Economia

Il coronavirus 'infetta' anche la copertura delle casse pensioni

La percentuale delle coperture insufficienti è aumentata del 1,1% a 25,4% e si prevede che la tendenza continui nel corso del 2020

Meno copertura a causa della volatilità dei mercati (Ti-Press)
12 maggio 2020
|

l coronavirus ha colpito in modo pesante gli istituti di previdenza svizzeri. A causa delle forti correzioni di mercato da metà febbraio, è calato il grado di copertura medio e, di riflesso, è aumentata la quota delle casse pensioni con una copertura insufficiente. La crisi ha inoltre accentuato il problema delle aliquote di conversione troppo elevate.

A tali conclusioni è arrivata la Commissione di alta vigilanza della previdenza professionale (Cav Pp), che oggi ha pubblicato il suo annuale rapporto d'attività, presentandolo alla stampa. Il documento solitamente consente una visione d'insieme della situazione finanziaria del sistema alla fine dell'anno precedente, ma visto il contesto attuale sono stati effettuati ulteriori calcoli utilizzando i dati aggiornati al 30 aprile.

Restando sul 2019, gli istituti di previdenza svizzeri hanno registrato rendimenti patrimoniali netti medi molto elevati (+10,4% contro il -2,8% del 2018). Il processo di concentrazione del secondo pilastro è proseguito, dato che il numero delle casse pensioni è sceso di nuovo.

Grado di copertura, molte situazioni insufficienti

Negli ultimi anni, grazie a rivalutazioni, gli istituti di previdenza hanno conseguito rendimenti superiori alla media nelle categorie d'investimento azioni, immobili e obbligazioni. Alla fine dello scorso anno dunque la copertura era buona, nonostante i bassi tassi d'interesse.

Il grado di copertura medio ammontava infatti al 111,6%, contro il 106,4% del 2018. A fine aprile tuttavia, in piena crisi Covid-19, tale valore era già diminuito, attestandosi al 105,6%. La percentuale delle situazioni insufficienti è pertanto schizzata in quattro mesi dall'1,1% al 25,4%. Per quanto riguarda gli istituti degli enti di diritto pubblico con garanzia dello Stato, nel 2019 il grado di copertura è cresciuto dal 77,7% al 79,8%, per poi subire una flessione da gennaio al 75,5%.

Entro la fine del 2020 vi sarà un aumento significativo delle coperture insufficienti, che con il tempo andranno risanate. L'effettiva portata di tale fenomeno dipenderà dall'andamento dell'epidemia, ha detto ai media riuniti a Berna Vera Kupper Staub, presidente della CAV PP. Comunque, grazie alla loro buona situazione precedente, se sarà possibile limitare gli effetti macroeconomici negativi del coronavirus, nella maggior parte dei casi gli istituti di previdenza saranno in grado di far fronte a medio termine alle ripercussioni sulla loro stabilità finanziaria.

Alto tasso di conversione è pericolo numero uno

La minaccia principale nel secondo pilastro è costituita dalle aliquote di conversione troppo elevate. Nonostante ulteriori riduzioni, a fine 2019 i tassi d'interesse garantiti (2,64%) erano nettamente superiori al tasso d'interesse tecnico medio (1,88%). Ciò comporta rischi di finanziamento e una ridistribuzione. Un'altra conseguenza è che le riserve di fluttuazione non hanno potuto essere interamente alimentate e attualmente raggiungono solo il 65% del valore posto come obiettivo.

La ridistribuzione a carico degli assicurati attivi ha vissuto un sensibile incremento in dodici mesi, passando da 5,1 miliardi a 7,2 miliardi. Poiché il livello dei tassi d'interesse è ancora sceso, quelli tecnici hanno dovuto essere ridotti in misura ancora più drastica rispetto al passato.

L'aumento della ridistribuzione è dovuto principalmente al fatto che, di conseguenza, è stato necessario impiegare più capitale per il finanziamento a posteriori delle rendite correnti. Inoltre, ciò ha comportato anche maggiori perdite da pensionamento. L'entità della ridistribuzione a carico degli assicurati attivi, pari allo 0,8% del capitale di previdenza, è tornata a un livello simile a quello del 2017 e rimane considerevole.

Fondazioni di libero passaggio a rischio

I tassi d'interesse negativi hanno colpito particolarmente le fondazioni di libero passaggio, tanto da metterne a rischio la sopravvivenza, ha messo in evidenza il direttore della CAV PP Manfred Hüsler. A suo avviso, la pressione su di loro crescerà ulteriormente, perché questi istituti riceveranno ancora più averi di libero passaggio a causa dell'aumento della disoccupazione dovuto alla recessione.

Nel peggiore dei casi, ha avvertito Hüsler, si profila il rischio di liquidazioni, con pesanti conseguenze per gli assicurati. Solo modificando le disposizioni di legge si potrà pensare di invertire la tendenza. L'applicazione di un tasso d'interesse negativo non è infatti al momento giuridicamente ammissibile sugli averi di libero passaggio.

Serve adeguamento legge

In merito alle prospettive è stato sottolineato che un sistema di capitalizzazione come quello del secondo pilastro deve essere in grado di far fronte a fasi di elevata volatilità sui mercati finanziari. Nella maggior parte dei casi le casse pensioni agiscono quindi come investitori a lungo termine, accettando eventualmente anche coperture insufficienti sul breve periodo.

Nel contempo, la capacità di risanamento di molti istituti di previdenza è limitata poiché, visto che questi ultimi esistono da molto tempo in Svizzera, i capitali hanno assunto particolare importanza e allo stesso tempo gli importi delle rendite in termini assoluti sono garantiti. I beneficiari non possono essere chiamati al finanziamento di questi risanamenti.

L'emergenza Covid-19, ha affermato Kupper Staub, ha reso ancora più urgente la necessità di adeguare i parametri tecnici previsti dalla legge, in particolare l'aliquota minima di conversione, alle mutate realtà economiche e demografiche. Il problema non va trascinato, ha aggiunto. Una riforma per portare il tasso dal 6,8% al 6% è in fase di consultazione, dopo vari tentativi falliti in passato.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE