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C’è del marcio alla Berlinale

Carlo Chatrian lascerà il suo posto dopo l'edizione 2024. È partito il valzer delle poltrone, ma più che di Locarno, si parla del Lido

Già direttore artistico del Locarno Film Festival
(Keystone)
19 settembre 2023
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Citare Shakespeare e il suo Amleto, “C’è del marcio in Danimarca”, cambiando Danimarca con Berlinale, non è solo un gioco. In fondo la frase shakespeariana, nell’originale pronunciata da Marcellus, ufficiale danese, nel primo atto di Amleto all’apparizione dello spettro del re assassinato, ben si adatta alla situazione creatasi alla Berlinale con l’annuncio della fine del rapporto con il grande Festival della capitale tedesca dato dal Direttore artistico Carlo Chatrian. Sussurrate da tempo e annunciate a Venezia durante la Mostra poche settimane fa, le dimissioni di Chatrian hanno fatto il giro del mondo e provocato nei media del settore, e anche in altri, riflessioni e anche di più, fino ad arrivare a lettere aperte a favore del Direttore contro il Festival berlinese. Ma andiamo con ordine.

‘Non esistono più le condizioni’

Carlo Chatrian lascerà il suo posto dopo l’edizione 2024 della manifestazione tedesca, quando scadrà il suo contratto. La decisione è arrivata dopo le dimissioni annunciate da Mariëtte Rissenbeek, direttrice esecutiva, durante la gestione artistica di Chatrian. Il fatto è che la Kulturveranstaltungen des Bundes di Berlino (il Kbb unisce la Berlinale, il Berliner Festspiele con il Gropius Bau e la Haus der Kulturen der Welt ‘Hkw’) ha annunciato che abbandonerà il modello del direttore esecutivo in coppia con il direttore artistico, per tornare ad avere un unico direttore responsabile di entrambe le posizioni. Questo spinge il Direttore a non proseguire il suo progetto di Festival, già appesantito dagli anni di Covid, come spiega nella dichiarazione ufficiale da lui fornita e pubblicata dalla Berlinale che recita come segue: “Negli ultimi quattro anni alla Berlinale ho avuto la fortuna di lavorare al fianco di persone straordinarie, innamorate del cinema come me, che si sono totalmente dedicate a rivitalizzare uno dei più grandi festival cinematografici del mondo. Insieme, abbiamo aiutato così tanti talenti e grandi storie a raggiungere il mondo. E sono grato a tutte le persone che mi hanno sostenuto e hanno creduto in me. (…) Pensavo che la continuità potesse essere facilitata se fossi rimasto a far parte del festival, ma nella nuova struttura così come è stata presentata, è abbastanza chiaro che non esistono più le condizioni per continuare a fare il direttore artistico. La prossima edizione del festival sarà quindi la fine di questo gratificante percorso”.

Da Scorsese a Côté

Sono parole chiare, dure e pesanti, dette da un uomo che ha un’idea propria della cultura cinematografica già espressa al Festival di Locarno dal 2012 al 2018. E il nome di Locarno legato a un suo ritorno è corso durante la Mostra veneziana, visto il cambio di presidenza sulle rive del Lago Maggiore, come più forti sono le voci che lo vedono come direttore proprio al Lido dopo il lungo regno di Alberto Barbera, che dopo un interregno tra il 1999 e il 2001, è assiso al trono di doge della laguna cinematografica dal 2012. Ma al di là delle voci, a confortare Chatrian è stata una lettera aperta che trecento cineasti di tutto il mondo hanno pubblicato a sostegno del direttore artistico, protestando contro “il comportamento dannoso del ministro tedesco Claudia Roth”. Tra i firmatari figurano Martin Scorsese, Paul Schrader, Radu Jude, Margarethe von Trotta, Bertrand Bonello, Apichatpong Weerasethakul, Kleber Mendonça Filho, Ulrich Seidl, Kim Young woo, Claire Denis, Hong Sangsoo e Denis Côté.

Ecco le prime frasi della lettera: “Noi, un gruppo eterogeneo di cineasti provenienti da tutto il mondo che nutrono un profondo rispetto per il Festival Internazionale del Cinema di Berlino come luogo per il grande cinema di tutti i generi, protestiamo per il comportamento dannoso, non professionale e immorale del ministro di Stato Claudia Roth che ha costretto lo stimato direttore artistico Carlo Chatrian a dimettersi nonostante le promesse di prolungare il suo contratto. Carlo Chatrian non sarà un uomo di spettacolo, ma nei suoi modi pacati, lui e il suo team hanno scelto un percorso curatoriale aperto e artisticamente gratificante, mostrando nuove direzioni del cinema mondiale, sfidando gli stereotipi e collegando diversi filoni cinematografici. Nonostante le circostanze più difficili, tutte al di fuori del controllo di Chatrian – la pandemia, le restrizioni finanziarie e il deterioramento del centro del festival intorno a Potsdamer Platz – le edizioni passate sotto la sua guida sono state molto vive, piene di sorprese positive e, nonostante il minor numero di film proiettati, molto popolari, al pari dei tempi pre-pandemia”.

Sono queste parole chiare a spiegare il senso che Mariëtte Rissenbeek e Chatrian hanno voluto dare alla manifestazione berlinese, iniziando a lavorare insieme per la Berlinale per arrivare a codirigere la loro prima edizione nel 2020, sostituendo Dieter Kosslick. Ora abbiamo solo una sicurezza: la 74esima Berlinale si svolgerà dal 15 al 25 febbraio 2024. Sarà l’ultima di Chatrian o ci sarà un ripensamento politico? Intanto a Berlino si pensa a un direttore manager e l’unico nome sulla piazza è quello di Olivier Père, anche lui già a Locarno: ma oggi il prestigioso Directeur général d’Arte France Cinéma et directeur de l’Unité Cinéma d’Arte France, avrà voglia di lasciare tutto per dirigersi verso Berlino sapendo che “C’è del marcio alla Berlinale”?

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