Musica

Tace per sempre la chitarra di Vic Vergeat

Virtuoso classe 1951, nato a Domodossola ma svizzero d’adozione, aveva 72 anni

Estival Jazz, anno 2014
(Ti-Press)
1 novembre 2023
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Leader degli storici Toad, fiore all’occhiello del rock svizzero, Vic Vergeat – all’anagrafe Vittorio, classe 1951 – è morto oggi all’ospedale di Domodossola all’età di 72 anni. Ossolano di nascita, svizzero a tutti gli effetti (e affetti), il chitarrista, cantautore e produttore discografico si è spento “dopo breve malattia”, recita l’ufficialità della notizia.

La storia di Vuc Vergeat inizia con il 15enne chitarrista che entra piemontesi Black Birds e poi, negli anni a venire, si trasferisce a Londra per collaborare con gli Hawkwind. Ma è nei Toad, gruppo hard rock svizzero, con il quale si identifica il Vergeat di successo prima della band che porterà il proprio nome e cognome. I Toad si ricordano per una manciata di album nei primi anni ’70, tra i quali spicca ‘Tomorrow Blue’ (1972). Una volta uscito dal gruppo, Vergeat si trasferisce negli Stati Uniti per registrare ‘Vic Vergeat Band’, album prodotto da Dieter Dierks (Scorpions) capace di raggiungere la top 50 delle rock charts di Billboard. Nei primi anni Ottanta, il chitarrista forma The Bank, da cui due album, nel 1985 e 1986. Di spalla per alcuni concerti a band del calibro di Aerosmith e Nazareth, Vergeat torna in Europa per dare vita, nel 1992 assieme a Marc Storace dei Krokus, al progetto Blue, per l’omonimo disco del 1992.

La storia di Vuc Vergeat si incrocia anche con una altro caposaldo della musica svizzera e ticinese, i Gotthard del live ‘D-Frosted’, anno 1997. L’episodio cartoon ‘Pingu Hits’, il live con Marco Storace, ‘When A Man...’, nel 1998, poi, nell’anno duemila, la collaborazione con Gianna Nannini, in veste di autore e musicista. Con la Vic Vergeat Band lo si ricorda in due tributi a Jimi Hendrix insieme a Steve Lukather e Robben Ford, con doppio live. Del 2006 è il suo ‘Live at Music Village’, che lo porta in tour in Russia. Dei suoi Estival diciamo di seguito.

‘Figlio di Hendrix, ma non solo’

La pagina social di Vic Vergeat ha una copertina di tutto rispetto. Lo si vede insieme al fu Claudio Taddei e a Steve Cropper, oggi 82enne. Musica organizzata in mezzo a quella suonata, nella foto pare fare gli onori di casa Jacky Marti, che rilancia quell’immagine sul suo profilo. Giusto nel novembre di un anno fa, Mister Estival aveva scritto di Vergeat: “Oggi ho sentito Vic al telefono. Non ricorda quasi nulla. Ma mi ha chiesto di salutare tutti i suoi amici con tanto affetto, e ha promesso che quando starà meglio tornerà a suonare”. «L’ho sentito un paio di volte negli ultimi tempi, ho sempre avuto la sensazione che avesse piacere di parlare, anche se non sono sicuro sapesse con chi stesse parlando», ci dice oggi Jacky. Il ricordo di Vic, «che conosco da oltre cinquant’anni», va indietro fino al primo concerto che Piazza della Riforma a Lugano abbia mai ospitato: «Lo organizzò tale Pierino Ferrari, sul palco c’erano i Toad naturalmente, il gruppo più importante del rock svizzero, con Vic in trio con Werner Frihlich e Cosimo Lampis. ‘Tomorrow Blue’ è uno degli album rock più belli che io abbia mai ascoltato».

I ricordi di Jacky non possono prescindere dal suo Estival, che nel 2009 ospitò la Vic Vergeat Rock Band reunion, sul palco una superband con Vergeat e Lampis insieme a Tim Hinkley (Streetwalkers, Whitesnake) e al session man Mel Collins, special guest Kat Dyson. L’edizione del 2014, invece, si fa ricordare per l’inedito trio chitarristico completato dal già affermato Joe Colombo e da un giovane Andrea Bignasca in piena esplosione. Chi era in piazza, quella sera, ricorderà un set ‘power’, anzi ‘powerissimo’. Jacky: «Vic è stato un grande chitarrista non solo elettrico. Figlio di Jimi Hendrix, certo, ma anche meravigliosamente acustico nel bell’album nel quale rivisita anche il repertorio dei Beatles (‘Just The Two Of Us’, 2011, ndr).

«Tecnica incredibile», Vic Vergeat «ha girato il mondo, ed era un luganese a tutti gli effetti», chiude Mister Estival. «Lo ricordo scherzare con me su quel pezzo nato quasi per caso. Qualcuno gli chiese una cosa molto semplice, un jingle, che poi diventò la sigla del cartoon Pingo. “Ho guadagnato di più in 5 minuti che in tutti i concerti della mia vita”, mi disse una volta». B.D.

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