Spettacoli

Danza robotica organica danza

Questa sera al Lac, prima assoluta dello spettacolo coreografico ideato da Ariella Vidach e Claudio Prati: 'Hu_robot'

Foto di scena di 'Hu_robot' (foto: Mariella De Bernardi)
2 novembre 2018
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Quella che abbiamo davanti, e in cui pian piano ci immergiamo, è un’atmosfera siderale, eterea e distaccata, fatta di luci dai colori freddi, algidi: blu, grigio, bianco. I suoni che ci pervadono sono monotoni e dilatati. Tutto è straniante. Sulla scena scarna, fasci di luce giocano, creando effetti interessanti, con gli otto corpi di danzatori più uno: UR10 Universal Robot.

Così si presenta la scena del primo di tre grandi quadri – coesistenza, osservazione, scan [e non sveliamo nulla di più] – che compongono la performance coreografica “Hu_robot” che sarà presentata questa sera, venerdì 2 novembre, in prima assoluta sul palco della Sala Teatro a Lugano Arte e Cultura (alle 20.30). Lo spettacolo è nato dall’idea di Ariella Vidach (Premio svizzero per la danza 2017) e Claudio Prati, che si sono occupati anche della regia e della drammaturgia. “Hu_robot” è una coproduzione LuganoInScena, Lugano Arte e Cultura e Balletto di Roma.
Ma facciamo qualche passo indietro e torniamo a martedì scorso, quando abbiamo avuto la possibilità di seguire le prove e, malgrado fosse tutto in divenire, potuto osservare qualche momento coreografico. Durante la pausa, ci siamo intrattenuti con Claudio Prati, che ci ha raccontato questa interessante «sperimentazione» delle possibilità sensoriali e della coesistenza fra l’essere umano e le tecnologie, sempre attraverso «un approccio concettuale e astratto».

Che cosa rappresenta la scena?

Contrappone dimensioni e realtà molto diverse, abbiamo cercato (in modo minimale e stilizzato) di rappresentare il macrocosmo, quindi una dimensione più universale e astratta, e il microcosmo, una dimensione a misura d’uomo, con condizioni riconducibili alla nostra vita quotidiana. La scena rappresenta queste due situazioni molto diverse; a seconda dello sviluppo drammaturgico che può essere di alternanza, opposizione...

Qual è il filo conduttore della ricerca dello spettacolo ‘Hu_robot’?

Abbiamo cercato di indagare la soglia, il punto di confine fra varie dimensioni.

Con quali strumenti?

Il nostro è un lavoro di sperimentazione della tecnologia, nel tentativo di creare nuovi linguaggi, nuove forme d’arte. Questo, mettendo in relazione discipline diverse, come danza e arte visiva, musica e tecnologie interattive. Queste ultime permettono di creare un disegno interattivo tra movimento, immagine e suono.

Tecnologia che portate sul palco con UR10...

C’è una nuova generazione di robot detti collaborativi, molto vicini all’uomo come capacità sia d’azione, sia di relazione. Questa nuova generazione ci ha spinti a usare il braccio robotico (con dimensioni umane) come danzatore aggiunto con capacità aumentate. Lo abbiamo dotato di un videoproiettore e una telecamera per riprodurre la facoltà di percezione dell’ambiente e d’instaurazione di dialogo con i danzatori. Il tentativo è stato fornire al braccio una forma di comunicazione, un linguaggio audiovisivo.

E che cosa accade?

I danzatori seguono il linguaggio del braccio robotico, che è fatto di movimenti e immagini. Dal canto loro, i ballerini “parlano” [interagiscono con il robot; ndr] con il linguaggio del corpo, secondo la partitura coreografica ideata da Ariella. Questo dialogo avviene sul punto di soglia, fra dimensione macrocosmica e microcosmica, fra realtà e dimensione fisica, aumentata e virtuale. Un confronto-contrapposizione del quale abbiamo cercato di capire quali risultati e sviluppi avrebbe potuto dare scenicamente...

Quindi per voi è stata una sorpresa?

Il nostro lavoro è sempre una sorpresa: è testare. Creiamo delle ipotesi sperimentali e, in base a ciò che ne deriva, sviluppiamo le tappe successive. Non proponiamo, attraverso la performance, contenuti o messaggi. Mettiamo in scena i risultati delle nostre sperimentazioni.

Qual è il vostro campo d’indagine?

I rapporti fra le persone e quelli fra l’uomo e ciò che lo circonda (natura e tecnologia) sono i temi che ci stanno a cuore e che indaghiamo.

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