Spettacoli

Nella tempesta del classico: Sol Gabetta, Poschner e Osi al Lac

La violoncellista svizzero-argentina si è esibita a Lugano domenica scorsa, portando in scena l’ultima parte del suo progetto ‘Presenze’

7 giugno 2022
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"Se uno vuole semplicemente sentire la musica, lo può fare a casa scegliendosi il cd che più gli piace". Così affermava pochi giorni fa su queste pagine Sol Gabetta, violoncellista svizzero-argentina di fama internazionale, che domenica mattina al Lac di Lugano ha portato in scena l’ultima parte del suo progetto ‘Presenza’, a cui ha lavorato negli ultimi anni assieme al direttore Markus Poschner e all’Orchestra della Svizzera Italiana. Quanto messo in scena denota infatti un certo anticonformismo rispetto al tipico concerto di musica classica in cui i musicisti si dedicano esclusivamente all’esecuzione, mentre non hanno potere su molti altri aspetti come, ad esempio, la programmazione. L’idea di ‘Presenza’ è quella infatti di coinvolgere lo spettatore in sala facendogli vivere l’esperienza del concerto secondo quanto voluto dai musicisti e dagli organizzatori del festival, che in questo caso hanno avuto "carta bianca" su tutti gli aspetti, soprattutto quelli visivi e luminosi, grazie a questa particolare collaborazione. E il risultato ha sicuramente soddisfatto le aspettative.

Il programma della mattinata è dedicato principalmente al tardo Ottocento: primo atto con La tempesta, op.18 di Pëtr Il’ič Čajkovskij e il Concerto per violoncello e orchestra no.2 in re minore, op.199 di Camille Saint-Saëns, seguito dal secondo atto con Romeo e Giulietta e Concerto per violoncello e orchestra no.1 in la minore, op.33, rispettivamente degli stessi due compositori. Il postludio vede invece l’orchestra impegnata nell’esecuzione della celebre ouverture del Guglielmo Tell di Rossini.

La drammaticità della luce

Ciò che da subito caratterizza l’esibizione, in particolare durante il primo atto, sono le luci che seguono in maniera molto precisa la dinamica dei vari brani. Il momento dove lo spettatore maggiormente se ne rende conto è certamente durante l’apogeo de La tempesta: le luci, soffuse durante il momento più concitato, si accendono progressivamente man mano che le note si fanno più dolci, come a voler ricreare visivamente il sole che dopo il maltempo torna a splendere.

Terminato il brano di Čajkovskij, Sol Gabetta, assente fino a quel momento, porta sul palco, al centro della scena, la sua "presenza", illuminata ed esaltata da un occhio di bue proiettato nella sala in penombra. La performance del Concerto per violoncello e orchestra no.2 in re minore mette in risalto le capacità tecniche della violoncellista solista, la quale non delude le aspettative e porta a termine con successo la composizione di Saint-Saëns. La presenza di Sol Gabetta è anche "presenza scenica". Infatti, nei rari momenti in cui non suona, le sue movenze, comunque molto composte e inerenti alla situazione, sono quasi danzanti, volte ad coinvolgere gli spettatori in sala, i quali vengono ulteriormente trascinati dal ritmo delle melodie suonate dai musicisti dell’Osi.

Dopo una breve pausa, comincia il secondo atto, che ricalca l’impronta del primo. Lo spettacolo è meno entusiasmante a livello visivo rispetto alla prima parte, tuttavia non si può dire lo stesso per quel che riguarda la musica e la performance, in quanto Osi, Gabetta e Poschner mostrano nuovamente tutte le loro capacità, questa volta in un’atmosfera più convenzionale. L’apice della matinée arriva al termine, sulle note del Guglielmo Tell di Rossini che, dopo essere stato seguito con tutto l’entusiasmo del pubblico in sala, termina in un’atmosfera grandiosa e con tutte le luci che progressivamente illuminano la sala teatro del Lac a giorno. Segue un lungo applauso che si protrae per qualche minuto e che convince Sol Gabetta e colleghi musicisti a eseguire un ultimo breve brano fuori programma, nuovamente di Čajkovskij, che crea un’atmosfera drammatica e cupa, ma comunque coinvolgente, che segna dunque il termine di questo festival che pone le basi per una sorta di piccola rivoluzione all’interno dell’organizzazione degli eventi di musica classica convenzionali.

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