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'Guerriglia urbana" fra minorenni a Gallarate, 30 indagati

30 giovani indagati con accuse a vario titolo per rissa aggravata, lesioni personali pluriaggravate, porto ingiustificato di strumenti atti ad offendere

(Ti-Press)
31 marzo 2021
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Il tam tam sui social per armarsi di violenza, vendetta ma anche tanta noia, conditi da mazze da baseball e catene, per incontrarsi nel centro di Gallarate, in provincia di Varese, e picchiarsi senza alcuna reale motivazione, pensando di restare impuniti.

Per questo trenta giovani sono stati indagati con accuse a vario titolo per rissa aggravata, lesioni personali pluriaggravate, porto ingiustificato di strumenti atti ad offendere. Di questi, 17 sono stati sottoposti a misura cautelare, a seguito di un'inchiesta della Questura di Varese coordinata dalla Procura per i Minorenni, in collaborazione con quella di Busto Arsizio, a seguito di una maxi rissa avvenuta nel centro del comune del varesotto nel gennaio scorso. Una bagarre di pugni e insulti, sputi e spintoni sfociata in "guerriglia urbana", come l'ha definita il Procuratore per i Minorenni Ciro Cascone, che ha portato al ferimento di un 14enne.

Dei diciassette accusati di aver di fatto organizzato lo scontro tra due gruppi rivali di giovani, l'uno della provincia di Varese, il secondo composto da residenti in provincia di Milano, solo due sono maggiorenni. A quanto emerso dalle indagini quel pomeriggio, hanno fatto il giro del web i video degli oltre cento giovani che in pochi minuti hanno invaso il centro di Gallarate, arrivando a paralizzare il traffico e a costringere i passanti a nascondersi nei negozi. La "convocazione" per "scatenare l'inferno" sarebbe nata a seguito di un'altra rissa che si era scatenata circa 24 ore prima, sempre tramite i social media.

I ragazzi utilizzavano la frase "Hey Bro, no parla tanto" per incitarsi a vicenda a non condividere troppe informazioni per evitare di essere individuati. Se non fosse stato per la Questura e il Comune di rissa ce ne sarebbe stata una terza, il giorno successivo, a Malnate. Per sette dei minori indagati è stata disposta la misura cautelare di permanenza a casa, con divieto di comunicare con qualsiasi mezzo e con chiunque se non con i genitori, mentre per otto è scattato l'obbligo di rientrare in casa entro le 19 e il divieto di frequentare soggetti pregiudicati o dediti all'uso di stupefacenti.

Inoltre, il Questore di Varese ha disposto il "Daspo Willy" per 26 dei trenta indagati, ovvero il divieto di accesso a locali e negozi nel centro di Gallarate. "Emblematica", ha spiegato il Procuratore per i Minorenni Ciro Cascone, "la disinvoltura dei giovani dalle condotte violente contestate", che hanno agito "come un vero e proprio 'branco'".

Alcuni dei partecipanti, ha proseguito Cascone, erano "animati da intenti aggressivi e vendicativi", mentre altri avrebbero partecipato "senza neanche sapere il motivo della contesa, per il solo fatto di esserci, sia pure come spettatori". Secondo il Procuratore è preoccupante il ruolo dei "supporter" violenti, "degenerazione degli schemi di aggregazione tipici dell'età adolescenziale, caratterizzata da un codice di appartenenza che consiste nell'assumere comportamenti antisociali in nome di un malinteso senso di solidarietà amicale e territoriale".

Fra i giovani indagati, alcuni dei quali addirittura minori di anni 14 e per la legge non imputabili per i reati commessi, sono state accertate responsabilità per rissa aggravata, lesioni personali, favoreggiamento e porto di armi ed oggetti atti ad offendere

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