‘Vai a lavorare, vai in miniera!’. Forse nel 1989 il comico scherzava, forse no. Lorenzo comunque salta ancora (come un grillo, appunto)
“E Jovanotti? Ecco la mia sconfitta, il mio fallimento: essere qui a parlare di Jovanotti. Cosa vuoi dire su Jovanotti, mica puoi fare una battuta coi doppi sensi. Devi aspettare che canti, e mentre è lì che canta ‘Gimme Five!’… ‘pam!’ (mimando uno sberlone, ndr), vai a lavorare, vai in miniera! Dove andremo a finire! Siamo davanti all’Europa!”. Correva l’anno 1989 e il Beppe Grillo migliore, quello che non era ancora sceso in campo per il Paese che amava, faceva a pezzi i socialisti, Marisa Laurito e Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti. Era il Sanremo di ‘Vasco’ e l’ironia su quello spilungone con la “zeppola in bocca” (il sigmatismo come si dice al Sud, la caratteristica ‘s’ di Lorenzo) si sprecò. Col chiodo e i capelli ingellati, Jovanotti cadde una prima volta, la sera dopo saltò come Pete Townshend degli Who ma col cappello da cowboy tra i chitarristi coi capelli cotonati della sua finta band, cotonati perché così l’hair metal imperante in quegli anni voleva i chitarristi. Insomma, con molti meno soldi di Achille Lauro per l’outfit, Jovanotti dissacrò l’Ariston quanto il protagonista della canzone fece anni prima, sbattendo il microfono per terra.
“Ma no, il Vasco del disco non c’entra niente con quello vero”, giurò il giovane Jovanotti in quei giorni a Maurizio Seymandi, il patron di Superclassifica Show, tenendoci però a dire che quel Vasco che nel 1989 cantava ‘Liberi liberi’ aveva ascoltato la sua creazione. “Una volta l’ho incontrato in un ristorante a Milano. Gliel’ho fatta sentire in macchina col volume a palla, che pompava di brutto, che t’ammazzava. A Vasco è piaciuta un sacco. Sono andato a Sanremo tranquillo, gasatissimo, perché sapevo che gli piaceva il pezzo”. E quindi ‘Vasco’, forse, era proprio per Vasco.
In questi giorni, in mancanza di Grillo, a fare dell’ironia sui nuovi cantanti ci pensa la Rete (“Riccardo Muti fa movimenti a caso per scacciare una mosca: orchestra suona brano di Tony Effe”, riadattando un post di Lercio che nel 2019 riguardò Coez). Nel frattempo da ‘Vasco’ sono passati trentasei anni, è il Festival di Sanremo 2025 e sì, Jovanotti è la sconfitta di Beppe Grillo, la più recente, perché nel 1989 Lorenzo saltava come un grillo e ancora salta oggi, nonostante il frontale in bicicletta, spinto da quell'invidiabile positività che lui descrive autoironicamente come una prigione: “Sono così, non posso farci niente”. Vogliamo fargliene una colpa?