euro. La truffa era fondata sul sistema della sovrafatturazione: un meccanismo illecito tale per cui il condominio o il singolo proprietario, ignaro, riceveva la fattura da pagare e scarna documentazione in relazione ai lavori da eseguirsi. Tuttavia, la stessa società edile procedeva poi a generare in capo al cliente un credito fiscale enormemente più alto, fino a circa il 300% rispetto a quello spettante. Ad esempio, in un caso il condominio in cui erano stati svolti i lavori aveva corrisposto alla società incaricata 40'000 euro, corrispondente alla somma del 10% del costo dei lavori e del 18%, sempre calcolato sul costo dei lavori, a titolo di oneri finanziari, mentre la società edile aveva emesso e trasmesso all’Agenzia delle Entrate una fattura per 400'000 euro.

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