laR+ Eurovision Song Contest

Nella città dei Beatles, uniti dalla musica

Liverpool è pronta per il festival che doveva tenersi in Ucraina. Cantando contro la guerra, la Svizzera cerca un posto tra i grandi con Remo Forrer.

Le semifinali questa stasera, 9 maggio, e giovedì 11. Sabato 13, la finale
(Keystone)
9 maggio 2023
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Il motto dell’Eurovision Song Contest di quest’anno è ‘United By Music’, e cioè ‘Uniti dalla musica’. Parlare di United a Liverpool pare una mezza provocazione, ma per fortuna il calcio nulla c’entra con l’Eurovision Song Contest, gara canora magari non sempre sobria, ma per la quale è ammesso festeggiare la propria nazione anche se si appartiene a un’altra. All’Eurovision Song Contest, anche quest’anno, nessuno ti aspetterà alla stazione con le mazze da baseball, nessuno ti farà a pezzi l’auto se esporrai la bandiera della tua nazione fuori dal finestrino, nessuno ti rincorrerà in mezzo ai prati per prenderti a cinghiate e nessuno, dagli spalti dell’evento più inclusivo al mondo, ti darà dello zingaro, del terrone o del negro di m****. E se anche dovesse partire un “buuu”, è bene sapere che in musica “buuu” lo si grida esclusivamente per sottolineare le stecche (quando uno sbaglia, indipendentemente dalla nazione di provenienza).

Per dovere di cronaca, e sempre restando al campo squisitamente musicale, è bene anche dire che l’atto più oltraggioso del quale un pubblico può rendersi protagonista è al massimo il lancio di ortaggi verso il palco, ma il popolo dell’Eurovision è ancor più signorile di quello della musica lirica, e non è solito recarsi nei palazzetti con i pomodori, se non nei panini. Pertanto, pur col suo retrogusto calcistico, diamo il benvenuto a questo ‘United By Music’, slogan così bello che forse nemmeno gli ultrà del City (che stanno a Manchester, esattamente come quelli dello United) avranno da ridire.


Benjamin Ramsauer
Remo Forrer

Tatuaggi e pistole ad acqua

Fresco di tatuaggio ‘Watergun’ (che è poi il titolo della sua canzone), dietro il braccio destro, Remo Forrer si era già inciso su quello sinistro ‘Music is life’ (la musica è vita). Il giovane svizzero chiamato a difendere i colori rossocrociati a Liverpool, città dei Beatles (ma anche città che per le violenze calcistiche ha chiesto scusa e ha saputo difendersi e difendere chi va allo stadio) proverà a fare meglio di Gjon’s Tears, terzo nell’anno dei Måneskin (il 2021, con ‘Tout l’Universe’) e quindi meglio di Annie Cotton, chanteuse canadese anch’ella terza, con ‘Moi, tout simplement’. Era il 1993, e la Svizzera si rivolgeva nuovamente al Canada dopo la vittoria della connazionale Céline Dion, confederata per il tempo di ‘Ne Partez Moi Sans Moi’, correva l’anno 1988.

Secondo i bookmaker, il nostro Forrer si qualificherà per la finale. Il 21enne originario di Hemberg (Canton San Gallo) è dato poco oltre i primi dieci, ma tra i grandi di sabato, dove approdano di diritto i vincitori dell’edizione precedente, ovvero l’Ucraina (vedi sotto), insieme ai padroni di casa e a Germania, Italia, Francia e Spagna, ovvero ‘quelli che ci mettono i soldi’ (nel senso che Gran Bretagna, Germania, Italia, Francia e Spagna sono le Big Five, ovvero le cinque nazioni che vanno direttamente in finale in virtù dei loro investimenti nell’Unione europea di radiodiffusione (Uer).

Corsi e ricorsi storici

Se terzo posto per Forrer non dovesse essere, e nemmeno secondo e primo, obiettivo parziale sarà fare meglio di Marius Baer, 17esimo tra i 25 di Torino 2022 con la splendida ‘Boys Do Cry’, affossata da una coreografia così così. Della canzone portata in gara, questo pensa Forrer: “Mi hanno colpito l’atmosfera generale e le note basse”. Ne ha da vendere, di note basse, il finto-teenager Remo, che quando apre bocca produce un timbro da crooner sovrappeso. “Anche il testo mi ha colpito”, e cioè “pensare che il protagonista della canzone da piccolo giocava con le pistole ad acqua e adesso è in guerra e deve sparare con quelle vere. Io ho 21 anni – ci aveva detto nel marzo scorso in occasione del tradizionale showcase alla Rsi – ho l’età in cui da noi si fa la scuola reclute, e il pensiero che ragazzi della mia età, non lontani da qui, si ritrovino a combattere per sopravvivere mi ha spinto a voler raccontare questa storia”.

‘Watergun’ non sarà colta come ‘Boys Do Cry’, che una sua forza testuale l’aveva comunque (anche i ragazzi piangono), ma il tema è caldo, il Forrer si fa voler bene e l’Eurovision (e un paio di altre circostanze forse più pregne di significato) c’insegnano che nella vita non si sa mai come va a finire.

Dove eravamo rimasti

A Torino, nel caldo maggio di un anno fa, un plebiscito di voti incoronò la Kalush Orchestra di ‘Stefania’; nella sala stampa allestita presso l’ex hub vaccinale a un tiro di schioppo dall’ex Stadio Comunale di Torino, il gruppo ucraino diede appuntamento a Kiev, annuncio apparso subito un tantino avventato, rivelatosi infine un sogno irrealizzabile e irrealizzato. L’organizzazione dell’evento è così passata alla Gran Bretagna, seconda con Sam Ryder e la bella ‘Space Man’, bowiana per contenuti, mercuriana (dal defunto Freddie) per vocalità.

Nella Liverpool pronta per lo spettacolo, che la scorsa settimana ha festeggiato il gemellaggio Ukraine-U.K. con una beatlesiana ‘Blue and Yellow Submarine Parade’, siamo tutti televisivamente invitati nell’Arena che porta il nome della città: dentro ci stanno fino a 11mila persone, il palco è grande più di 450 metri quadrati, è dotato di schermi ruotanti, di 700 pannelli video integrati nel pavimento e un chilometro d’illuminazione a Led, un bendidìo luminoso presentato il mese scorso davanti a Re Carlo III e consorte. Re Carlo a parte, e a parte i Take That come atto conclusivo, lo spettacolo visto domenica scorsa, dentro e fuori la struttura elisabettiana che ha ospitato la festa per l’incoronazione, di luci non mancava affatto, anzi.

Questa sera

Per la felicità dei tifosi di Milan e Inter, impegnati domani nel derby fratricida, l’Eurovision di quest’anno ha programmato le sue semifinali stasera e giovedì 11 maggio. Oltre alla Svizzera, tra poche ore canteranno Norvegia, Malta, Serbia, Lettonia, Portogallo, Irlanda, Croazia, Israele, Moldavia, Svezia, Azerbaijan, Repubblica Ceca, Paesi Bassi e Finlandia. E siccome ha sempre ragione, solo il pubblico deciderà chi va in finale, tramite televoto. Le giurie voteranno soltanto di sabato.

A presentare le semifinali sono state chiamate la cantante ucraina Julia Sanina (pseudonimo di Julija Oleksandrina Bebko, frontwoman del gruppo The Hardkiss), l’attrice britannica Hannah Waddingham (‘Il Trono di spade’, ‘Ted Lasso’) e Alesha Dixon, giurata di ‘Britain’s Got Talent’. Per la finale si unirà al trio Graham Norton, storico commentatore dell’Eurovision Song Contest per la Bbc, talmente storico che nel film ‘Eurovision Song Contest: The Story of Fire Saga’, ironica (auto)celebrazione della manifestazione con Will Ferrer, Norton interpreta sé stesso. A completare il cast dei presentatori, l’ucraino Timur Miroschnytschenko, già commentatore del Junior Eurovision Song Contest 2005, il primo a essere trasmesso in Ucraina. Tra gli ospiti della serata finale, sulle note di ‘Imagine’, è atteso Mahmood, alla sua terza presenza all’Eurovision dopo due partecipazioni in gara.

Confidando nelle pistole ad acqua (in ogni senso), non ci resta che intonare – poco importa se intonati oppure no – l’annuale Hopp Suisse!


Il programma delle semifinali, con Remo Forrer (e ‘Watergun’ scritto sulla pelle)

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