Società

No, ‘cringe’ non ha il bollino della Crusca

Come ai tempi di petaloso, abbondano titoli e indignazione per una parola che nessuno vuole inserire nella lingua italiana

I dizionari possono aspettare (Ti-Press)
23 gennaio 2021
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‘Cringe’ è una parola inglese che, tra i vari significati, ha quello di “provare imbarazzo e vergogna per qualcosa”. Ed è molto ‘cringe’ leggere alcuni resoconti sul fatto che ‘cringe’ sarebbe improvvisamente diventata una parola italiana, con tanto di “bollino”, “certificato” o “sdoganamento” dell’Accademia della Crusca.

Imbarazzante – torniamo pure all’italiano – perché testimonia una inquietante superficialità nel riportare certe notizie e un’incomprensione non solo delle attività dell’Accademia della Crusca, ma in generale del funzionamento delle lingue. Peggio che ai tempi di petaloso.

Soprattutto sui social media, questa parola inglese trova sempre più spazio anche in italiano, dando anche vita ad alcuni derivati italiani come ‘cringissimo’ o ‘cringiare’. La parola fa qualche comparsa anche fuori dai social media, ma sempre in contesti particolari legati o alla parola stessa – pensiamo a tutti gli articoli di questi giorni – o ad ambiti quali musica, videogiochi, cinema e televisione (esiste il genere dalla ‘cringe comedy’).

Insomma, un fenomeno linguistico in espansione, almeno per ora: magari sparirà, magari rimarrà limitato ai social media, magari si diffonderà sempre più e lo troveremo nel romanzo che vincerà lo Strega o il Campiello. A deciderlo saranno i parlanti con le loro decisioni: salvo alcuni casi particolari, le lingue non hanno un’autorità centrale che decidono il significato o la diffusione delle parole e anche i dizionari si limitano a registrare, con varie sensibilità e attenzioni, quello che le persone dicono (e ovviamente quello che ritengono sbagliato).

È nell’ambito di questo lavoro di sorveglianza che l’Accademia della Crusca ha creato una scheda per ‘cringe’. Non nel dizionario – anche perché non c’è un dizionario della Crusca, almeno non più – ma nella sezione dedicata alla parole nuove, cioè quelle parole che hanno una certa diffusione ma non si trovano nei dizionari. L’obiettivo della sezione è indicato chiaramente sul sito: “fornire uno strumento di informazione completa e corretta”, escludendo chiaramente di voler “promuove[re] l’ingresso nel repertorio delle parole effettive dell’italiano”. Perché quindi troviamo titoli come “arriva la certificazione dell’Accademia della Crusca”? Perché così ci si indigna e si legge, o almeno si fa clic, sull’articolo. Una cosa positiva, in questa cringissima vicenda, c’è: l’interesse verso la lingua italiana.

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