Società

Overdose da cellulare? C’è il coach per il detox digitale

In Svizzera il 7,4% dei giovani tra i 15 e i 19 anni sarebbe dipendente, con gli stessi effetti delle droghe, dagli smartphone

In sintesi:
  • Nuova figura professionale
  • Imparare a gestire difetti e soluzioni
Fra me e me
(Keystone)
8 agosto 2023
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La dipendenza sempre più diffusa da smartphone e altri dispositivi elettronici porta alla nascita di nuove figure professionali: ecco quindi fare capolino il coach in digital detox, cioè l'accompagnatore in disintossicazione digitale.

In Svizzera il 7,4% dei giovani tra i 15 e i 19 anni è dipendente dal cellulare, si legge in un contributo pubblicato sul sito della Radiotelevisione romanda. Si tratta di una dipendenza i cui meccanismi sono simili a quelli di altri stimoli quali droghe, tabacco o alcol.

Ma non sono solo gli adolescenti a essere interessati dal problema: molte persone che utilizzano gli strumenti digitali per motivi professionali o personali ammettono che dedicano troppo tempo alle attività online. "Avevo costantemente bisogno di controllare le mie e-mail, di rimanere connessa, per non perdere un'opportunità o per sviluppare la mia base di clienti", ha spiegato Nathalie, un'imprenditrice del cantone di Vaud. "Ho dovuto lottare contro il desiderio di controllare sempre il telefono, di rispondere immediatamente ai messaggi".

Per evitare il... non ritorno

Per evitare di sprofondare in una vera e propria dipendenza la donna ha iniziato a lavorare su sé stessa, con un approccio pragmatico basato su cambiamenti molto concreti. Per esempio, si è imposta di controllare la posta elettronica solo in momenti prestabiliti, in modo da concentrare questa attività in una fascia oraria specifica. Per farlo Nathalie si è rivolta a Ellen Kocher, una personal coach specializzata in digital detox.

Secondo l'esperta in questione la soluzione giusta è passare per un approccio graduale. "Bisogna fare piccoli, piccolissimi passi: una disintossicazione in cui non si mangia nulla, in cui non si usa affatto la tecnologia, non può funzionare", spiega a Rts. "È necessario un passo alla volta: è come con l'alimentazione, finché non diventa un'abitudine".

Stando alla specialista è comunque un'illusione credere di poter fare a meno della tecnologia digitale. "Essa fa parte della nostra vita: dobbiamo imparare a gestire i suoi difetti e a trovare soluzioni per evitare gli impatti negativi".

Dimensione molto personale

Le soluzioni possono variare a seconda del singolo: un'altra coach, Barbara Reibel, insiste sulla dimensione molto personale di ogni corso. "Sarebbe una buona idea spegnere gli schermi un'ora prima di andare a letto a causa della luce blu e anche pensare di togliere lo smartphone dalla camera da letto: ma spetta a ogni individuo trovare ciò che è giusto per lui o per lei".

Oltre all'accompagnamento individuale, Reibel organizza anche seminari sul tema. A suo avviso l'effetto di gruppo può essere utile per aiutare alcune persone a disconnettersi. "Il supporto collettivo può dare origine a soluzioni che non sarebbero state pensate autonomamente".

Nella ricerca di vie d'uscita percorribili può essere utile pure la stessa tecnologia digitale. Negli ultimi anni sono nate numerose applicazioni con l'obiettivo di ridurre la dipendenza dalle reti sociali e, più in generale, dai dispositivi elettronici. Ad esempio lo sviluppatore tedesco Frederik Riedel ha ideato One Sec, un'applicazione che mira a limitare la connessione ai programmi che occupano troppo tempo e attenzione. Il suo principio è semplice: gli utenti definiscono in anticipo le applicazioni a cui vogliono aggiungere One Sec e quando aprono una delle app in questione viene chiesto loro di respirare per qualche secondo prima di chiedere se vogliono davvero connettersi.

"Questo respiro permette di capire se si ha davvero bisogno di postare una pubblicazione su Instagram o se, invece, si apre l'applicazione per riflesso, per noia, e si può quindi lasciare lo smartphone in tasca", spiega Riedel in dichiarazioni riportate da RTS.

Il periodo estivo può essere un momento particolarmente propizio per iniziare a modificare le proprie abitudini digitali. Quando si è in vacanza le sollecitazioni sono minori e il desiderio di fare una pausa nonché di ricaricare le batterie incoraggia a mettere da parte smartphone, tablet e computer.

"Non cambierete radicalmente le vostre abitudini in quindici giorni: ma rendendosi conto dei benefici in termini di serenità, sonno e stress si può trovare la motivazione per fare un cambiamento duraturo", osserva Kocher. "Vedo molte persone che vengono da me dopo le vacanze". E il ritorno al lavoro dopo le ferie, spesso con una ripresa graduale delle attività, può incoraggiare questo cambiamento a piccoli passi.

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