Berlinale

‘Piccole cose come queste’ aprono noiosamente la Berlinale

Al tanto atteso ‘Small Things Like These’ non basta Cillian Murphy candidato all'Oscar. Fa di meglio l'indiano ‘Kottukkaali - The Adamant Girl’

Cillian Murphy
(Shane O’Connor)
15 febbraio 2024
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Pioviggina in una grigia Berlino dove l’edizione numero 74 della Berlinale si è aperta con la noia di un film come ‘Small Things Like These’, di cui tutti parlano per la presenza come protagonista di quel Cillian Murphy in forte odore di Oscar per la sua bella interpretazione in ‘Oppenheimer’ di Christopher Nolan. ‘Small Things Like These’ è diretto dal belga Tim Mielants, al suo secondo lungometraggio; con il primo ‘De Patrick’ ha vinto il premio per la miglior regia a Karlovy Vary e sette Ensor Flemish Film Awards, per il resto tanto lavoro televisivo, comprese tre serie delle quali una della Bbc – ‘The Responder’, con Martin Freeman – ha ricevuto nomination ai premi Bafta, Rts ed Emmy.

Il regista non brilla in questo drammone malamente melodrammatizzato, tratto dall’omonimo romanzo della scrittrice irlandese Claire Keegan, che ha scritto anche il materiale di partenza per il dramma già candidato all’Oscar ‘The Quiet Girl’ di Colm Bairéad. Questo ‘Small Things Like These’ è ambientato in Irlanda, la storia si dipana in una piccola città dove, nel 1985, nelle settimane precedenti al Natale, Bill Furlong, un commerciante di carbone e padre di famiglia viene a conoscenza degli abusi avvenuti nel convento locale, atti che lo costringono a confrontarsi con il trauma della propria infanzia e a fare una scelta morale. Il convento non è che una delle malfamate Magdalene Laundries, dove feroci monache cattoliche si impegnavano a sfruttare, punire e rieducare brutalmente bambine, giovani e donne ‘cadute’ prostitute, ragazze madri o persone invise alla propria famiglia per qualsiasi motivo.

Indizi

Il romanzo conteneva una serie di indizi offerti al lettore che nel film si perdono, anche il più visibile, come il cognome del protagonista: Furlong significa “lunghezza del solco”, ovvero la distanza di un ottavo di miglio che una squadra di buoi poteva arare senza riposare. E, ancora, il romanzo non punta lo sguardo sulle vittime del convento o sulle suore che le imprigionavano tra alte mura “sormontate da vetri rotti”, ma piuttosto su Bill Furlong e sulla sua straziante ricerca di un senso. È lui il ‘Bue’ che senza posa mastica la morale dentro di sé in un mondo che è anche quello della sua famiglia, quello che lo circonda e che vive male, ma il regista si perde la bellezza dello scritto e, affidandosi alla bella scrittura fine a sé stessa, mai penetra nel personaggio, nella sua epica privata.

Mielants gode di una stanca narrazione e il risultato è la noia davanti all’esercizio. Peccato perché spreca un cast di buon rilievo, a cominciare da Cillian Murphy (Bill Furlong) per andare alla superba Eileen Walsh (nella parte della signora Furlong) e a una impagabile Emily Watson (la cattiva Sister Mary).

Crudeltà maschilista

Su ben altro livello si situa il film che ha aperto le proiezioni stampa, l’indiano ‘Kottukkaali - The Adamant Girl’ di Vinothraj PS, un regista originario di Madurai, Tamil Nadu, India, già vincitore con il suo film precedente a Rotterdam. Autore anche della sceneggiatura, il regista ci porta in un villaggio di campagna in un’India rurale dove solo qualche auto moderna e i telefonini rompono un’eterna monotona pace. Qui conosciamo due famiglie che tentano di unire in matrimonio i loro pargoli; solo che lei, la bella Meena (la bravissima Anna Ben) è innamorata di un altro, per di più di una casta inferiore, e saputo del matrimonio combinato si è chiusa in un totale mutismo. Lui, Pandi (il talentuoso Soori), è un uomo iroso e violento, deciso ad averla come sposa, appoggiato com’è da entrambe le famiglie ammalate di un insano misoginismo.

La commedia è stupenda e il viaggio che tutti intraprendono per portare a esorcizzare la refrattaria sposa si trasforma in un gustoso road movie in cui la violenza esplode intrattenibile, ma dove matura lucidamente in Pandi l’idea che la magia superstiziosa non abbia potere su Meena, ma solo su di lui, e l’‘ordine naturale’ crolla. Il regista-autore si nega alla fiaba e mostra la tortura cui è sottoposta la donna: un ultimo tentativo di restituirla alla normalità rivolta lo stomaco per la lucida crudeltà maschilista. E fa male. Un grande film che sfora il grigio di questa giornata.


Sivakarthikeyan productions
Da ‘Kottukkaali- The Adamant Girl’, di Vinothraj PS

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