Cinema

Vision du réel 2022, la rinascita

Dopo la pre-apertura affidata a ‘Into the Ice’ di Lars Ostenfeld, il festival si è aperto con ‘Fire of Love’ di Sara Dosa

‘Fire of Love’, storia dei vulcanologi Katia e Maurice Krafft
7 aprile 2022
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Dopo due anni difficili dovuti alla pandemia, Visions du Réel riporta a Nyon i suoi affezionati spettatori, ma soprattutto torna a offrire a un mondo di cineaste e cineasti una vetrina indispensabile. Qui non passa il cinema dei tappeti rossi, ma soprattutto quel cinema dei documentari, spesso cenerentola nei più celebrati festival. Non dimentichiamoci poi che film come ‘Flee’ di Jonas Poher Rasmussen, Monica Hellström, Signe Byrge Sørensen e Charlotte De La Gournerie, nomination per tre Oscar un mese fa, era stato premiato lo scorso anno qui.

Nyon è un festival che nutre le ambizioni del documentario e che allo stesso tempo è capace di stupire, quest’anno rendendo omaggio a Marco Bellocchio, autore di fiction che però, a ben guardare, è autore ben legato all’idea documentaria, con protagonista uno degli esseri viventi più complessi nel mondo naturale: l’uomo. Come non ricordare il suo esordio nel 1965 con ‘I pugni in tasca’, con l’epilessia a far da protagonista del delirio di essere. Certo, Bellocchio è anche regista di una decina di documentari che vennero dopo il suo esordio. Qui li vedremo insieme alle fiction in un confronto stilistico di conoscenza. Intanto il Festival, dopo una serata di pre-apertura con la proiezione in prima internazionale di ‘Rejsen til isens indre’ (Into the Ice), coproduzione danese-tedesca firmata dal filmmaker danese Lars Ostenfeld, ha ufficialmente aperto la manifestazione con il conteso ‘Fire of Love’ di Sara Dosa.

Ma andiamo con ordine. Intanto, merito a un film come ‘Into the Ice’, in cui il regista Lars Ostenfeld ci racconta la sua avventura con gli scienziati Alun Hubbard, Dorthe Dahl-Jensen e Jason Box, una serie di viaggi che ne comprendono uno pericoloso con Hubbard lungo un cosiddetto ‘moulin’, un pozzo verticale all’interno della calotta glaciale creato dallo scioglimento dell’acqua ghiacciata, una buca profonda 175 metri discesa con una semplice corda. "Era pericoloso a causa del ghiaccio che cadeva e non potevo fare a meno di chiedermi se questo pezzo di corda, spesso come il mio pollice, potesse davvero portarmi", ha dichiarato Ostenfeld, che ha scattato con una fotocamera robusta e pesante e ha anche portato con sé un tecnico del suono in ogni viaggio: "Se vuoi davvero avere un’idea della neve e del ghiaccio, è importante ascoltare i suoni, le crepe; questo ti aiuta a capirlo sotto la pelle". Un film che emoziona anche perché è un fragoroso allarme per il clima del nostro pianeta ed è un chiaro invito ad agire ora prima di un inevitabile innalzamento del livello del mare.

Un altro argomento, non meno incalzante nella nostra attualità di esseri viventi sul Pianeta Terra è ‘Fire of Love’ di Sara Dosa. Scrivevamo più sopra di un film ‘conteso’, e infatti, dopo essere stato presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival 2022 il 20 gennaio scorso (dove ha vinto il Jonathan Oppenheim Editing Award nella categoria Documentari statunitensi), la National Geographic Documentary Films ne ha acquisito i diritti di distribuzione. Ma ha dovuto combattere, vincendo, una dura guerra di offerte contro Netflix, Amazon Studios, Sony Pictures Classics, IFC Films, Universal Pictures e Paramount Pictures. Solo per dire quanto contano oggi i documentari. ‘Fire Of Love’ è un film straordinario, un canto all’amore e alla vita di questo Pianeta. La storia che si narra è quella di due indimenticabili vulcanologi Katia e Maurice Krafft, marito e moglie, scienziati compagni di vita e di studio che hanno perso la vita durante un’esplosione vulcanica del 1991 sul Monte Unzen in Giappone. Lo stesso destino di Plinio il Vecchio, morire per lo studio, perché vale la pena scoprire, per gli altri che verranno. La coppia di vulcanologi francesi ha vagato per il pianeta, inseguendo le eruzioni e le loro conseguenze, documentando tutto con fotografie e film mozzafiato. La regista Sara Dosa canta il loro amore e le immagini che sono la loro eredità. Gran partenza per questo Festival.

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