Tra cinema sperimentale e grandi successi come la serie Twin Peaks e Mulholland Drive, Lynch aveva 78 anni
David Lynch è morto oggi nella sua casa di Los Angeles all'età di 78 anni. Il regista, autore della fortunata serie ‘Twin Peaks’ oltre che di film come ‘The Elephant Man’ e ‘Mulholland Drive’, aveva rivelato di soffrire di una grave forma di enfisema polmonare. Fumatore incallito fin dall'età di 8 anni, Lynch aveva smesso di fumare tre anni fa. "Il fumo è qualcosa che ho amato moltissimo, ma alla fine ha avuto la meglio", aveva dichiarato. "Era parte della mia vita artistica: l'odore del tabacco, accendere una sigaretta, poi tornare a guardare cosa avevi fatto, o a riflettere su varie cose. Niente al mondo è così bello, ma nel frattempo mi stava uccidendo".
Lynch ha ridefinito i confini del cinema e della televisione contemporanea attraverso uno stile unico e immediatamente riconoscibile, caratterizzato da atmosfere oniriche e surreali. Il suo percorso artistico iniziò con il film sperimentale ‘Eraserhead’ (1977), diventato rapidamente un classico ‘midnight movie’, come vengono chiamati i film cult che a causa dello stile non convenzionale sono esclusi dalla normale programmazione. La svolta commerciale arrivò nel 1980 con ‘The Elephant Man’ che gli valse le prime candidature agli Oscar come miglior regista e miglior sceneggiatura non originale.
Durante gli anni Ottanta e Novanta, Lynch ha consolidato la sua reputazione di autore capace di muoversi tra cinema mainstream e sperimentazione. Dopo l'esperienza sostanzialmente negativa con ‘Dune’ (1984), primo adattamento cinematografico del romanzo di fantascienza di Frank Herbert, Lynch ha creato alcuni dei suoi lavori più significativi: ‘Velluto blu’ (1986), un noir psicologico che esplorava il lato oscuro della provincia americana, e ‘Cuore selvaggio’ (1990), vincitore della Palma d'Oro a Cannes.
Il suo contributo più rivoluzionario alla cultura pop è stato probabilmente ‘Twin Peaks’ (1990-91), di fatto la prima serie tv nel senso moderno del termine, cambiando il modo di fare fiction in televisione. Creata insieme a Mark Frost, la serie è incentrata sull'omicidio della giovane Laura Palmer in una cittadina apparentemente tranquilla, mescolando elementi del poliziesco con il soprannaturale e il surreale.
Nei suoi ultimi lavori, Lynch ha spinto ancora più in là la sua ricerca formale e narrativa. ‘Mulholland Drive’ (2001), considerato da molti il suo capolavoro, è un complesso puzzle narrativo ambientato a Hollywood che esplora i temi dell'identità e dell'illusione. Il film gli è valso la sua terza nomination all'Oscar come miglior regista. Il suo ultimo lungometraggio, ‘Inland Empire’ (2006), ha rappresentato forse il punto più estremo della sua sperimentazione formale.
Lynch non è stato solo un regista: è stato anche pittore, musicista e fotografo. Ha praticato la meditazione trascendentale per cinquant'anni e nel 2005 ha creato la David Lynch Foundation per promuoverne l'insegnamento nelle scuole. Nel 2019 ha ricevuto un Oscar alla carriera per il suo contributo al cinema.
Il suo stile, definito "lynchiano", ha influenzato profondamente la cultura visiva contemporanea. Le sue opere sono caratterizzate da una particolare attenzione al sound design, dall'uso di immagini oniriche e surreali, e da narrative non lineari che sfidano le convenzioni del racconto cinematografico tradizionale. Lynch ha sempre rifiutato di spiegare i significati nascosti dei suoi film, preferendo lasciare allo spettatore il compito dell'interpretazione.
La sua ultima apparizione cinematografica è stata nel film ‘The Fabelmans’ (2022) di Steven Spielberg, dove ha interpretato il regista John Ford in una memorabile scena finale.
Lynch lascia un'eredità artistica che va ben oltre il cinema convenzionale. Il suo lavoro ha dimostrato che è possibile realizzare opere profondamente personali e sperimentali mantenendo al contempo un dialogo con il pubblico mainstream.