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'Ndrangheta, un ricatto a luci rosse porta in Ticino

Nell'inchiesta che stamattina ha portato all'arresto di 20 persone spunta un 51enne di Morbio Inferiore. Il Gip ha respinto la richiesta di arresto

Il ticinese non è stato arrestato (archivio Ti-Press)
11 giugno 2020
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C'è anche una storia di ricatti a luci rosse, vittima un 51enne ticinese residente a Morbio Inferiore, nell'ordinanza di custodia cautelare che stamattina ha fatto scattare le manette attorno ai polsi di venti persone (sedici in carcere e quattro ai domiciliari), accusate di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e acquisizione indebita di esercizi pubblici, reati commessi con l'utilizzo del metodo mafioso, detenzione e porto abusivo di armi e associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

Buona parte degli arrestati sarebbero affiliati alla famiglia 'ndranghetista Cristello della locale di Seregno-Giussano, con agganci in Svizzera, Ticino compreso. L'inchiesta è del procuratore aggiunto Alessandra Dolci, capo della Dda di Milano. La storia di ricatti a luci rosse entra nell'inchiesta della direzione distrettuale antimafia del capoluogo lombardo dopo che dal marzo al maggio 2018, uno degli arrestati si sarebbe adoperato per risolvere una intricata vicenda nella quale il 51enne ticinese, sarebbe stato vittima di un'estorsione da parte di alcuni giovani brianzoli.

“Da quanto chiaramente emerso dalle intercettazioni, il ticinese viene ricattato da un gruppo di ragazzi che, venuti a conoscenza del fatto che l'uomo aveva avuto rapporti sessuali con ragazzi molto giovani e forse anche minorenni, gli aveva estorto una somma complessiva di 30mila euro e stava continuando a chiedergli denaro” si legge nell'ordinanza di custodia cautelare, dalla quale si apprende anche che “l'uomo, stretto nella morsa del ricatto e stanco di pagare, si rivolge a (...) che, con il consueto metodo mafioso ed esplicite minacce, costringe i ragazzi a 'risarcire' il ticinese, e cerca di farsi consegnare, in più riprese, ma con estrema insistenza, il denaro da recuperare”. Una parte del ricatto è stato recuperato. La Dda aveva chiesto l'arresto del ticinese. Richiesta respinta dal giudice delle indagini preliminari, secondo il quale la vittima del ricatto a luce rosse non era a conoscenza del metodo mafioso e delle minacce rivolte ai giovani ricattatori.

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