La banche private svizzere sono già sotto pressione, ma il vero "stress test" arriverà quando la borsa non sarà più favorevole: la messa in guardia giunge da uno studio della società di consulenza ZEB reso pubblico oggi a Zurigo.
Nel 2010, quando si sono fatti visibili i problemi del comparto, i mercati hanno avviato una fase positiva. Questo ha permesso agli istituti in questione di aumentare i patrimoni amministrati di quasi un quarto fra il 2010 e il 2014, mentre i ricavi sono saliti dell’11%. Due terzi di questa crescita sono appunto dovuti alla borsa, stima ZEB.
Ma diverse crisi e i problemi delle economie emergenti stanno incidendo sui corsi, mettendo le banche private di fronte a una nuova, preoccupante realtà. Questo perché la gran parte delle società in questione non sono pronte a far fronte a turbolenze sui mercati.
L’azienda di consulenza ha elaborato due scenari per 20 banche: il primo con una borsa stabile, il secondo con un arretramento del 10% in tutti i settori di investimento. In entrambi i casi i ricercatori hanno inoltre puntato su un ulteriore flessione dei margini.
I risultati vengono definiti "drammatici". Anche nello scenario senza correzione del mercato gli attuali 2 istituti in perdita salirebbero a 6, mentre il numero di banche che dispongono di margini di guadagno sufficienti scenderebbe da 8 a 4. Nello scenario più grave 13 istituti scivolerebbero nelle cifre rosse e solo due sarebbero veramente in grado di sopravvivere.
Lo studio invita quindi il settore ad agire, prima che sia troppo tardi, concentrando l’attività su mercati e segmenti di clientela attrattivi, riducendo la gamma di prodotti e dinamizzando i processi. Non tutti però ce la faranno: secondo ZEB entro il 2020 spariranno un terzo delle banche private. Il loro numero scenderà da 140 a circa 100.