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‘Roe vs Wade’: la rabbia dei giovani

Lo sfogo dei giovani svizzeri in seguito all’abolizione della sentenza che legalizza l’aborto negli Stati Uniti d’America

Mississippi Capitol, giugno 2022
(Keystone)
13 luglio 2022
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"L’aborto dev’essere un diritto fondamentale in tutti i casi: come può avere senso che una bambina di undici o dodici anni non sia sufficientemente grande per vedere un film horror, ma adulta abbastanza per diventare madre?" Queste le parole di Nesrin, studentessa 19enne alla Csia di Lugano, in merito alla decisione presa negli Stati Uniti d’America lo scorso 24 giugno: con sei voti a favore e tre contro, la Corte Suprema americana ha abolito la ‘Roe vs Wade’: applicata nel 1973, la sentenza permetteva la legalizzazione dell’aborto in tutta la nazione. A oggi l’aborto non è più un diritto costituzionale negli Usa, i cui singoli Stati sono liberi di decidere il destino di milioni di donne.

Nel frattempo, lo scorso 8 luglio, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha firmato un ordine esecutivo per garantire il diritto all’aborto nel suo Paese. "La decisione della Corte Suprema è stata terribile e totalmente sbagliata. Non è stata una scelta guidata dalla Costituzione né dalla storia", ha ribadito il presidente, che negli ultimi giorni ha continuato a esortare le donne a scendere in piazza per difendere il diritto all’aborto. "C’è tanto che possiamo fare per lottare in favore dei diritti delle donne. Ma l’unico modo per cambiare la situazione attuale è trasformare in legge nazionale la ‘Roe vs Wade’. In qualità di presidente non ho il potere di farlo, ma posso firmare la legge una volta che sia stata approvata dal Congresso", ha insistito. Biden non sta escludendo la possibilità di dichiarare lo stato d’emergenza sanitaria, una misura che gli attivisti chiedono da settimane per facilitare le donne che vivono in uno Stato in cui è già stata vietata l’interruzione di gravidanza.

Nelle ultime ore, la Casa Bianca ha comunicato la creazione di una task-force per tutelare il diritto delle donne all’aborto, precisando in una nota che la squadra stava lavorando già da mesi, in previsione della decisione della Corte Suprema. La task-force sarà guidata dalla viceprocuratrice generale Vanita Gupta e si occuperà di vigilare su governi e leggi locali che minacciano i diritti delle donne.

I giovani

‘My body, my choice’ (mio il corpo, mia la scelta), ‘Keep your laws off of my body’ (tieni le tue leggi lontane dal mio corpo), ‘If we go down, then we go down together’ (se affondiamo, allora affondiamo insieme): questi sono solo alcuni degli hashtag diventati virali su social come TikTok, Instagram e Twitter, dove le donne di tutto il mondo hanno espresso la loro indignazione e solidarietà nei confronti delle americane.

La maggior parte del risentimento viene dalla generazione Z, composta dai giovani nati tra la fine degli anni ’90 e i primi anni ’10 del XXI secolo, che ha fatto sentire il proprio disappunto e il timore legato al proprio futuro. Anche sul nostro territorio i giovani manifestano il rammarico e la delusione che provano: quattro ragazzi, due maschi e due femmine, ci hanno confidato le proprie emozioni, ansiosi di poter dire la loro sull’argomento.

Di Nesrin abbiamo detto all’inizio del pezzo. Aggiunge: "Se è questo il futuro, io non voglio viverci. Tutto ciò mi spaventa terribilmente". Fabio, 25 anni: "È una decisione ingiusta che andrà a minare la libertà di milioni di donne. Non riesco a capire dove sia il problema, dato che una legge che legalizza l’aborto non obbliga nessuna donna a effettuarlo, mentre le ‘trigger laws’ le costringeranno a viaggiare in un altro Stato o a tenere un bambino che non vogliono".

Anche Mattia, 18enne prossimo all’Università di Friburgo, esprime la sua opinione: "Imporre un veto sulla libertà di scelta delle donne non è solo ingiusto, ma è anche rischioso: pensano davvero che proibendo l’aborto si smetterà di abortire? Così facendo lo rendono solo clandestino e, di conseguenza, più pericoloso. In questo modo saranno due le morti: quella della madre e del feto. È davvero questo che vogliono i ‘pro-vita’?". "Fortunatamente non penso che la legge sull’interruzione di gravidanza volontaria sia in pericolo anche qui in Svizzera", commenta Marta (nota alla redazione, ma che preferisce un nome di fantasia), studentessa 19enne presso il Centro professionale commerciale di Bellinzona. "Tutte le donne dovrebbero poter beneficiare di questo diritto, anche se questo non significa vederlo come un contraccettivo, ma come una possibilità di scelta in caso di situazioni particolari. Bisogna sempre prendere le dovute precauzioni durante un rapporto sessuale, e questo è importante".

In Svizzera

Nel nostro Paese l’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) è permessa da appena vent’anni grazie alla votazione condotta il 2 giugno del 2002, in cui il 72% del popolo si è espresso favorevolmente alla decriminalizzazione dell’aborto fino a 12 settimane di gravidanza. Secondo l’Ufficio federale di statistica, con sei donne in età riproduttiva su mille, il tasso di aborto è molto basso in Svizzera. Addirittura, secondo l’Istituto Guttmacher, un centro di ricerca statunitense, la Svizzera è uno dei Paesi in cui si abortisce di meno.

Nel 2020 sono state poco più di 11mila le donne che hanno abortito: la fascia d’età più soggetta ad abortire è quella che va dai 30 ai 34 anni (24%), mentre è minima quella che riguarda le adolescenti dai 15 ai 19 anni (6%). Secondo Clémentine Rossier, dell’Istituto di sanità globale dell’Università di Ginevra (Unige), oltre agli incidenti nella contraccezione, una considerevole percentuale degli aborti sono legati alle ambivalenze sulla nascita di un figlio.

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