E-commerce

I ricavi online vanno tassati dove si generano

Per la Corte suprema americana, anche se il rivenditore non ha presenza fisica nello stato in cui l'acquisto è avvenuto, vanno calcolate le imposte

Keystone
21 giugno 2018
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Schiaffo della Corte Suprema americana all’internet economy di Amazon ed eBay. I saggi si sono schierati con gli stati americani e il commercio tradizionale: con cinque voti a favore e quattro contrari hanno detto sì alle tasse sulle vendite sul web, anche nel caso in cui il rivenditore non abbia una presenza fisica nello stato in cui l’acquisto è effettuato.

Per i colossi del web l’impatto della sentenza è immediato: Amazon arriva a perdere oltre l’1%, eBay il 2%, mentre Wayfair affonda del 4%. La decisione, che mostra comunque una Corte Suprema divisa, è destinata ad avere un impatto sullo shopping online, rendendo potenzialmente più costosi i prodotti disponibili. Per i rivenditori al dettaglio tradizionali si tratta di un’importante vittoria, dopo anni trascorsi a denunciare un trattamento sfavorevole nei loro confronti.

’’La decisione conclude anni di lavoro dell’industria al dettaglio per ribaltare una norme dell’era pre-internet che distorce il libero mercato e mette i negozi tradizionali in una posizione di svantaggio’’ afferma la Retail Industry Leaders Associations, la lobby di colossi tradizionali come Walmart, riferendosi alla norma del 1992 che ha reso internet uno spazio esentasse e che la Corte Suprema, con la sua sentenza, ha ora spazzato via. Ma i nove saggi consegnano un’importante vittoria anche agli stati americani, concedendo loro più potere per la riscossione delle tasse sulle vendite sul web, rimpinguando quindi le casse pubbliche: secondo alcune stime la mancata imposizione delle imposte ha causato la perdita fra gli otto e i 23 miliardi di dollari di entrate per gli governi statali. Nel motivare la decisione il giudice Anthony Kennedy spiega come il mondo è cambiato dal 1992, quando gli ordini via posta valevano 180 miliardi di dollari, e quindi anche le regole devono adeguarsi.

“Lo scorso anno le vendite al dettaglio online sono state 453,5 miliardi di dollari’’ afferma Kennedy soffermandosi anche sul caso Amazon, il colosso più volte criticato dal presidente Donald Trump per non pagare le tasse. ’’Alcune società, come il gigante Amazon, ora impongono volontariamente tasse e pagano quelle negli stati in cui sono previste, anche se non sono presenti fisicamente’’. Il colosso di Jeff Bezos impone tasse ai consumatori negli stati che le impongono ma solo quando vende i propri prodotti e non quelli di terzi. Circa la metà delle vendite su Amazon è di prodotti di rivenditori terzi, molti dei quali non impongono tasse. Ma la decisione spacca la Corte Suprema.

Fra i contrari il giudice John Roberts. ’’L’e-commerce è cresciuto e diventato una parte significativa della nostra economia. A cambiare le regole, con il rischio di distruggere lo sviluppo del settore, dovrebbe essere il Congresso’’.

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