Confine

Mottarone, il direttore tecnico: ‘Non sapevo dei forchettoni’

Perocchio, intervistato dalla Stampa: “Colorati di rosso su mia iniziativa. Se avessi visto, li avrei fatti togliere immediatamente”

S'indaga sulla sciagura della funivia
(Key)
31 maggio 2021
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«Io non sapevo dei forchettoni. Se avessi saputo non avrei avallato quella scelta. Lavoro negli impianti a fune da ventuno anni e so che quelle sono cose da non fare mai, per nessuna ragione al mondo». Lo ha detto, in un'intervista alla Stampa, l'ingegnere Enrico Perocchio, direttore tecnico della funivia del Mottarone, dopo la scarcerazione.

«Sono stati sei giorni pesantissimi: questa accusa è devastante. Ora sono finalmente un po' sollevato. Torno in famiglia», aggiunge. E sui lavori di manutenzione all'impianto chiarisce: «Tutte le manutenzioni sono state fatte. Era tutto a posto. Ora vedremo le analisi sulla rottura della fune per capirne le ragioni».

«Se mi fosse caduto l'occhio sui forchettoni, colorati di rosso proprio per iniziativa mia, che li volevo ben visibili, li avrei fatti togliere immediatamente», aggiunge Perocchio.

«Insomma è stato un errore mettere i forchettoni per ovviare a un problema che si poteva o risolvere. Bastava chiudere l'esercizio uno o due giorni, basta bloccare la funivia e si risolveva il problema. Questo è un periodo di bassa stagione», afferma il direttore tecnico della funivia.

La Procura: “Scarcerazioni, non assoluzioni”

«Questa non è una sentenza di assoluzione, è solo una fase cautelare. Non la vivo come una sconfitta sul piano investigativo anche perché è stata accolta la nostra configurazione giuridica dei reati e quindi il nostro impianto accusatorio. Non ho mai considerato l'indagine chiusa e nemmeno in una fase avanzata. In ogni caso non finisce qui, le indagini continuano per accertare tutte le responsabilità». Così, dopo la scarcerazione dei tre indagati, parla la procuratrice capo di Verbania Olimpia Bossi in un'intervista a Repubblica.

Sui fermi dei tre indagati, il magistrato spiega: «Non parlerei di fretta, ma di urgenza. Il pomeriggio di martedì ci siamo trovati di fronte a una persona che ha reso piena confessione con dichiarazioni attendibili che parlavano di un gesto, quello di mettere i forchettoni ai freni, che era frutto di una scelta volontaria, deliberata e reiterata che andava avanti da oltre un mese, ma secondo i nostri riscontri anche da più tempo».

Una persona che ha detto che altre persone sapevano. A quel punto abbiamo avuto la necessità di impedire che quelle persone si potessero mettere d'accordo per concordare una versione dei fatti».

La stessa procuratrice in un'intervista al Corriere della Sera nega che le scarcerazioni siano state una sconfitta: «No, è un passaggio della normale dialettica processuale. Le indagini sono appena all'inizio e proseguono nei confronti dei tre indagati per reati gravissimi. Dal punto di vista della correttezza dell'impostazione accusatoria il giudice non ha avuto nulla da obiettare».

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