Economia

Il boom del ‘compra ora, paghi dopo’ e il debito ‘fantasma’

La formula di pagamento di acquisti in più rate, tramite piattaforme finanziarie, ha avuto un incremento di utilizzi nel periodo natalizio ma cela insidie

Immagine di archivio
(Depositphotos)
7 gennaio 2024
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Il meccanismo sembra mettere d'accordo tutti: il cliente paga in tre o quattro rate senza interessi, il venditore riceve subito la somma per intero, la piattaforma finanziaria incassa commissioni generose. Per questo il ‘compra ora paghi dopo’ (buy now pay later in inglese) sta scuotendo un mercato del credito non brillante e statico a causa degli alti tassi, mettendo a segno incrementi record, confermati nel recente shopping natalizio. Un successo che ha però messo in allarme autorità di vigilanza e banche centrali le quali temono che la facilità e velocità del sistema nel concedere quello che è a tutti gli effetti un prestito, seppure di importo limitato, porti a un indebitamento pesante per giovani, persone a basso reddito e poca istruzione che sono i maggiori fruitori del servizio.

Sebbene gli importi siano frazionati in somme non elevate, la somma delle varie rate per acquisti, effettuati quasi sempre tramite i canali online, può infatti raggiungere un importo che è poi difficile da ripagare a fine mese. Da lì discendono quindi commissioni e spese maggiori o insolvenze. In sostanza, specie le autorità Usa, temono che tutti gli sforzi di questi anni per limitare e regolare l'indebitamento (con una vasta serie di norme sui prestiti, mutui e carte di credito), siano de facto aggirati. Un analista di Wells Fargo lo ha battezzato ‘debito fantasma’ e l'ufficio dei consumatori Usa ha in corso una serie di indagini dopo aver notato che i tassi di insolvenza sono molto superiori a quelli del credito al consumo e altre forme di finanziamento.

In Europa la Banca d'Italia aveva segnalato possibili criticità già lo scorso anno e di recente la Banca d'Irlanda ha emesso una serie di avvertimenti ai consumatori mentre la direttiva Ue di ottobre 2023, che verrà gradualmente attuata nei prossimi anni, punta a estendere le tutele dei clienti anche su questo aspetto. La Banca dei regolamenti internazionali (Bri) di Basilea, la ‘banca centrale delle banche centrali’, ha anch'essa raccomandato di aumentare la trasparenza e le informazioni a disposizione dei consumatori e di monitorare le piattaforme finanziarie che, di fronte al moltiplicarsi delle insolvenze, potrebbero finire nei guai mettendo in pericolo la stabilità del sistema. Piattaforme e fintech, sottolinea in un suo focus sul tema, sono nate con l'utilizzo di capitali di rischio e faticano ancora a essere redditizie sebbene le commissioni incassate siano superiori a quelle delle vendite online o delle carte di credito. Costi che comunque i venditori sembrano voler sostenere visto che con il ‘buy now pay later’ si aumenta la base clienti a consumatori che non potrebbero permettersi il bene o servizio acquistato e che operano acquisti via smartphone o online. Inoltre il venditore scarica il rischio di credito.

Tutti elementi appunto che hanno portato al successo della formula. Dal 2019 il ‘buy now pay later’, è aumentato, secondo le stime della Bri di 6 volte, a oltre 300 miliardi di dollari di giro d'affari. Svezia e Australia sono i mercati con una maggiore diffusione ma Usa, Gran Bretagna e Cina mostrano anch'essi dei tassi elevati.

Una visione più rosea arriva da Floa (gruppo Bnp Paribas), operatore attivo nel settore, secondo cui il 43% degli europei ha già effettuato un acquisto utilizzando questa soluzione mentre in Italia fra il 2021 e il 2022, il numero di utenti è aumentato del 22%. E c'è ancora margine di manovra. Il segmento, sempre secondo Floa, "ha ancora un potenziale di crescita nel mercato italiano, dato che il 31% degli italiani (quasi uno su tre) utilizza questo metodo di pagamento in maniera saltuaria".

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