
Un Festival al contrario. L'umorismo migliore è tutto dopo la mezzanotte, i Boiler (esilaranti), ma soprattutto Tanica che intervista lo Yeti, relegato all'alba nemmeno fosse Gigi Marzullo. Sta anche in queste piccole cose il limite di una direzione artistica convinta che il concetto “per famiglie” stia nei giochi di parole di Pintus, e nell'oratoriale pistolotto pacifista finale.
Le canzoni dei giovani:
Chanty - “Ritornerai”. “Ritornerai” è solo una, e l'ha scritta Bruno Lauzi. Quello di Chanty è soul americano, che con la lingua italiana diventa “pacco”. Eppure la bella Chanty ha voce, grazia e canta con coscienza. Giudizio: cool, ma non basta
Kaligola - “Oltre il giardino”. Il titolo è quello di piccoli capolavori del cinema (Peter Sellers, 1979) e della musica (Fabio Concato, Sanremo 2007). La storia narrata è un mix dei suddetti, con ritornello alla Tiromancino (e strofa alla Cristicchi). Faccia pulita e nonno che dirige l'orchestra. Meritava una chance. Giudizio: aspirante imperatore
Kutso - “Elisa”. Non lontani, per concezione, dal “Erika tu eri l'unica” di un anno fa (Perturbazione). Una band alternativa (non è chiaro a cosa, ma alternativa). Dichiarano di voler rovinare il Festival di Sanremo, ma suonano del rock and roll non belligerante e - all'occorrenza (per convenienza) - il fighettismo indie diventa mainstream. Giudizio: indiependentemente
Enrico Nigiotti - “Qualcosa da decidere”. Toh, un toscano. Faccia da pugile, il giovane livornese è uno dei molti esponenti della scuola del “Non più di 4 accordi” (sono quattro, lo giuro, e non cambiano mai per quattro lunghissimi minuti). Giudizio: nulla si crea, tutto si ripete.
I brani dei giovani sono online da tempo, e le tv che fanno musica i relativi videoclip li trasmettono già. Quelli bravi sono tutti domani, da non perdere. Tra di loro, senza azzardo, ci sono un paio dei brani migliori del Festival (sembra ironia, ma ironia non è) e tre buone voci, di cui almeno una andrà persa. Scherzi della cabala, o miopia di chi sceglie.
I campioni:
Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio (I Soliti Idioti) – “Vita d’inferno”. Al cospetto di tanto sentimento, quella di Biggio e Mandelli sembra satira, ma è solo umorismo e scenografia. “Vita d'inferno” ha il pregio di far sorridere, assai più dei loro film. E' tutto. Giudizio: canto, governo ladro.
Il Volo – “Grande amore”. Tutto tutto, niente niente. Ai luoghi comuni sull'amore (pronunciato 13 volte) mancano soltanto “mi sembra di conoscerti da sempre” e “scusa, stasera non mi va, ho mal di testa”. In nome di Battisti, si comincia con “Chiudo gli occhi e penso a (lei)”. Un testo da novantenni, per tre ragazzi che insieme non ne fanno cinquanta. E vinceranno. Giudizio: lasciateci cantare, perché ne siamo fieri...
Marco Masini – “Che giorno è”. Sarebbe il giorno (e il tempo giusto) per “L'Italia”, brano che arrivò nel 2009 a Sanremo forse troppo presto, e bruciò come ali di falena. “Che giorno è” si aggiunge alla storia di uno che nel nuovo corso (post “Vaffanculo”) ha scelto e scritto brani con gusto. Il verso “smettila di smettere” è virale. Il brano è una canna (leggasi: potente). Giudizio: alla carriera
Lorenzo Fragola – “Siamo uguali”. Fragola è tra i grandi per aver vinto X-Factor. Per quanto un disco di platino oggi non sia, per numero di copie, quello del (mettiamo) 1990, Fragola platino è. Scritta su misura per la radio (con relativi pro e contro), alla canzone manca solo l'antenna. Giudizio: Fattore Fragola
Irene Grandi – “Un vento senza nome”. Irene è Irene, ma c'è qualcosa che non scorre, forse le si deve un altro ascolto, forse anche lei si cimenta con la scrittura, e a volte autori non si nasce, e un buon arrangiatore non basta. Voto: Grandi, ma non troppo
Bianca Atzei – “Il solo al mondo”. La Atzei è la notorietà imposta. Si vanta di non aver fatto i talent, che non le interessano (è ovvio, la sua etichetta è una radio, Rtl). Che la radio creda in lei non è colpa sua, ma un po' sì quando canta lo stesso amore lamentoso dell'Amoroso, affidandosi a Kekko (lo fanno in molte, manco fosse un ginecologo). Giudizio: in bianco.
Anna Tatangelo – “Libera”. Archiviata la sceneggiata pro-gay de “Il mio amico” (Sanremo 2008) e il Gigi-Rock di “Bastardo” (2011, con qualche pregio musicale), Anna canta Kekko, e la sopresa è qui: per una volta non piange, ma interpreta – succede di rado – senza eccessi. Giudizio: piace (libertà di stampa).
Nina Zilli – “Sola”. In Italia una “o” aperta o chiusa in “Sola” può cambiare senso all'aggettivo. Il blues per Nina dev'essere un richiamo forte. Chissà che ne pensa Stevie Ray Vaughan dal suo loculo. Giudizio: a lei le piace 'o blues
Raf – “Come una favola”. La canzone è intrappolata. Forse dalla tensione, forse da una voce che non è più la stessa, o forse è il confronto con un palco di 24 anni fa, e la constatazione che il tempo, prima o poi, ci cambia tutti. Forse l'abbiamo persa per un attimo, ed è da riascoltare, incrociando le dita. Giudizio: c'era una volta?
Moreno – “Oggi ti parlo così”. Baffetto da sparviero, un po' omino Bialetti, un po' Carlo Dapporto e un po' Barbiere di Siviglia. Piace ai giovani, e io sono vecchio, è tardi, e tu fai un gran baccano. Oggi ti voto così: boh.
Nella notte arriva pure Xavier Zanetti, poco dopo aver lasciato Miss Conchita e il suo brano “Non più di 4 accordi”. Dopo di lei Marlon Roudette, anch'egli con il suo brano “Non più di 4 accordi”, quel “When the beat drops out” dal tema suonato con strumento caraibico – denominato steel drums - che ora ci fa odiare i Caraibi, che prima di lui non ci avevano fatto nulla di male. Quando la mano accusa i primi crampi, orario di verdetti: Fragola è salvo, Raf è salvo, Irene Grandi è salva, Bianca Atzei è a rischio (Tanica, poco prima, ironizzava sull'esiguità dei suoi fans...), I Soliti Idioti anche (e i fans di Biggio e Mandelli?). Masini è in alto, Moreno è in basso. Il Volo volano, Anna Tatangelo (che per una volta non ha colpe) atterra. Nina "Winehouse" Zilli, al contrario, è nell'olimpo. Bizzarrie della sfida canora, o strategie delle compagnie telefoniche? Si potrebbe spiegare, e sarebbe interessante, ma adesso è tardi...
Il Conti dice “a domani”, e noi – ovvìa, si barella (si barcolla) – si vole tutti andà a dormire, che domani si ricomincia da capo. Mentre clicchiamo su “salva”, sullo schermo appare Gigi Marzullo che ha appena lanciato il sondaggio “Il Festival ci rende migliori o peggiori?”. Dopo una domanda del genere, voi come vi sentite?