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Cannes 75, il cinema torna in sala

Un Fuori concorso con ‘Top Gun’ e George Miller, un Concorso con i Dardenne, David Cronenberg, Kelly Reichardt, Ethan Coen

(Keystone)
17 maggio 2022
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Due anni di pandemia hanno segnato il destino del cinema nelle sale, già tragico prima e perdente nei confronti delle tante piattaforme nate per distruggere il senso sociale dei film e per dar vita a un solitario e generalizzato onanismo globalizzato. Ecco allora che la più importante e inimitabile manifestazione cinematografica mondiale, il Festival di Cannes, nel riprendere in piena forza il suo ruolo all’interno del sogno cinematografico reclama il ritorno alle sale in nome della bellezza inimitabile del cinema. È il senso voluto da Thierry Fremaux, per festeggiare oltre al ritorno in sala, i 75 anni di Cannes: un invito a vivere il cinema.

Basta scorrere i titoli e gli autori che compongono il panorama che da questo martedì 17 maggio a sabato 28 si svelerà sulla Croisette, su quel lungomare che con alberghi leggendari si riflette nella storia del Mediterraneo. Anche qui le cose cambiano, come ogni onda non è uguale all’altra, Thierry Fremaux sarà accompagnato per l’ultimo anno dal presidente Pierre Lescure che lascerà al suo posto Iris Knobloch, non a caso una signora che per anni è stata dirigente Warner, una donna che si è sempre battuta per la fruizione dei film su grande schermo. Proprio oggi il Festival sarà aperto da un atteso film ‘Coupez!’ del premio Oscar Michel Hazanavicius, qui a Cannes nel 2011 con l’indimenticato ‘The Artist’, un film sulla storia del cinema, un argomento che investiga ancora in questo film annunciato come "commedia zombie". Hazanavicius è fuori concorso, dove si trova in compagnia dell’architetto Joseph Kosinski – che dirige Tom Cruise, Val Kilmer e Jennifer Connelly nell’attesissimo ‘Top Gun: Maverick’ – e con Baz Luhrmann che firma una leggenda con ‘Elvis’ e George Miller e il suo avventuroso ‘Three thousand years of longing’. E se questi con altri film di grande interesse popolare sono fuori concorso, in Competizione ufficiale a sfidare i fratelli Dardenne – due Palme d’oro, e una serie di altri premi prestigiosi, qui a Cannes con ‘Tori et Lokita’, storia migrante di un oggi che ci neghiamo di capire – ci saranno, tra le altre e gli altri: Claire Denis, a febbraio premiata a Berlino come miglior regista per ‘Avec amour et acharnement’ e qui pronta con il suo nuovo ‘Stars at Noon’ ambientato nel Nicaragua del 1984, David Cronenberg, qui premiato nel 1996 per l’intenso ‘Crash’ e che ora ritenta con l’horror ‘Crimes of the Future’. Una Palma d’oro l’ha vinta nel 2018 con ‘Manbiki kazoku’ anche Hirokazu Koreeda che quest’anno ritenta il premio con ‘Broker’, storia di bambini non voluti; James Gray, premiato a inizio carriera a Venezia, torna a Cannes con ‘Armageddon time’, un film sul tempo passato della giovinezza, una piccola storia dopo aver sfidato gli spazi con il suo ‘Ad Astra’ (2019), Ruben Östlund, che qui ha vinto con ‘The Square’ (2017) dopo il mondo dell’arte affronta quello della moda con l’amara commedia ‘Triangle of sadness’.

Ci sarà anche Mario Martone con ‘Nostalgia’ come sempre con Napoli protagonista, e con lui battendo altra bandiera Valeria Bruni Tedeschi con ‘Les amandiers’ dedicato al Théâtre des Amandiers di Nanterre la scuola di Patrice Chéreau e Pierre Romans. Ritorna a Cannes dove qualche anno fa ha vinto una Palma d’oro con ‘4 luni, 3 saptamâni si 2 zile’ (2007) il rumeno Cristian Mungiu con il nuovo ‘R.M.N.’, un’indagine sul nostro confuso tempo; habitué del Festival è Arnaud Desplechin che ha portato Marion Cotillard a recitare nel suo privato ‘Frère et soeur’; due premi si è guadagnato qui Park Chan-wook che porta un giallo misterioso, ‘Heojil kyolshim’; qualche premio lo ha vinto anche il veterano Jerzy Skolimowski che segue un asino che nei suoi viaggi incontra persone buone e cattive, sperimenta gioia e dolore, esplorando una visione dell’Europa moderna attraverso i suoi occhi, nel suo ‘EO’. La talentuosa Kelly Reichardt con ‘Showing up’ esplora il lavoro di un’artista, mentre al rapporto tra Ciajkovskij e sua moglie Antonina Miliukova si interessa il fresco esule russo Kirill Serebrennikov nel suo ‘Zhena chaikovskogo’. In simile Concorso trovano spazio anche Lukas Dhont, camera d’or con ‘Girl’ nel 2018, alla prova di maturità con ‘Close’ che racconta l’intensa amicizia tra due tredicenni, Leo e Remi, e di come venga improvvisamente interrotta, e non ultimo è l’iraniano Saeed Roustayi che fa il suo esordio a Cannes con ‘Leila’s brothers’, con lui un altro film iraniano, il mistery ‘Holy Spiderÿ di Ali Abbasi; un film sui giochi di potere all’Università del Cairo, ‘Boy from Heaven’ di Tarik Saleh; la storia di una donna che arriva nella banlieue parigina viene raccontata in ‘Un Petit Frère’ da Léonor Serraille, in ‘Tourment Sur Les Îles’ Albert Serra, già vincitore a Locarno, racconta una strana storia ambientata nella Polinesia francese. Un altro titolo resta ancora in questa competizione ed è ‘Le Otto Montagne’ di Charlotte Vandermeersch e Felix Van Groeningen, una storia di amicizia e montagna, un berg film dei nostri tempi.

Ed è solo il Concorso. Nella sezione Cannes Premieres ci sono Ethan Coen con il documentario ‘Jerry Lee Lewis: trouble in mind’, Marco Bellocchio con la serie ‘Esterno notte’ dedicata al rapimento Moro e Olivier Assayas, che rivede la sua filmografia con ‘Irma Vep’ e spazio anche per Sergei Loznitsa, il più celebre regista del cinema ucraino contemporaneo, con ‘The natural history of destruction’. E non è tutto e non si potrà vedere tutto perché sono solo 11 giorni di cinema su grande schermo. Di grande Cinema. Questo è Cannes.

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