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Como, l'omicida di don Roberto in aula il 16 giugno

Fissata l'udienza preliminare nei confronti del 53enne tunisino che accoltellò il sacerdote il 15 settembre scorso

Ancora meta di pellegrinaggio (archivio Ti-Press)
18 maggio 2021
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È stata fissata per il prossimo 16 giugno in Tribunale a Como l'udienza preliminare nei confronti del 53enne tunisino che lo scorso 15 settembre in piazza San Rocco con numerose coltellate ha ucciso don Roberto Malgesini, il sacerdote degli ultimi, un “nuovo martire”, come lo ha definito papa Francesco, medaglia d'oro al valore civile, conferitagli dal presidente della Repubblica. L'udienza preliminare sembra destinata a essere un passaggio verso il processo in Corte d'Assise a Como. Considerato capace d'intendere e di volere sembra destinato a una condanna a vita, anche perché l'accusa che gli è contestata dal pm Massimo Astori, cioè omicidio volontario con l'aggravante della premeditazione, prevede l'ergastolo.

Nelle scorse settimane il magistrato inquirente aveva chiesto il rinvio a giudizio per il tunisino di 53 anni, che all’epoca dell’omicidio era domiciliato e trascorreva le notti al dormitorio presso l’oratorio di Sant’Orsola. Per il pm l’omicidio fu spietato, preparato per giorni. L’agguato avrebbe dovuto consumarsi il 14 settembre 2020 ma fu poi spostato al giorno successivo, il 15 settembre, per farlo combaciare in maniera simbolica con la data dell’udienza davanti al giudice di Como, dove l’indagato era chiamato a rispondere delle violazioni alla legge sull’immigrazione. L’obiettivo avrebbe dovuto essere il suo avvocato, uno dei componenti del presunto complotto di cui il tunisino riteneva di essere vittima. Per questo aveva pattugliato più volte le strade attorno al Tribunale, nella speranza di incrociarlo. Poi il mirino si era spostato su una vittima più facile: don Roberto che da anni lo aiutava.

Don Roberto fu ucciso in piazza San Rocco, sotto casa sua e nei pressi della chiesa, mentre si preparava a portare le colazioni ai senzatetto della città. Il 53enne lo aspettò, gli andò incontro con la scusa di un mal di denti. Don Roberto fece in tempo a preoccuparsi per lui un’ultima volta, dicendogli che poi l’avrebbe portato in ospedale, finito il giro delle colazioni. Appena il prete si voltò, l’uomo lo colpì con più fendenti. Fatale secondo l’autopsia sarebbe stato lo “shock emorragico” successivo a un colpo al torace che ha perforato il polmone sinistro. Don Roberto si accasciò sotto l’albero che ancora oggi è meta di pellegrinaggio. Il suo aggressore non scappò, ma infierì ancora sul corpo senza vita del sacerdote, causando una ampia ferita al collo. Si ferì (a una mano, la sinistra) anche il tunisino, tanto che nell’allontanarsi da piazza San Rocco, visto da più testimoni e ripreso dalle telecamere (tutto materiale che è nel fascicolo del pm) lasciò una lunga scia di sangue fino alla caserma dei carabinieri di Como, dove di presentò dicendo di aver ucciso un prete. Erano le 7.20 della mattina del 15 settembre: don Roberto era già morto da almeno un quarto d’ora. Dal carcere il 53enne omicida continua a rifiutare il difensore d'ufficio.

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