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Cambiar pelle: come ti cancello il tatuaggio

Cosa fare quando il tattoo non ti piace più? Quanto si spende per cancellarlo? Ma soprattutto: funziona?

(Pexels)
27 ottobre 2018
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Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

Un tatuaggio è per sempre, o quasi. Sono sempre di più i pentiti che ricorrono al laser per cancellare i disegni fatti con ago e inchiostro: Britney Spears, Megan Fox, Johnny Depp, Angelina Jolie, sono solo alcuni dei vip che negli ultimi anni hanno deciso di «cambiar pelle». Ma la moda non riguarda solo le star americane, questa pratica è sempre più diffusa anche alle nostre latitudini. Una vera e propria inversione di tendenza. Il dermatologo di Locarno, Stefano Gilardi, punto di riferimento per la terapia laser in Ticino, conferma di avere tutti i giorni pazienti che si sottopongono a sedute di laser. Significa che il tatuaggio non va più così di moda?

Spesso si decide di cancellare un’immagine perché è legata a una persona o a un momento che fanno parte del passato oppure, semplicemente, perché il disegno non piace più e, in certi casi, perché si vuole liberare una parte di pelle per far spazio a un altro tatuaggio. Insomma i motivi sono molteplici; c’è poi anche chi vuole «ripulirsi» in vista di un nuovo lavoro. In determinate professioni infatti non sono ammessi tatuaggi in parti del corpo molto esposte, come gli avambracci, le mani, il collo ed evidentemente il volto. Il dr. Gilardi conferma di ricevere ogni mese richieste da parte di persone che vogliono eliminare un disegno per motivi professionali e spiega che si tratta perlopiù di aspiranti poliziotti, camerieri, impiegati in gioielleria o in ambito sanitario. Quando ci si tatua bisogna tenere conto anche di un altro aspetto: con gli anni la pelle invecchia e il disegno non migliora, anzi. A seconda delle zone scelte, il tatuaggio può addirittura accentuare i segni del tempo. La maggior parte delle persone che si sottopongono a una terapia laser ha tra i 20 e i 40 anni e per molti, all’origine della scelta, c’è la presa di coscienza che il tatuaggio invecchia peggio di come si erano immaginati.

Meglio se nero o rosso

Al giorno d’oggi si possono eliminare i tatuaggi con tecniche laser molto specifiche, a prezzi relativamente importanti e con una certa pazienza. Per ottenere un buon risultato sono infatti necessarie più sedute nell’arco di uno o due anni. I laser di ultima generazione permettono di rimuovere completamente il disegno senza lasciar cicatrici o depigmentazioni della pelle. «Si possono eliminare in maniera quasi perfetta e in poche sedute i tatuaggi fatti con i colori nero e rosso – spiega il dermatologo –. Se per quanto riguarda il colore verde c’è una discreta speranza di riuscire a cancellarlo, non vale lo stesso per l’azzurro e il giallo, molto difficili da eliminare». Queste differenze, spiega il dr. Gilardi, sono dovute al fatto che il colore nero interagisce perfettamente con l’energia del raggio laser di 1'064 nanometri di lunghezza d’onda, mentre il rosso con quella di 532 nanometri di lunghezza d’onda. Il laser è un raggio luminoso energetico dalla lunghezza d’onda ben precisa, che scarica l’energia solo se incontra il colore «giusto».

Rimuovere costa. E molto...

Cancellare un tatuaggio costa generalmente dieci volte più che farlo e il tempo necessario è molto di più. La durata della seduta è breve, ma ci vuole tempo affinché il corpo assorba il pigmento che è stato frammentato (per la precisione, liofilizzato) dal laser. Per scaricare la sua enorme energia sul colore nero o rosso, il laser ha bisogno di una frazione di tempo brevissima, si parla di nano e picosecondi (un millesimo di nanosecondo). È un apparecchio altamente specifico in grado di mantenere costantemente un’emissione molto alta di energia, si può utilizzare solo per questo scopo e costa centinaia di migliaia di franchi. Solo i medici lo possono usare e devono possedere un diploma per apparecchiature ad alta energia. Per cancellare un piccolo tatuaggio si stima un costo di cento franchi a seduta, per uno medio trecento e per uno grande si può arrivare fino a mille franchi a seduta. Per rimuovere un tatuaggio di colore nero, di solito sono necessarie cinque sedute nell’arco di due anni.

Certe volte la terapia può essere dolorosa a seconda della posizione in cui si trova il disegno: in questi casi il medico può procedere ad una premedicazione antalgica in modo che il trattamento venga sopportato. Non ci sono altre controindicazioni all’uso del laser ma il dottor Gilardi fa notare che, per precauzione – anche se il rischio non è comprovato – non vengono eseguite sedute laser a donne incinte per evitare che il pigmento liofilizzato entri in circolazione e possa finire nella placenta.

Sono in molti a richiedere un consulto per il laser, ma poi non tutti decidono di sottoporsi alle sedute. Spesso il motivo è economico, ma anche l’impazienza gioca un certo ruolo. «È tipico della mentalità consumistica dei nostri tempi: si vuole tutto e subito e molti faticano ad accettare che il risultato si vedrà dopo un anno o anche più. È anche difficile da concepire il fatto di dover spendere per far qualcosa di nuovo e spendere ancora per recuperare la condizione di prima». In pratica bisogna pagare due volte, la seconda anche di più, per un risultato non immediato.

La pelle non è una carrozzeria

Troppe persone, secondo il dr. Gilardi, confondono la pelle, organo immunologico, con una carrozzeria o una lavagna e la trattano come tale: la colorano e la modificano a piacimento. In poche parole si fa con la pelle ciò che si è abituati a fare con unghie, capelli e trucco.

Il dermatologo spiega che certi tatuaggi devono essere cancellati con il laser perché i colori con cui sono stati fatti hanno provocato un’allergia. «In questi casi bisogna eliminarli, perché si avrebbe costantemente nel corpo una sostanza allergizzante, che provoca localmente l’ispessimento della pelle e un gran prurito disseminato».

A questo punto una domanda sorge spontanea: cosa pensa il nostro interlocutore dei tatuaggi? Il medico tiene a sottolineare un aspetto: si tratta di un atto invasivo. «Amo molto il mio mestiere e ho un profondo rispetto del corpo umano. Se il tatuaggio provoca effetti secondari mi dispiace e faccio di tutto per coloro che desiderano “correggere” un errore di scelta». Da studi ben documentati emerge che spesso i colori contengono sostanze cancerogene: «Sono gli stessi che vengono impiegati nell’industria dei colori delle carrozzerie. La pelle però è un organo vivente non un’automobile».

Chiediamo dunque al medico che consiglio può dare a chi è comunque convinto di continuare a tatuarsi. «Se proprio decidete di farlo, scegliete un disegno nero o rosso, in modo che se si volesse eliminarlo abbiamo i mezzi per farlo. Inoltre questi colori contengono meno sostanze cancerogene rispetto a quelli più sgargianti, che possono essere più pericolosi», non da ultimo ricordo che il tatuaggio può nascondere l’insorgenza di un melanoma, cancro della pelle temutissimo», conclude il dr. Gilardi.

L’alternativa: il cover up

C’è anche chi non se la sente di sottoporsi a sedute di laser o chi non ha i soldi per farlo; in questo caso l’alternativa è ricorrere al cover up, ovvero coprire il disegno con un altro tatuaggio. Fabio Poretti, dello studio Bad Cat Tattoo di Lugano, spiega d’essere confrontato spesso con queste richieste. Non sono solo i pentiti del tatuaggio a farsi avanti, ma spesso si tratta di rimediare a lavori fatti male.

È sempre possibile coprire il tatuaggio? Talvolta no. «Dipende dalla situazione. Se il tatuatore ha rovinato la pelle perché è andato troppo in profondità, si possono formare delle cicatrici su cui non si può tatuare». Inoltre, c’è un altro aspetto da tener presente: l’unico colore che copre il nero è il nero. Quindi, nascondere un disegno tatuandoci sopra una rosa colorata potrebbe funzionare in un primo momento. «Quando però il pigmento viene assorbito inizia a intravedersi ciò che c’è sotto», osserva il nostro interlocutore. È importante che anche il cliente si informi e scelga a chi affidare la propria pelle. «La gente deve rendersi conto che essendo una prassi invasiva è bene affidarsi a dei professionisti». Il rischio, sottolinea il tatuatore, non è solo ritrovarsi con un tatuaggio fatto male, ma anche contrarre malattie per la mancanza di igiene o problemi, anche seri, a causa dell’uso di pigmenti non a norma che danneggiano la pelle. Poretti non fa tatuaggi su mani e viso: «Possono compromettere la vita professionale di una persona».

Eppure, sempre più giovani richiedono tatuaggi in posti molto visibili, anche sul volto. Magari perché sdoganati da personaggi come il trapper Young Signorino, magari perché su Instagram vengono mostrati con fierezza. Basta farsi un giro digitando #facetattoo per farsi un’idea. Per il nostro interlocutore è un modo per attirare l’attenzione: «I tatuatori dovrebbero rifiutarsi di farli. Non c’è una legge che lo impedisce, ma deve valere il buon senso», conclude.

 

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La testimonianza
Ragnatela insidiosa

Ci sono tatuaggi che fanno male più di altri; nel momento in cui vengono fatti e quando vengono cancellati. Ma anche per il disagio che arrecano a chi si è impresso sulla pelle un disegno in cui non si riconosce più. Soprattutto se questo è anche un simbolo che spesso viene male interpretato e accomunato a movimenti politici, specie di estrema destra. È la storia di G. (il nome è noto alla redazione), oggi 30enne, che undici anni fa si era tatuato una ragnatela sul gomito, per poi pentirsene quasi subito. «Ero giovane e incosciente all’epoca, non avevo pensato alle conseguenze. Poco dopo averlo fatto, mi ero reso conto che non lo volevo più, perché il suo significato non aveva più senso per me».

L’anno seguente G. aveva iniziato a sottoporsi ad alcune sedute di laser, poi una pausa di tre anni – anche a causa dei costi – e ora sono previste almeno altre tre sedute, per un totale di dodici circa. Adesso, nonostante la terapia, il disegno si vede ancora, alcune linee sono però interrotte e in generale è più sfuocato. «Il tatuatore aveva calcato e il tratto era molto marcato. Inoltre, nell’inchiostro utilizzato era presente anche un pigmento blu, per questo è più difficile da eliminare».

Il nostro interlocutore, per cercare di cancellare il disegno di 7 centimetri per 7 circa, spende 450 franchi a ogni seduta. Per la rimozione dovrà quindi sborsare oltre 5'000 franchi; una bella somma, calcolando che il tatuaggio era costato 300. «Mi dà fastidio aver fatto qualcosa di cui mi sono pentito e che ha delle conseguenze, anche molto costose».

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