laR+ Sogno o son Festival

Vincere l’odio (Sanremo, quelli che)

È la grande messa cantata di un Paese che fa di tutto per farsi odiare ma che alla fine è come il vicino di casa quando hai finito il latte

In sintesi:
  • Dedicato a quelli che “quando canta Geolier non si capisce niente” ma da una vita cantano “non amarmi perché vivo a Londra”
  • Dedicato a quelli che “i testi in italiano fanno schifo” e su ‘YMCA’ dei Village People gridano “Iamme!” e nemmeno sono di Napoli
Sarà capitato anche a voi / Di avere una canzone in testa
(Keystone)
11 febbraio 2025
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Uno orizzontale, sette lettere: “Arriva tutti gli anni e non possiamo farci niente”. Non è “autunno”, non è “inverno” e nemmeno è il libro di Bruno Vespa, perché “illibrodibrunovespa” fa diciannove lettere, parole che nemmeno il fu Piero Bartezzaghi, maestro dell’enigmistica. La risposta esatta è “Sanremo”, il Festival della Canzone italiana che torna ogni anno dal 1951 col suo carico di musica, mondanità, polemiche, gossip e malavita. Ma non è di malaffare che scriveremo da qui al 15 febbraio, di quello si è scritto abbastanza. Scriveremo di musica, che è il ‘mondo di sopra’ di Sanremo, contrapposto al ‘mondo di sotto’, quello degli Odiatori sanremesi, che sotto l’ascella portano ‘Machine Head’ dei Deep Purple ignari che dopo ‘Smoke on the Water’ nella musica sono accadute delle cose. Anche brutte come l’autotune, ma sono accadute.

Si apre oggi il Festival che la Rai rischia di perdere perché il Tar della Liguria ha deciso che per organizzarlo serve una gara pubblica. Il Festival del Premio alla carriera ad Antonello Venditti, uno al quale di Sanremo non è mai fregato nulla. Così, per salutare il mondo di sotto del Festival abbiamo scelto Enzo Jannacci, uno che invece alla gara canora ha regalato almeno un gioiello (‘Se me lo dicevi prima’, 1989), pensando a come sarebbe stata ‘Quelli che’ se Enzino l’avesse scritta su Sanremo (alla fine di ogni verso, aggiungete un ‘Oh yeh’).

Quelli che Sanremo è tutto un magna magna perché nessuno li ha mai invitati a cena, quelli che Sanremo lo guardano come Lino Banfi guardava Gloria Guida (dal buco della serratura), quelli che “però, le canzoni di una volta…” e intanto piangono su ‘Tango’ di Tananai. Quelli che dopo 75 edizioni scoprono che la musica italiana non passa tutta da qui, quelli che “durante Sanremo gli alberghi costano il doppio” ma a Locarno durante il Festival del Cinema costano il triplo. Quelli che “quando canta Geolier non si capisce niente” ma da una vita cantano “non amarmi perché vivo a Londra”. Quelli che “i testi in italiano fanno schifo” e su ‘YMCA’ dei Village People gridano “Iamme!” e nemmeno sono di Napoli. Quelli che aspettano Sanremo per sfottere gli abbonati in prima fila, non meno originali delle curve che osannano le sciantose del pallone.

Quelli che “la Rsi una cosa come questa non la farebbe mai” perché ci pensa la Rai, quelli che Sanremo dura troppo ma hanno visto la serie su Ilary Blasi tutta d’un fiato. Quelli che “i rapper sono tutti violenti” però Luigi Tenco girava con tre pistole, quelli che “i rapper sono tutti drogati” però in gioventù avevano il poster dei Rolling Stones, che a inizio carriera vivevano con il pusher in casa. Quelli che Sanremo è Sanremo anche se l’hanno solo sognato, quelli che Tony Effe lo scriverebbero Tony F***, quelli che “ti ricordi quando Whitney Houston fece il bis?” e quelli che le 29 canzoni in gara potrebbe pure cantarle tutte Giorgia (se vi rivedete nelle ultime quattro categorie, ci trovate lì).

Sanremo è la settimana bianca, è lo sciopero a scuola, è il Carnevale di un Paese che fa di tutto per farsi odiare ma che alla fine è come il vicino di casa quando hai finito il latte. Sanremo è la messa della domenica, dove i testi sono gli stessi da secoli e nessuno si è mai lamentato. E dunque, in occasione di questa grande messa cantata, nel delirio mistico che è tipico del luogo, giunga a voi fedeli del Festival la nostra benedizione: obbedienti alla parola dei Salvatori Elio e le Storie Tese, e formati al loro divino insegnamento sullo sdrammatizzare una gara di canzoni, che di problemi ne abbiamo già abbastanza, osiamo dire: “Vincere l’odio”.