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La Cina contadina e due documentari sul 7 ottobre

Il Concorso si è aperto con Huo Meng e il suo racconto della Cina del 1991, mentre Brandon Kramer e Tom Shoval raccontano gli ostaggi di Hamas

Living the Land
(Floating Light (Foshan) Film and Culture)
14 febbraio 2025
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Nella innevata Berlino ha aperto le danze del Concorso il cinese ‘Sheng xi zhi di’ (Living the Land), scritto e diretto da Huo Meng. Un film che subito ci ha portato alla memoria i grandi film di Ermanno Olmi ‘L’albero degli zoccoli’ e ‘Cammina cammina’ per l’importanza data a paesaggi contadini che sorprendentemente richiamano la campagna lombardo-veneta. Il regista ci porta nel 1991, anno importante per lo sviluppo economico cinese: la campagna si modernizza nei mezzi e nella mentalità. Non a caso il film inizia con un funerale tradizionale – donne piangenti, fuochi d’artificio, preghiere spettacolari, un momento di grande magia contadina – seguito dall’annuncio che questi funerali dovranno sparire. La vicenda si svolge in un villaggio dove il baratto è ancora economia, dove il futuro non è una necessità, dove i bambini giocano liberi e anche il grave handicappato mentale trova il suo posto. Non un mondo idilliaco: il lavoro è sempre duro e gli eventi della natura non sono sempre pacifici, le leggi impongono il controllo delle nascite e costringono le donne che hanno già due figli alla barbara impossibilità a non averne altri. È un film di sguardi e di sentimenti, anche disattesi, è un film che rispetta il tema che si è dato con dignità. Quello che manca, e c’era in Olmi, è la poesia dei luoghi e delle situazioni.

A una storia più attuale si rivolgono due forti film documentari fuori concorso come ‘Holding Liat’ dello statunitense Brandon Kramer, visto al Forum, e l’israelo-statunitense ‘Michtav Le'David’ (A Letter to David) di Tom Shoval, inserito nel programma Berlinale Special. Due film importanti perché parlano degli ostaggi israeliani in mano a Hamas e affondano il tema del 7 ottobre 2023 e delle sue conseguenze, mostrando immagini e spingendo a considerazioni che non sono apparse nel dibattito pubblico di questa terribile guerra dove il fronte interno ha pagato tutto e di più. Più potente il primo, più politico il secondo. La Liat del titolo è Liat Beinin Atzili che quel 7 ottobre fu presa prigioniera insieme al marito dai guerriglieri di Hamas, poco dopo Brandon Kramer inizia a filmare con la sua famiglia il tempo della sua detenzione, scoprendo il coraggio di suo padre Yehuda Beinin appoggiato e frenato nell’ardore da sua moglie Chaya. Yehuda non nasconde il suo disprezzo per Netanyahu e urla che quello che è successo e il mancato rilascio dei prigionieri subito è colpa del premier israeliano. Viene applaudito anche da un avvocato palestinese, che lo stesso Yehuda fatica a salutare, rendendosi però conto che è la presenza di chi gli sta intorno a frenare un segnale di pace. L’attesa della liberazione di Liat è accompagnata dalla consapevolezza che il marito di lei è morto durante l’assalto. Al funerale Liat rende onore al marito anche cantando e ballando, mentre il padre da parte piange, ricevano anche la telefonata del presidente Biden, che ricorda loro di aver perso anche lui i figli. Un grande film che reclama un mondo di pace. Altro è lo spirito antipalestinese che sviluppa ‘Michtav Le'David’ sul rapimento di David Cunio. La lettera del titolo gli è mandata dal suo gemello Eitan: entrambi erano stati protagonisti di un film, ‘Youth’, sempre di Shoval che si rende conto dell’amara ironia del destino: in quel film i due gemelli rapivano una ragazza per chiedere un riscatto. Il film ha il merito di mostrare come il mondo israeliano viva come un tradimento quel tragico 7 ottobre: nei kibbutz erano tranquilli e felici, i loro verdi campi arrivano al confine con Gaza, le loro succose arance si vedono da Gaza, e mentre parlano di quanto successo si sentono le bombe cadere su Gaza.

Non ha convinto, in Concorso, ‘Hot Milk’ scritto e diretto da Rebecca Lenkiewicz, mescolando medicina e stregoneria nella bella Almería, veleggia in un racconto che non coinvolge e non emoziona.