Confine

Statale Valle Vigezzo, ‘troppi disagi per i frontalieri’

Il sindaco di Re chiede una miglior organizzazione dei lavori attualmente sospesi ma che riprenderanno a marzo

24 gennaio 2023
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Una miglior organizzazione dei lavori, attualmente sospesi in attesa di essere ripresi a marzo, per la messa in sicurezza della statale 337 della Valle Vigezzo, per limitare i disagi dei frontalieri, che vanno avanti da anni a causa dei numerosi cantieri che sono stati aperti, soprattutto a Re, a causa delle frane che si sono succedute. Lo ha sollecitato il tavolo tecnico del frontalierato del Verbano-Cusio-Ossola (Vco) che nei giorni scorsi si è riunito nella sede dell’Amministrazione provinciale di Varese. All’appuntamento erano presenti rappresentanti dei frontalieri, sindacalisti, amministratori locali e i parlamentari Enrico Borghi (Pd) e Alberto Gusmeroli (Lega), eletti nei collegi del Vco.

Fra gli interventi da segnalare, innanzitutto quello di Massimo Patritti, sindaco di Re. «La questione è la solita», ha esordito il primo cittadino del comune a ridosso della dogana di Ponte Ribellasca, preoccupato per la tempistica del cantiere con cui Anas sta ricostruendo la strada franata oltre un anno fa. Il cantiere aperto sino allo scorso novembre, attualmente è chiuso a causa delle temperature invernali. A regolare il traffico su una sola corsia è un semaforo. Ancora il sindaco di Re: «Capisco le motivazioni di tutti e so che per Anas non è semplice, ma intanto la rabbia dei frontalieri sale. Nei mesi scorsi, quando si poteva lavorare, avevo chiesto di organizzare il lavoro su più turni, sia di giorno che di notte. Allora si poteva approfittare della chiusura della sottostante ferrovia Vigezzina. Una richiesta caduta nel vuoto».

Nel corso dell’incontro di Verbania Massimo Patritti ha introdotto un altro tema: il degrado al confine di Ponte Ribellasca: «Ai disagi legati agli interventi per la messa in sicurezza della statale si aggiungono i lavori da realizzare sulle barriere, installate 15 anni fa, sul ponte che divide il territorio svizzero da quello italiano. Il viadotto per un terzo è in territorio ticinese: la Svizzera ha chiesto ad Anas di intervenire. Le attuali condizioni del viadotto non sono certamente un bel biglietto da visita per la nostra valle».

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