Le casse pensioni delle grandi aziende riducono le prestazioni

Le casse pensioni delle più grandi aziende elvetiche quotate in borsa continuano ad abbassare le rendite, indica oggi la società di consulenza Willis Towers Watson, precisando però che tra le prestazioni dei vari istituti di previdenza vi sono notevoli differenze.

Nel suo "Studio di benchmarking dello SLI 2019", Willis Towers Watson fa una comparazione con i suoi rilevamenti più recenti. Alla ricerca, che la società di consulenza realizza dal 2009 a scadenza biennale, quest'anno hanno partecipato 22 delle 30 società dello Swiss Leader Index (SLI), si legge in un comunicato in cui figurano i dati salienti dello studio.

La riduzione delle prestazioni dell'ultimo biennio è sensibile. Quest'anno, la fascia di oscillazione del tasso d'interesse tecnico - applicato per scontare le prestazioni future (e i contributi nel sistema del primato delle prestazioni), come ricorda l'Ufficio federale delle assicurazioni sociali sul suo sito - si situa tra 1,5% e 2,5%, contro una fluttuazione tra 1,75% e 3,0% nel 2017.

Anche i tassi di conversione - le aliquote che stabiliscono la conversione in rendita dell'avere di vecchiaia - della parte sovraobbligatoria sono diminuiti: oscillano tra il 4,4% e il 5,7%, contro una fascia tra il 4,7% e il 6,4% di due anni fa. Il loro valore medio al momento del pensionamento a 65 anni si situa al 5,2%, 0,23 punti percentuali al di sotto di due anni or sono. Nessuna azienda applica dunque un'aliquota di conversione superiore al 6%: nel 2013 il valore medio di tale saggio era ancora del 6,32%. A titolo di confronto, il tasso di conversione minimo nella previdenza professionale obbligatoria attualmente è del 6,8%.

Alcune aziende vanno ancora più lontano e hanno rinunciato al diritto di convertire parte del proprio patrimonio previdenziale in rendite: l'avere di vecchiaia sovraobbligatorio viene infatti versato solo sotto forma di capitale.