laR+ Innocenti evasioni

Stones e Beatles in tempi di 'Contagion'

Mick Jagger, sopravvissuto agli acidi, e Paul McCartney, sopravvissuto a Yoko Ono, battibeccano ancora. Ma il virus non doveva renderci migliori?

It's only pettegolezzo but I like it (Keystone)
6 maggio 2020
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Ancora una settimana e potremo tornare a mangiare la pizza. Ben distanziati gli uni dagli altri, s’intende. E prenotando per tempo. A proposito, vista la riduzione dei posti a sedere: quanto prima bisognerà prenotare? Giorni? Mesi? Con la sciagurata estate alle porte, in verità, il pensiero va già all’inverno: tornerà il castagnaro davanti alla Manor? Torneranno le bancarelle in Piazza Riforma? Che ne sarà dei presepi viventi? I Re Magi lasceranno i doni poco fuori la capanna come il corriere espresso? Ma soprattutto: torneremo davvero migliori di prima?

Se lo chiede sulla 'Regione' di oggi lo scrittore francese Michel Houellebecq arrivando, per vie assai più profonde, alla conclusione cui siamo giunti noi umili cronisti sopravvissuti alla proiezione di ‘Contagion’, film trasmesso lo scorso sabato da Canale 5 forse per ricordarci che l’emergenza non è affatto finita. O semplicemente “per rovinarci il weekend”, come ha commentato qualcuno sui social. Il film di Steven Soderbergh è opera del 2011 appartenente alla sezione ‘catastrofe’, sottosezione ‘umanitaria’, nella quale il virus – a parte il salto di specie pipistrello-maiale, con il suino al posto del tenero pangolino – non risparmia Gwyneth Paltrow e nemmeno Kate Winslet (liquidate in una ventina di minuti), ma soprattutto è raccontato esattamente come lo abbiamo conosciuto in questi giorni: la sottovalutazione, il lockdown, l’esercito che porta via le salme, la fame, la ricerca di un vaccino.

Questa la nostra top ten del gradimento (o non gradimento) del film espresso dagli italo-ticinesi: “È come guardare ‘Lo squalo’ in agosto”; “Se Salvini adesso gira su Canale 5, dà la colpa a Matt Damon”; “Non è un film, è un documentario”. Fino a: “Scusate: nel film a quanto le vendono le mascherine?”. Meno umoristiche alcune affermazioni contenute nel film, come “mettiamo gente sana vicino a gente malata e speriamo che non si ammali”. Chi, comunque, lo scorso sabato sera fosse incappato in ‘Contagion’, si consideri fortunato: avesse scelto da Netflix ‘Il buco’, metafora sul mondo ingiusto dalle tinte dantesche, avrebbe avuto di che preoccuparsi per il futuro che ci attende (da vedere, meglio prima dei pasti o previa assunzione di un antiemetico).

Alla rassicurante Rsi, durante la quarantena, ha fatto da contraltare la sanguigna tv italiana che non è riuscita a risparmiarci la spietatezza della battaglia politica, dai governatori delle province che fanno di testa propria a Matteo Renzi che ora, oltre a parlare a nome degli italiani (cosa che fanno un po’ tutti, di solito senza chiedere il permesso), parla anche a nome dei morti di Brescia e di Bergamo (anche qui senza nemmeno un Whatsapp di conferma da parte delle famiglie). Nella terra del Dio pallone, parafrasando Carlo Petrini, il destino di Donnarumma – resta al Milan? Se ne va? Ci interessa? – è un altro di quei sempreverdi che vanno oltre le pandemie, come l’aeroporto di Agno, i lupi della Morobbia e l’astinenza dei preti. A proposito di calcio: gli esperti di calciomercato non hanno mai smesso di quotare i campioni del pallone e ipotizzarne tutti i trasferimenti possibili (“Nel buio della sala correvano voci incontrollate e pazzesche. Si diceva che l’Italia stava vincendo per 20 a 0 e che aveva segnato anche Zoff di testa, su calcio d’angolo”, da ‘Il secondo tragico Fantozzi’, 1976).

'Noi ancora negli stadi, loro non esistono più'

Insomma. Le cose non sembrano tanto diverse da prima. Il mondo, d’altra parte, potrà mai cambiare se ancora Beatles e Rolling Stones bisticciano? Non si erano ancora spenti i riflettori di ‘One World: Together at Home’, show musical-casalingo-benefico del 18 aprile, che Howard Stern ospitava in radio Paul McCartney, tra i protagonisti, esprimendogli la radicata convinzione che senza i Beatles – la sintetizziamo così – sfregheremmo ancora rametti di legno per accedere i nostri giradischi e che se nel 1971 Mick Jagger e compagni non si fossero trasferiti in Francia per sfuggire alla bancarotta e iniettarsi l’inverosimile sfuggendo ai gendarmi, il rock sarebbe esistito ugualmente. Cioè: meglio i Fab Four che i Fab Stones.

Con la proverbiale pacatezza di chi non ha sconfitto il coronavirus ma è sopravvissuto a Yoko Ono, Sir Paul aveva risposto a Stern che “i Beatles avevano più influenze” e che “ogni nuova composizione degli Stones ha sempre avuto a che fare col blues”. Premettendo che “sono fantastici, li adoro, sono una grande band”, Macca si era lasciato andare a un “sì, sono d’accordo con te: i Beatles erano meglio”. La risposta di Jagger, qui in sintesi, poche ore dopo via Apple Music: “Noi siamo fortunati a suonare ancora negli stadi, mentre loro non esistono più”.


Un Paul stile Trump (p.s. Noi la pensiamo come lui) - Keystone

‘Peace between Blur and Oasis’

Lo zabettare tra artisti tanto ricorda il Vasco Rossi che anni fa scopriva come si usa Facebook e ammoniva: “Caro Liga, quando avrai scritto anche tu quasi duecento canzoni e avrai pubblicato sedici album inediti potrai essere messo sul mio stesso piano”. Più incisivo Noel Gallagher degli Oasis che da Manchester augurò al londinese Damon Albarn dei Blur – tanto per restare in ambiti di contagio – di crepare di Aids. ‘Peace between Blur and Oasis’ cantarono Elio e le Storie Tese in ‘Christmas with the Yours’ 25 anni fa. Invano.

Altri storici insulti: “È uno stupido (edulcorato, ndr) che sembra una scimmia con l’artrite”, ovvero Keith Richards visto da Sir Elton John; “Una vecchia baldracca (non edulcorato, ndr) che scrive pezzi su bionde morte”, ovvero il pianista visto da Keith Richards con riferimento a ‘Candle in the wind”, dedicata a Marilyn e poi a Lady D. Battibecchi degni di ‘Gli insulti che hanno fatto la storia’, vecchio libro che andrebbe al vaglio di un secondo e più recente, ‘Chi (non l’ha) detto’ di Stefano Lorenzetto, volume che smonta la veridicità di molte citazioni. Stando al primo dei due libri: François Truffaut, di Stanley Kubrick, avrebbe detto “È un fotografo uscito dal Politecnico”; Kevin Costner, per Marcello Mastroianni, sarebbe stato “come Oakland: non c’è niente”. E Robin Williams, su Schwarzenegger: “Meno versatile di qualsiasi altro attore. Eccetto, forse, Lassie”.

Han visto la Madonna

Nel Ventiventi dei suoi ottant'anni, nessuno potrà mai litigare con Mina che dal giorno del suo ritiro ha sempre vinto per manifesta superiorità. “Secondo me il 4 maggio esce di casa anche lei”, scrivono in rete. Senza sapere che Mina vive a Lugano e dunque, se si farà due passi, sarà dall’11 di maggio in avanti (fotografi di Ti-Press: occhio). Chiudiamo con Madonna: “Ebbene sì, ho avuto il coronavirus e ora ne sono immune. Abbasso i finestrini e respiro Covid-19”. Per dare il buon esempio, si fa avvistare alle feste di compleanno senza mascherina. Apriti cielo (Madonna, l'altra, guarda giù).

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