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Blues to Bop chiama, Estival risponde

Il festival di blues più longevo della Svizzera italiana torna dal 25 al 28 agosto, con dentro Estival Jazz ‘one night only’ (aspettando il gran ritorno)

Una piazza per due
22 agosto 2022
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In versione bonsai – la versione d’emergenza – o in dimensione reale – quella di quest’anno – le radici di Blues to Bop restano forti. La 32esima edizione del festival di blues più longevo della Svizzera italiana torna dal 25 al 28 agosto a Lugano. Non più dunque «tre giorni, tre palchi, tre artisti, tre piazze» (Filippo Corbella, direttore artistico), ma un giorno in più del solito che significa Estival Jazz, quest’anno ‘inglobato’ in Blues to Bop per un’unica data, quella del 27 agosto.

Lunedì 22 agosto, Villa Ciani, Parco Ciani, conferenza stampa di presentazione del doppio evento con doppia rappresentanza: insieme a Corbella c’è Ed Bersier, memoria storica della prima manifestazione; con Jacky Marti c’è Andreas Wyden, la coppia di Estival da sempre. «È l’ultima occasione di divertimento prima che inizino le scuole, un divertimento adeguato, rispettoso. Non è baccano, ma musica di qualità». All’insegna di un ‘last but not least’, è Roberto Badaracco a introdurre la doppia manifestazione. Il vicesindaco ridice la sua su Estival Jazz, tornando su quanto anticipato a laRegione lo scorso 3 agosto: «Quella di Estival è una serata omaggio molto importante e con programma di altissimo livello. Quanto alla formula esatta, ne discuteremo alla fine di tutto. Come Città ci siamo già espressi». E l’espressione era, e ancora è, «vogliamo mantenere vivo il brand, che ha un valore inestimabile, con la collaborazione in esterna di Marti e Wyden. Riproporre le abituali tre serate sarebbe bello».


Bobby Rush

A scuola di Blues

Gli artisti della 32esima edizione si esibiranno a rotazione in Piazza Cioccaro, Piazza San Rocco, Piazza della Riforma; di sabato sera, l’appuntamento consueto a Morcote, nella Piazza Granda. Lo ricorda Claudio Chiapparino, Direttore divisione eventi e congressi in maglietta ufficiale Blues to Bop, prima che Filippo Corbelli faccia i nomi, sei statunitensi, due italiani e due svizzeri. A partire dall’88enne Bobby Rush, due Grammy per il miglior traditional blues album (2017 e 2021), quattordici Blues Music Awards e un posto in tre Hall of Fame: quella del Blues, quella dei Mississippi Musicians e quella del Rhythm & Blues. La sua autobiografia è uscita lo scorso anno, ora Lugano sarà terra di riprese per il suo corrispettivo in video, con videomaker dedicato. E ancora: Toni Green, musicista e predicatrice, già beniamina del Porretta soul festival, qui con i bolognesi Groove City; Nikki D & The Sisters of Thunder, band di Toledo, Ohio, con in testa Nicole ‘Nikki D’ Brown, erede della ‘sacred steel’, particolare stile del gospel afro-americano che vede la steel guitar come parte integrante del servizio religioso. E poi Vasti Jackson and the Mississippi Trinity, Nikki Hill e il più giovane King Solomon Hicks, 27 anni, un Blues Music Award come Miglior artista emergente per l’album ‘Harlem’ (2020), con il quartiere natìo a dare il titolo al disco.


King Solomon Hicks

L’Italia risponde ai nomi di Roberto Testini & The Blues Swingers e di Egidio ‘Juke’ Ingala & The Jacknives. La Svizzera a quelli di Lilly Martin, uno Swiss Blues Award nel 2020, e Marco Marchi & The Mojo Workers, vincitori di Swiss Blues Challenge nel 2011 e, per questo, a Berlino l’anno dopo a rappresentare la Confederazione all’European Blues Challenge e a Memphis, Tennessee, per l’International Blues Challenge subito dopo. A completare il quadro, la Blues to Bop School, momenti di approfondimento e riflessione sul blues guidati da alcuni degli ospiti della 32esima edizione, tutti presso la Darsena del Parco Ciani, tradotti in lingua italiana e a ingresso gratuito.


PFM

Tra il progressive e il Brasile

Chiapparino indossa la polo bianca di Estival ed è la volta di Jacky Marti. «L’ultima volta era il 2019. Sono stati anni complicati», spiega Jacki: il Covid-19, gli sponsor venuti a mancare, il desiderio di mollare tutto: «Abbiamo iniziato negli anni 70, quasi mille concerti organizzati, ci siamo detti che forse era arrivato il momento di terminare. Poi, quando è stata annunciata questa data unica, siamo stati sommersi da messaggi d’incoraggiamento, ci siamo resi conto che se una volta Estival era la nostra creatura, col tempo è diventata patrimonio di tutti, della comunità». E il desiderio di mollare è rientrato. «Noi ci saremo, per trasmettere il know-how». Mister Estival loda l’unione tra banche che quest’anno ha permesso la coesistenza delle due manifestazioni – «A metà anni 80 era così, ogni serata era patrocinata da una singola banca, poi la concorrenza ebbe la meglio. Eppure la collaborazione non può che fare bene alla cultura» – e spiega la genesi di questa data «nazionalpopolare, per nulla di nicchia», voluta così «per riconciliare il pubblico con la piazza, in attesa di tempi migliori».


Banda Dos Curumins

Quello della Premiata Forneria Marconi (Pfm) è un ritorno, il terzo (a Mendrisio nel 2008, a Lugano con l’Osi nel 2013, del secondo concerto v’è testimonianza integrale in Rete), quella dei Gypsy King (gli originali) è una ‘prima’; è una prima anche per i giovani della Banda Dos Curumins, chiamati ad aprire la serata, attesi a Lugano per Estival già prima del Covid. Per Jacki, «un dovere morale averli qui». I ‘Curumins’ sono la parte musicale di un più ampio progetto edificato dai ticinesi Alberto e Adriana Eisenhardt, che in Brasile aiutano i bimbi delle favelas in ambiti d’istruzione, formazione, attività ricreativa, cibo e musica. La Banda Dos Curumins ha all’attivo un premio per la miglior formazione educazionale del Brasile. Dopo Estival, il giorno dopo, suonerà nella maestosa Villa Arconati, nei pressi di Bollate. Anche Jacky Marti indossa la maglietta ufficiale di Estival, ma idealmente – nel ricordo che chiude l’incontro, quello Norman Hewitt, fondatore di Blues to Bop deceduto nel 2018 – le magliette le indossa entrambe: «Lo intervistai negli anni 70 per la radio, mai avrei pensato che i due festival si sarebbero uniti un giorno».

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