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‘Tropicalpino’, Monte Mai con le palme e la neve

Tra pop ed elettronica, il bel secondo disco del trio, in uscita oggi con annesso release party allo Studio Foce già sold out. Parla Fabio Besomi

Sull’asse Lugano-Zurigo
(P. Hauser)
21 marzo 2025
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Psichedelia, Svizzera e caraibi, tre cose che vanno d’accordo come la pizza, il calcestruzzo e l’Antartide. I primi tre sono gli elementi costitutivi di Monte Mai, trio ticinese formato da Fabio Besomi, Fabio Pinto e Anaïs Schmidt, qui nel giorno del nuovo album ‘Tropicalpino’, neologismo degno di Ticino Turismo ma che in musica assume significato non turistico.

Non ci sarebbe molto da chiedere a Besomi di quest’album se non “perché è così bello?”, che è semmai una constatazione di cui scrivere. ‘Tropicalpino’ è una involontaria operazione nostalgia per quelli su di età che l’ascoltassero, catapultati nelle chart dei favolosi anni Ottanta, anni che, guerra più guerra meno, favolosi lo erano almeno musicalmente. Tra un synth e un altro, tra una melodia e un’altra (perché quando si tratta di cose che durano nel tempo decide sempre la melodia), l’album mette insieme i tre punti cardine con sorprendente coerenza.

«Le prime idee sono uscite nel 2023, d’estate. L’abbiamo realizzato in Ticino, poi siamo stati a Zurigo da Domi Chansorn, batterista jazz che suona anche in altri ambiti. A differenza del primo disco (‘Eye Sea Double’, 2023, ndr), qui le batterie sono tutte suonate». Parla Besomi, che del produttore zurighese dice della doppia indole, spirituale e analogica: «Ha una collezione di sintetizzatori dalla quale abbiamo attinto a piene mani». Un Roland Juno-60, un paio di Mood e un vecchio Solina, per esempio.

Lugano-Zurigo

Di quest’album britannico, cresciuto sull’asse Lugano-Zurigo, c’è altro da dire. «‘Tropicalpino’ è un omaggio alla nostra regione. In fondo siamo a cavallo tra il kraut rock tedesco e le arie melodiche italiane. E poi siamo tutti amanti della natura. Io vado a scoprire le pozze con l’acqua cristallina in mezzo alle conifere. Il Tamaro innevato con le palme di fronte è un accostamento tipico di Locarno e Ascona». Trasferito in musica, «l’utilizzo di scale diatonali per quel che riguarda l’influenza mediterranea e le ritmiche ossessive del mondo teutonico», il tutto per un risultato armonico in merito al quale Besomi cita i franco-britannici Stereolab, che già fondevano i bonghi con le drum machine, il Sudamerica con Berlino.

L’Oriente

‘Ciondolare’ in doppia lingua, tra il cantato punk della strofa e i Baustelle del ritornello in italiano; ‘Plastic Rainbows’, trip psichedelico bell’e buono con dentro punte di space rock e poi l’Oriente, dal singolo dei singoli ‘Japanese Girl’ alla bowieana ‘Space of a Breath’, che sa di china girl. La prima delle due è il tentativo di Monte Mai di mettere in musica una vecchia (per datazione della storia) coinquilina con gli occhi a mandorla di Besomi: «Aveva una camminata in punta di piedi ma al tempo stesso decisa e ritmica, goffa e maldestra. Con Fabio (Pinto, ndr) abbiamo buttato giù un’idea di testo e ne è uscita una cosa di cui si è inevitabilmente appropriata Anaïs, che è diventata la japanese girl in questione». Con un distinguo, che subliminalmente, forse del tutto aleatoriamente, ci porta a ‘Space of a Breath’: «‘Japanese’ è una licenza poetica, mi sa che la mia coinquilina era cinese…».

Il release party, così si chiama la prima assoluta di un disco nel mondo del pop, si tiene stasera allo Studio Foce all’interno del Fresh Festival, detta con parole degli organizzatori “una tre-giorni di musica, arte e cinema indipendente”. Il concerto di Monte Mai è sold out. Cinicamente si può sempre sperare nella rinuncia di qualcuno; male che vada, tutti a Zurigo, Wil, Lucerna e Thun dal 27 marzo in avanti.