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Herbert Cioffi, i miei trent'anni di Festival

I rapper che non hanno mai vinto, Carlo Conti che corre, Cristicchi retorico e i pronostici che lasciano il tempo che trovano

15 febbraio 2025
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Tra i molti storici del Festival ce n’è uno ticinese (acquisito) che quest’anno fa trent’anni. Trent’anni da inviato. Voce e volto Rsi, comico che quando parla di musica toglie i panni del comico (ma almeno una canottiera da comico se la porta sempre dietro), Herbert Cioffi è uno storico atipico, nel senso che non fa a gara con gli altri inviati per dire per primo chi vinse nel tal anno (da giovedì scorso ci sono bimbi di 11 anni che lo fanno con più facilità), ma prova a vedere oltre i co-conduttori, le storie di letto di Achille Lauro e le collane d’oro di Tony Effe.

Herbert Cioffi, com’è cambiato il Festival e il tuo Festival in questi trent’anni?

Sono cambiati la dimensione, l’importanza, l’esportazione del prodotto musicale italiano nel mondo. È cambiato l’aspetto social, tanto che ora si valuta l’ascolto globale. È cambiata la vicinanza ad alcuni artisti: sono arrivato qui con il primo Festival di Elio e le Storie Tese, che andavano in giro per la città con i motorini e salutavano i fan. Ora ci sono le auto griffate coi vetri neri e la città è quasi blindata. La dimensione precedente era molto più provinciale, e faceva almeno sperare nella possibilità di poter venire qui a scucire una foto con il tuo idolo.

Come è cambiata la musica, se è cambiata?

Paradossalmente, questo è un Festival degli anni Novanta, in cui la canzone delle Nuove proposte avrebbe potuto vincere ai tempi di Baudo. Settembre (il vincitore, ndr) è un melodico. Qualunque sia la musica che passa da qui, il Festival è sempre promosso, non perde mai. Vince anche quando Carlo Conti è freddo, perché si potrà sempre dire che quest’anno è stato il Festival della velocità, delle puntate finite in anticipo, il Festival che non fa ridere. Solo il fatto che si dica così è sintomo di vittoria.

Cosa c’è che non va quest’anno?

È un balzo indietro di 15 anni. A gusto, mi piacciono le persone che scivolano, gente come Lucio Corsi. Per questo preferivo Amadeus che faceva tanti errori, e Fiorello, che pur non rispondendo alla mia idea di fruibilità comica, con i suoi aneddoti interminabili, le battute sui dirigenti Rai e il voler cantare era il contrario del ‘tutto incasellato’ di Carlo Conti, che non ascolta i momenti di grande commozione perché pensa già alla scena successiva.

Amadeus cambia rete e il gradimento crolla. Ha senso dire che se il Festival perde la Rai, perde anche parte del pubblico?

Nessuno porterà via il Festival alla Rai perché deve essere brandizzato in questo modo. Non avrebbe senso esattamente come se lo si spostasse a Viareggio, seppur ormai Sanremo stia collassando: noi addetti ai lavori abbiamo posti negli alberghi perché di anno in anno il nostro accordo è tacitamente rinnovato, ma chi vuole venire a vedere il Festival ha due alternative: o va in un’agenzia e compra un pacchetto turistico che includa il biglietto, oppure va a dormire ad Arma di Taggia, se trova posto, sennò a Imperia.

“La canzone su una mamma malata è retorica”, dice Selvaggia Lucarelli di Simone Cristicchi. Tu lo hai detto prima di lei…

Mi fa piacere che il fiore sia sfiorito e altri colleghi dicono quello che penso anche io. Personalmente, la commozione e i messaggi facili non piacciono. Far piangere su quelle tematiche è facile. Potrò essere contestato, ma in base al tema trattato, ‘Quando sarai piccola’ non possiede slanci troppo poetici. Si piange per il tema, e questo è indicativo della povertà. Per assurdo, puoi commuoverti per un ragazzino come Olly che dice di essere nostalgico e la nostalgia non appartiene ai giovani, si dice in ‘Inside Out 2’. Preferisco Bianca Balti, che viene a Sanremo con i problemi che ha: non ha detto niente e ha detto tutto.

Chi vincerà quest’anno?

Anni fa dissi a un collega: “Se vincono I ragazzi italiani non vengo più”. E vinsero. Questo vuol dire che un giornalista non conosce la materia? No, vuol dire o crei l’Academy in cui giudicano e votano i tecnici e la questione è chiusa, oppure mescoli le carte. Dico Giorgia, Lauro e Lucio Corsi, in un mondo perfetto. In un mondo imperfetto, uno di questi salta e arriva, che so, Fedez. Ma i rapper hanno provato a vincere e non ci sono mai riusciti. Nel 2023 Lazza arrivò secondo. Perché al Festival di Sanremo il rap non ha chance: qui c’è un santo protettore, San Remo, che non vuole che il rap vinca.