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Simone Cristicchi, storie di vita vera

In ‘Quando sarai piccola’ la ‘bambina’ è mamma Luciana e la canzone ha un prologo in un libro che parla di felicità

‘Dalle tenebre alla luce’, il nuovo disco in uscita il 14 febbraio
(G. Amendola)
4 febbraio 2025
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Il Festival di Sanremo ha una lunga storia di vincitori annunciati e poi finiti altrove in classifica. Si farebbe peccato, solo per bieche questioni di scaramanzia, a negare che Simone Cristicchi sia un vincitore annunciato. I premi al Festival sono almeno tre: quello principale, la Critica e il ‘Lucio Dalla’; vi sono poi quelli legati al testo, all’arrangiamento. Insomma: ‘Quando sarai piccola’, la canzone in gara, qualcosa vincerà, ma la portata emotiva di chi si prende cura di un genitore che la malattia ha reso vulnerabile come un bambino continua a essere sulla bocca di tutti. Ancor più dopo l’incontro tra Cristicchi e la stampa tenutosi ieri a Milano, che ha sancito che la “piccola” della canzone è mamma Luciana, di cui il figlio Simone già aveva detto nel libro ‘Happy Next – La ricerca della felicità’, uscito nel 2021. Sessantatré anni nel 2012, da poco in pensione a godersi figli e nipoti, la donna fu colpita da emorragia cerebrale: “La vedo un attimo e non mi sembra più la stessa”, scrive Cristicchi raccontando i momenti successivi al malore; poi, dopo una di quelle guarigioni senza spiegazione, Luciana si risveglia ma (sempre dal libro) “il suo corpo non risponde più, la sua anima è intrappolata in una corazza. È tornata bambina”.

Ecco spiegata ‘Quando sarai piccola’, canzone che parla di «vita vera, vissuta ogni giorno, ed è per questo che probabilmente sopra quel palco – dice l’autore – mi sentirò nudo». Il brano, fermo nel cassetto da cinque anni, «aspettava il momento giusto». Scritto durante la prima quarantena, qualcuno sconsigliò a Cristicchi di inserirlo nel nuovo disco, per sfruttarne le potenzialità in altro contesto. A Sanremo per esempio, e dunque «grazie a Carlo Conti che l’ha scelta». ‘Quando sarai piccola’ è per Simone «una canzone terapeutica, che forse potrà aiutare a sensibilizzare su questo tema, perché scommetto che in ognuno di noi c’è la storia di una persona che invecchiando torna a essere fragile”.

La cura

Cristicchi affronta il Festival come «una missione bellissima al di là del risultato finale». Crede di avere già una vittoria, «quella spirituale, che è il poterla cantare davanti a milioni di persone». Nello scrivere ‘Quando sarai piccola’ ha cercato di non essere retorico, «perché ci vuole un attimo per scadere nel patetico». L’ha scritta insieme ad Amara (Erika Mineo all’anagrafe, cantautrice, l’altra metà musicale e di vita di Simone) ed è con lei che nella sera dei duetti canterà ‘La cura’ di Franco Battiato, perché è sempre con Amara che Cristicchi condivide il ‘Concerto mistico per Battiato’ che da anni gira l’Italia. Chiama in aiuto Dante per definire questo disco senza elettronica, senza tempo, «la mia firma di luce in questi tempi oscuri».

Perché «attraversare l’inferno che abbiamo dentro» è attitudine che Cristicchi possiede sin dalla perdita del padre, avvenuto quand’era bambino: «Se non avessi trovato lo sfogo nell’arte e nella creatività, prima nel disegno e poi nelle canzoni, sarei stato un uomo violento, chiuso in me stesso. Ho passato quasi due anni della mia vita chiuso in una stanza a disegnare, rifiutavo ogni forma di auto, per amici avevo solo i personaggi colorati e divertenti che inventavo per farmi compagnia. Senza quella valvola di sfogo sarei ancora chiuso in quella camera, un mondo perfetto in cui pensavo che niente di brutto mi sarebbe potuto accadere. L’arte è stata la mia cura e continua a esserlo, ecco perché mi sono sempre sentito vicino agli esclusi, agli emarginati, ai malati di mente e agli anziani».

Riserva indiana

Il nuovo album di Simone Cristicchi, ‘Dalle tenebre alla luce’, è in uscita il 14 febbraio e arriva dopo undici anni di silenzio discografico, ma le canzoni nuove ci sono sempre state, soltanto che ‘uscivano’ a teatro. Dice che «non bisogna avere fretta di dire le cose, e oggi nella discografia si corre un po’ troppo», ma gli ci è voluta una caduta domestica con tanto di testa rotta per capire che «non volevo più perdere tempo, oggi ci siamo e domani non ci siamo più». E a proposito di discografia, il grazie a Carlo Conti è doppio: «Ha riportato a Sanremo i cantautori, artisti meravigliosi come Brunori Sas e Lucio Corsi, la vera novità. Ci sentiamo tutti in una sorta di riserva indiana, nella quale portiamo avanti la bandiera di chi ci ha insegnato a scrivere le canzoni».